Fotografia delle carceri italiane, tra sovraffollamento e suicidi - Diritto di critica
Sovraffollamento. Un suicidio ogni cinque giorni. Scarsità di misure alternative e di recupero. Parole che potrebbero far pensare ad un Paese dittatoriale del terzo Mondo e che invece parlano di una situazione tutta nostrana: quella delle pessime condizioni detentive nelle carceri del Belpaese. A tornare a denunciarlo è l’VIII Rapporto Nazionale “Prigioni Malate” sulle condizioni di detenzione redatto dall’associazione Antigone Onlus e presentato lo scorso 28 ottobre a Roma.
Il nostro Paese deterrebbe infatti in Europa un primato ben poco invidiabile, battuto solamente dalla Serbia: le sue carceri (206 su tutto il territorio nazioale) risultano tra le più affollate del Vecchio Continente, con 67.428 detenuti in un totale di 45.817 posti e un tasso di sovraffollamento di 147 carcerati ogni 100 posti. In Serbia, la percentuale è del 157,9%. Dati che confermano quelli già raccolti al primo settembre 2009, data dell’ultima rivelazione ufficiale del Consiglio d’Europa, quando in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito il tasso di sovraffollamento nelle carceri era stato stimato rispettivamente al 123,3%, 92%, 141% e 98,6%, per una media europea che si attestava al 98,4%. Un dato che stride con i tassi di criminalità piuttosto bassi – 4.545 reati registrati ogni 100 mila abitanti, secondo dati Eurostat utilizzati nel rapporto – rilevati in Italia rispetto ad altri Paesi europei, quali ad esempio Germania a Regno Unito (8.481 e 7.436 reati registrati per 100 mila abitanti).
Il rapporto evidenzia anche tutta una serie di altre anomalie nella realtà della carceri italiane rispetto a quelle europee, a cominciare dalla mancanza di sentenza definitiva per una larga fetta di detenuti per arrivare infine alla scarsità di misure detentive o penali alternative al carcere e all’elevatissimo numero di suicidi in prigione. Secondo l’Osservatorio sulle condizioni di detenzione di Antigone Onlus – che dal 1998 cura regolarmente un rapporto sulle problematiche del sistema detentivo in Italia – al primo settembre 2009 in Italia il 50,7% dei detenuti non aveva una sentenza definitiva, contro il 23,5% dei detenuti in Francia, il 16,2% in Germania, il 20,8% in Spagna e il 16,7% nel Regno Unito. Allo stesso modo, «il giro di vite sulle droghe ha avuto sul sistema penitenziario un impatto fortissimo», ha affermato il presidente di Antigone Onlus Patrizio Gonnella: sempre alla data di riferimento del primo settembre 2009, infatti, nel nostro Paese la percentuale di persone condannate per reati previsti dalla legge sulle droghe si attestava al 36,9%, molto più alta rispetto alla media europea (in Spagna, ad esempio, la stessa percentuale era del 26,2%, mentre in Francia del 14,5%). Per quanto riguarda invece l’applicazione di misure alternative al carcere, nel 2009 in Italia hanno iniziato a scontarle 13.383 detenuti, contro i circa 120 mila della Germania o le 197.101 persone solo in Inghilterra e Galles.
Il nostro Paese è un bollettino di guerra anche per quanto riguarda le morti dietro le sbarre: nei nostri penitenziari infatti si suicida circa un recluso ogni mille, rispetto ai dati nazionali che registrano fra la popolazione un suicidio ogni ventimila persone. Secondo il rapporto “Prigioni Malate”, sono 154 le morti contate nelle carceri italiane dall’inizio del 2011 ad oggi, di cui 53 per suicidio. Uno scuro trend confermato dalle ultime cronache: il 27 ottobre, a Livorno, un detenuto si è tolto la vita. Gli mancavano solo 48 ore prima di recuperare la libertà. «Ogni suicidio – ha commentato al riguardo il capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria Franco Ionta – è una sconfitta per il sistema».
-
Iniziamo col dire che finire in carcere è evitabile.
I punti chiave sono due: troppe custodie cautelari per processi eterni (e il nostro premier si sta impegnando attivamente affinchè i processi durino ancora di più) e troppi sprechi con le vari carceri costruite e mai usate.
Comments