Torturati e uccisi, in Messico i "Los Zetas" contro i social network - Diritto di critica
Come “La Nena”, anche “Rascatripas” era un cittadino di Nuevo Laredo, un comune dello stato di Tamaulipas, in Messico. Sotto nickname e in anonimato, nel blog della città (Nuevo laredo en vivo), i cyber attivisti raccontano esperienze e si scambiano suggerimenti con altri cittadini che vivono sotto il terrore dei narcotrafficanti.
Entrambi, sono stati brutalmente torturati e poi uccisi. L’uomo, moderatore del sito internet, è stato trovato alle prime ore di mercoledì, a ridosso del monumento di Cristoforo Colombo, in una delle principali vie di Nuevo Laredo. Secondo quanto riferito dalle autorità messicane, gli spietati Los Zetas, avrebbero scoperto la sua identità e immediatamente colpito a morte.
L’organizzazione criminale non vuole che si parli di loro nei vari social network e blog. Per questo motivo, ancora una volta, all’uomo è stato appeso un cartello con la scritta: “Ciao, sono Rascatripas e questo mi è accaduto perché non avevo capito che non avrei dovuto pubblicare cose sui social network“. Erano circa le cinque del mattino quando alla linea telefonica di emergenza 066 arriva una segnalazione anonima. Le forze dell’ordine, arrivate sul posto, hanno trovato l’uomo decapitato a testa in giù, ammanettato e con evidenti segni di torture in tutto il corpo. Per ora, l’uomo è stato identificato solamente con il soprannome che usava nel blog della città.
Nella città, che sorge sulle rive del Rio Grande, dal mese di settembre sono stati uccise quattro persone, compreso “Rascatripas”. Poche settimane fa venne ritrovato il corpo decapitato di Maria Macias Elisabetta, detta “La Nena de Laredo”. Mentre, solo una dozzina di giorni prima, furono scoperti i corpi di due giovani impiccati ad un ponte di una via pedonale della città.
I Los Zetas preferiscono tagliare corto e mostrare tutta la loro crudeltà senza perdere tempo. Anche perché i feroci Los Zetas sono impegnati su un altro fronte: dal 2007 hanno aperto una disputa con il cartello di “Sinaloa” per il controllo delle zone più proficue. Il terrore divampa nei cittadini e dunque, il silenzio fa la sua parte. La produzione di droga non sarebbe possibile senza la partecipazione degli abitanti dei villaggi dove indisturbati, coltivano i loro affari. Seminare e raccogliere l’oppio è l’unica fonte di reddito per molte famiglie poverissime.
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Non ci sono parole…
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condanne a morte e pulire la societa’ no???..questa gente nn si fa scrupoli!…almeno metterli al muro e fucilarli che ne dite??
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