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Diritto di critica | November 22, 2024

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L'estate mafiosa del Salento, alle origini della Sacra Corona Unita - Diritto di critica

L’estate mafiosa del Salento, alle origini della Sacra Corona Unita

Dopo un’estate di attentati e intimidazioni – con spari anche in mezzo ai turisti, avvenimenti del tutto ignorati dai media nazionali – in Puglia non si arrestano gli allarmi per una recrudescenza della criminalità organizzata. E alcuni tornano a parlare di Sacra Corona Unita. Diritto di Critica vi racconta in un focus dedicato come è nata la cosiddetta “quarta mafia”, per anni sottovalutata dalle istituzioni.

di Nadia Stefanelli*

La Sacra Corona Unita (Scu), conosciuta come la quarta mafia e costituitasi in Puglia, ha fin dalla sua nascita, nel 1981, cercato di assumere la cultura delle altre mafie tradizionali quali Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra e di raggiungere la stessa capacità criminale. Per questo motivo, durante i primi anni, la Scu era considerata un miscuglio di diverse culture senza un carattere distintivo e soprattutto mancava di un agire criminale tipico.

Anche se la Scu è nata durante gli anni Ottanta, già negli anni Cinquanta la regione Puglia era luogo di residenza per molti mafiosi. In particolare, alcune figure appartenenti al clan dei  Corleonesi di Cosa Nostra erano presenti in Puglia come conseguenza della pratica del soggiorno obbligato, in uso sin dal 1956. Quella del soggiorno obbligato era una pratica che imponeva a molti mafiosi il trasferimento in regioni diverse da quelle di appartenenza. L’idea era che il mafioso, vivendo fuori dai propri confini regionali, avrebbe rotto i legami con il proprio passato e iniziato una vita onesta.

La Puglia ha visto non solo il trasferimento di mafiosi “esiliati” dalle loro regioni ma anche – negli anni Settanta – la presenza di un alto numero di detenuti, provenienti da regioni limitrofe, nelle proprie carceri pugliesi. In particolare si trattava di camorristi Cutoliani, trasferiti in conseguenza degli aspri conflitti avuti con la Nuova Famiglia capeggiata dal boss Michele Zaza.

La Scu nasce proprio come risposta all’aumento dei Cutoliani nelle carceri pugliesi e al conseguente tentativo di Raffaele Cutolo nel 1981 di creare in Puglia un organizzazione, la Nuova Camorra Pugliese, che comprendesse al suo interno anche figure appartenenti alla criminalità pugliese. La reazione nelle carceri pugliesi fu di assoluto scontento e questo portò alla creazione della Sacra Corona Unita, per iniziativa di Giuseppe Rogoli, detenuto nella prigione di Lecce, insieme al contributo e al consenso della ‘Ndrangheta calabrese.

Sin dalla sua nascita, la Scu è nata per proteggere i prigionieri pugliesi dall’oppressione esercitata dai Cutoliani. Il ruolo della ‘Ndrangheta nel contribuire e permettere la creazione della Scu rivela l’importanza delle relazioni tra i due gruppi mafiosi e del ruolo della ‘Ndrangheta nell’ispirare e definire la cultura e la struttura mafiosa della Scu.

Fino alla fine degli anni Ottanta, inoltre, si registra una certa riluttanza nel riconoscere la presenza della criminalità organizzata in Puglia, regione da sempre considerata come isola felix, immune da infiltrazioni criminali. Se le varie organizzazioni criminali mafiose possono essere facilmente individuate in base a caratteristiche, forme strutturali e metodi criminali propri, la Scu ha da sempre rappresentato un fenomeno innovativo. Proprio perché nata soltanto negli anni Ottanta, non avendo una propria tradizione storica e mancando quindi di connotati propri, la Scu non è stata riconosciuta da subito come mafia ma piuttosto come semplice fenomeno criminale privo di una proprio struttura organizzata. È soltanto nel 1989 che la Sacra Corona Unita viene riconosciuta ufficialmente come fenomeno mafioso da parte del procuratore generale Vincenzo Chiriacò.

La storia della Scu, inoltre, è costellata di contatti e contrasti con le altre mafie italiane. In particolare, la Scu ha sfruttato il conflitto creatosi con i Cutoliani come giustificazione per la propria nascita; i contatti con le altre mafie, quali quelli con la ‘Ndrangheta, gli ha invece permesso di attingere e fare propri i suoi schemi organizzativi, codici, regole e rituali d’iniziazione. La Scu ha cercato cosi di creare una propria struttura organizzativa in grado di identificare efficaci metodi criminali ma anche una attenta selezione dei propri membri.

La figura di Giuseppe Rogoli, padre fondatore della mafia pugliese, è sicuramente l’aspetto più innovativo dell’organizzazione. A differenza delle altre mafie, infatti, la Sacra Corona Unita manca di riferimenti mitici o figure ancestrali. Proprio per questo la figura di Rogoli ricopre un importante funzione simbolica. Gli affiliati di Rogoli si rivolgevano a lui con appellativi quali “il vecchio”, “l’uomo saggio”, “l’uomo giusto” e “il portatore di pace”. L’assenza di altre figure di spicco all’interno della Scu ha permesso a Rogoli di assumere un ruolo centrale, indispensabile nel dare coesione all’organizzazione. Non solo la leadership di Rogoli ma anche l’autonomia concessa ai vari gruppi facenti parte della Scu è stato uno dei motivi dell’espansione della Scu durante gli anni Ottanta: i gruppi controllavano delimitati territori ed erano gestiti da capizona scelti direttamente da Rogoli. Ognuno gestiva autonomamente le varie attività illecite quali estorsione, traffico di droga o gioco d’azzardo, mantenendo tuttavia un forte legame di dipendenza con il proprio leader Rogoli. La divisione del territorio permise cosi una presenza quasi capillare della Scu sul territorio pugliese e l’assenza di conflitti interni.

*Master in Terrorism, International Organised Crime and Global Security c/o Coventry University

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