“Life and Life”, quando "il volontariato è vita" - Diritto di critica
Un centro pediatrico in Bangladesh, assistenza sanitaria per i bimbi provenienti dai paesi più poveri, iniziative interculturali e di scolarizzazione. L’organizzazione umanitaria “Life and Life” è nata agli inizi del 2010, con l’obiettivo di sensibilizzare al sostegno dei più poveri. Tra i punti cardine, i progetti di assistenza sanitaria, portati avanti grazie alla collaborazione con la Commissione medicina umanitaria dell’Assessorato alla sanità della regione Sicilia. L’idea nasce da Arif Hossain, 33 anni, originario di Dhaka, rifugiato politico arrivato in Italia nel 2004. Una laurea in lingue con specializzazione in letteratura inglese, anni di esperienza di volontariato alle spalle, Arif è costretto a lasciare il suo paese e chiedere asilo in Europa. Viaggia in Germania, Francia, Milano, Roma e poi Palermo. Dopo aver lavorato in alcuni enti, dall’Istituto professionale Ial-Cisl a ospedali ed associazioni umanitarie, decide di fondare un’organizzazione internazionale, per aiutare le realtà più povere.
La scelta del nome “Life and Life” è scontata, “perché tutto quello che facciamo ruota intorno alla vita”. Un’associazione che è un po’un punto di riferimento per gli immigrati bengalesi a Palermo, al terzo posto in Italia, per l’estensione della comunità (10mila), dopo Roma e Milano. Circa 40 gli iscritti, un centinaio i sostenitori. Una comunità ben integrata, “nessuna difficoltà, lavorano come colf, badanti e commercianti”, in un’isola particolarmente “incline all’accoglienza e alla solidarietà verso i bisognosi”.
Attualmente, sono tre le missioni già avviate, in Bangladesh, Ghana e Costa d’Avorio. Qui, sono partiti alcuni progetti per i bambini colpiti da Hiv e per quelli “di strada”. L’assistenza alla salute è la priorità dell’associazione, con un occhio di riguardo ai più piccoli. Così, l’anno scorso, dopo interminabili trafile burocratiche e grazie alla disponibilità dell’Assessorato alla sanità regionale, è scattata l’operazione “Salviamo Rafi”. Lui, 2 anni e tre mesi, affetto da una grave patologia del cuore, è arrivato in Sicilia, lo scorso marzo, per essere operato. In Bangladesh, dove l’accesso alla cure mediche è riservato a pochi, e dove oltre un milione di bimbi è affetto dalla stessa malformazione cardiaca, non sarebbe sopravvissuto. La prossima settimana saluterà i medici italiani che l’hanno curato, durante una cena solidale. Un percorso di assistenza rallentato però dalla burocrazia e dalle attese. “Mentre Rafi era in ospedale – racconta Arif – è arrivata un’altra richiesta da parte dei genitori di un bambino affetto dalla stessa malattia, ma il piccolo è morto prima che riuscissimo a portarlo qui, a causa delle procedure troppo lunghe”. Così, “abbiamo deciso di realizzare un centro pediatrico in Bangladesh, grazie alla collaborazione con alcuni medici italiani, che hanno già dato la loro disponibilità a partire. Per loro saranno organizzati a Palermo dei corsi di formazione, insieme ad alcuni esperti sanitari del Bangladesh”.
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