#qualefuturo: Credibilità e spread, ricominciamo da una politica estera virtuosa - Diritto di critica
Il problema dell’Italia oggi riguarda in gran parte la propria credibilità. Questa è strettamente connessa alla politica estera che, in un mondo globalizzato come questo, è molto più “interna” di quanto si possa immaginare.
Minori investimenti e energia più costosa. Questa credibilità, infatti, ha riflessi su ogni ambito interno: dalla politica economica a quella sociale, dall’approvvigionamento energetico alla produttività industriale. La catena conseguenziale è semplice da visualizzare. In primo luogo ad una scarsa credibilità conseguono minori investimenti internazionali, minori o nulli canali privilegiati per l’acquisto sui mercati mondiali di materie prime e risorse energetiche a buon mercato.
Più costi per le aziende. L’aumento dei prezzi di materie prime e di fonti energetiche si ripercuote sul costo della bolletta della luce e del gas e soprattutto sui costi vivi delle aziende. Già vessate da una delle tassazioni sul lavoro tra le più alte al mondo, non riescono così ad avere un livello di produttività tale da poter competere sul mercato globale.
Aumenta la disoccupazione. Le aziende in difficoltà sono costrette a licenziare o a non assumere. Così aumenta il tasso di disoccupazione. Meno ricchezza tra la popolazione significa meno soldi da spendere. Usando termini da economisti: una contrazione del mercato interno (con ulteriori conseguenze sulle aziende) e un ridotto gettito fiscale.
Più bisogno di welfare e tanto debito. Se aumentano i poveri aumenta anche la richiesta di stato sociale, attraverso sussidi di disoccupazione e altre forme assistenziali. Ma se lo Stato ha meno risorse da spendere di fronte ad una maggiore richiesta di spesa pubblica non resta che emettere titoli di debito pubblico. Ma, in un paese come il nostro, già fortemente indebitato, emettere altri titoli, significa aumentare il rischio di insolvenza (cioè l’incapacità dello Stato di ripagare i propri creditori) anche perché emettere i titoli oggi significa dover pagare un elevato tasso di interesse. È il prezzo della scarsa credibilità.
Ritrovare il nostro spazio nel mondo. È lo spread l’indicatore della nostra credibilità nel mondo. Ed è per questo che ci auguriamo Mario Monti e il nuovo ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata (diplomatico di lungo corso all’Onu, alla Nato, in Israele e negli Usa) riusciranno a dare nuovo prestigio ad un paese che negli ultimi dieci anni ha dimenticato di giocare un ruolo fondamentale in Europa e nel Mediterraneo.