Consumatori, ammessa class action contro Banca Intesa Sanpaolo - Diritto di critica
Il Tribunale di Torino ammette la class action di Altroconsumo contro Banca Intesa San Paolo, per costi illeciti sui conti correnti. I consumatori potranno aderire e costituirsi come un’unica parte civile (con spese legali spartite) e ottenere risarcimenti effettivi. Forse è il primo vero passo avanti, dopo i tentativi fallimentari degli anni scorsi, da Alitalia a Parmalat.
Non è stata un’impresa facile, a dimostrazione che la class action, in Italia, è ancora lontana dal vivere quotidiano. Un anno fa l’associazione dei consumatori Altroconsumo ha depositato presso il tribunale civile di Torino l’azione legale collettiva, ai sensi dell’articolo 140 bis del nuovo codice del consumo, contro il Gruppo Intesa Sanpaolo. Al centro del contenzioso ci sono i costi – considerati illeciti – addebitati sui conti correnti, che negli ultimi anni sono aumentati al di fuori dei canoni contrattuali. In particolare la “commissione per scoperto di conto (Csc)”, fatta pagare dalla banca sui conti senza fido. Spesa introdotta dalla banca in sostituzione delle commissioni di massimo scoperto abolite per legge nel 2009.
La Corte d’appello di Torino ha ritenuto che Altroconsumo rappresenti adeguatamente gli interessi dei correntisti e che la class action non possa essere bloccata sul nascere, come richiesto da Intesa Sanpaolo. “E’ un risultato senza precedenti per i correntisti bancari coinvolti e per i consumatori più in generale, in un momento di grave sofferenza finanziaria del Paese e dell’intera area euro, e di discussione sulla credibilità del settore bancario”, ha dicharato Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo.
La speranza è che non sia un fortunato caso isolato – su cui in ogni caso il tribunale di Torino deve nuovamente esprimersi in merito alle modalità di adesione dei correntisti – ma un nuovo inizio. Altre due azioni collettive sono state presentate da Altroconsumo: una contro le tariffe sui traghetti per la Sardegna, su cui grava il sospetto di cartello tra gli operatori marittimi, e l’altra sull’interruzione di servizio pubblico da parte della Rai nei confronti dei telespettatori paganti il canone di abbonamento. Parimenti, il Codacons ha depositato la richiesta di azione collettiva contro Alitalia, per il rimborso dei risparmiatori “puniti” dall’accordo di salvataggio del 2008. Il 22 novembre inizia il processo, e per fine ottobre il tribunale penale di Roma dovrà esprimersi sull’ammissibilità della Class action, già tentata a più riprese – e fallita – dal 2008 ad oggi. Sperando che non finisca nello stesso nulla di fatto, come nel caso Parmalat, primo tentativo italiano di questo genere, che non riuscì ad aiutare nessuno dei piccoli risparmiatori coinvolti.