La Somalia, il non-Stato che ha bisogno dell'Italia - Diritto di critica
- Emanuela De Marchi+
- 22 Settembre 2011 Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard
La Somalia rappresenta una priorità della politica estera italiana. Quello tra i due paesi è un rapporto che risale all’epoca coloniale e che oggi è più vivo che mai. La Somalia infatti rappresenta una zona strategica per l’Italia non solo per la sua posizione geografica ma anche nel quadro della lotta contro la pirateria ed il terrorismo. La situazione nel disastrato paese è però di totale caos.
Dal regime allo “Stato fallito”. Dalla fine del regime di Siad Barre, che ha governato il paese dal 1969 al 1991, la Somalia è caduta in un vortice di guerre, in una crisi profonda che sembra non aver fine. Anche gli Accordi di Gibuti del 2008 non hanno avuto alcun esito risolutivo. Il paese vive quindi frammentato, privo di un’autorità capace di controllare l’intero territorio e la sua popolazione. È un “Failed State” uno “Stato fallito”. Così si definisce nel Diritto Internazionale. La Somalia si presenta oggi come un paese alle prese con una pluralità di conflitti interni ed interventi internazionali che rendono impossibile la sua protezione.
Tra colonialismo e divisioni interne. L’attuale situazione somala è il risultato di una complessa serie di fattori interni ed internazionali. Il primo è sicuramente rappresentato dal colonialismo. Durante il processo di colonizzazione, regolamentazioni e moderne istituzioni furono stabilite senza tenere conto della realtà concreta della Somalia, delle sue tradizioni, delle sue aspirazioni e dei suoi tempi. Tutto questo aveva creato una sorta di incompatibilità che è sfociata in un rifiuto delle nuove regole che mal si adattavano a quelle tradizionali. Un altro elemento che era stato erroneamente sottovalutato dai coloni fu la divisione della popolazione somala in realtà familiari e di clan che rendevano il paese tutt’altro che unito. Sebbene la comune lingua e religione facesse credere il contrario, i conflitti di natura etnica erano assolutamente presenti rendendo impossibile un sentimento di unità nazionale. Con la fine del regime di Siad Barre si ebbe poi l’inizio di un biennio di crisi e di una violenta lotta per la successione che in alcuni casi portò anche alla pulizia etnica che peggiorò radicalmente la situazione già grave.
La fine di uno stato. Per tentare una ricostruzione dello Stato, la Somalia fu distrutta privandola delle sue istituzioni fondamentali che hanno determinato la fine del suo equilibrio e della sua sicurezza nonché il fallimento di qualsiasi intervento internazionale. In questo contesto l’intreccio degli interessi delle potenze regionali e mondiali rende ancora più complessa la ricerca di una soluzione che rispetti i particolarismi interni alla Somalia e li riconosca. Solo in questo modo sarà possibile rafforzare i processi di pacificazione e dunque la governabilità locale. In questo contesto l’Italia deve svolgere un ruolo di primo piano senza lasciarsi rubare la scena da altri paesi e dedicando alla Somalia l’attenzione che merita, assumendosi un impegno che per quanto oneroso sarebbe più significativo di quello assunto in Afghanistan.
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