"Butter", i paradossi della società americana al Festival del Cinema di Roma - Diritto di critica
Uno spaccato della società americana integralista e bigotta, severa e inflessibile. E’ un piccolo film Butter, pellicola girata da Jim Field Smith e presentata al Festival Internazionale del Film di Roma e in concorso nella selezione ufficiale “Alice nella Città”, ma affronta tematiche serie e più che mai attuali. Ad un anno dalle elezioni presidenziali Usa che vedranno correre Barack Obama osteggiato dalla destra cattolica a stelle e strisce dei Tea Party, questo film – che non ha ancora distribuzione negli States, nonostante il cast stellare – ha il merito di raccontare una storia semplice, piena di buoni sentimenti, trattando temi sociali impegnativi. Il tutto con un tòcco leggero e divertente, ironico e originale.
Nell’Iowa governato da una destra estremista e rabbiosa, impregnata di perbenismo ma razzista, la piccola Destiny – una sorprendente piccola attrice Yara Shahidi – è una bimba afro orfana e sola, sballottata in affidamento da una famiglia all’altra. Ad appena 10 anni, è una bambina saggia e posata, dolcissima. Finalmente trova una mamma e un papà che sembrano essere quelli giusti, ma soprattutto scopre di avere un talento particolare: la capacità di intagliare nel burro sculture bellissime e precise. Piccoli capolavori. In uno Stato dove ci sono “strani bianchi” e nessuno come lei all’orizzonte, di fede repubblicana e con la famiglia come valore unico e fondante, la piccola Destiny partecipa all’annuale concorso locale sulle sculture fatte col burro. Si scontrerà con l’ambiziosa signora Pickler (Jennifer Garner in forma brillante), decisa a mantenere il primato di scultore del marito Bob, per quindici anni vincitore insuperato della curiosa competizione. La signora è pronta a tutto, spietata, ossessionata a mantenere quello scettro per così dire assurdo, di regina del burro… e ricorrerà ad ogni mezzo pur di scalzare la piccola talentuosa avversaria, con inganni e sotterfugi. Anche quello di andare a ritrovare un vecchio spasimante rifiutato – il piccolo ruolo affidato a Hugh Jackman – che per lei si tramuterà in un sabotatore di una scultura di Destiny, facendone sciogliere una parte pur di avvantaggiare Mrs Pickler.
Butter mette al centro del racconto filmico la vita di una piccola comunità, ma in realtà allude alla società americana nel suo complesso, con chiaro riferimento alle frange estremiste e ultraconservatrici dei Tea Party. Ma con l’occhio delicato e pulito di una bambina, che sogna una casa, amore, un talento bello a cui dedicarsi. Per essere fiera di se’, delle proprie capacità. Ma che nella gara è leale, generosa. Insegnando agli adulti camuffati e perbenisti, qualcosa che non dovrebbe essere insegnato. Destiny da’ una lezione a tutti, allo stesso tempo coronando i suoi sogni: la sua bianca scultura, che la ritrae piccolissima tra le braccia della madre naturale che lei ricorda appena, è intagliata nel morbido burro con un talento tale che non ha rivali.
La commedia è buona nelle intenzioni, con qualche scivolone retorico qua e la’, ma si lascia vedere, diverte con garbata intelligenza ed intelligente ironia.