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Diritto di critica | November 25, 2024

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“Ero il responsabile dei corsi serali, poi le minacce”, il racconto di un precario - Diritto di critica

“Ero il responsabile dei corsi serali, poi le minacce”, il racconto di un precario

Prosegue l’approfondimento sul mobbing da parte di Diritto di Critica. A subire minacce, aggressioni fisiche e verbali è un professore di Elettrotecnica presso un Istituto Tecnico Industriale. “Ero il responsabile dei corsi serali – spiega Carmine D. –, prima di essere emarginato. C’è stata, da parte della scuola negli ultimi quattro anni, la chiara volontà di interrompere la didattica riservata agli adulti. Già nel 1999 si pensava di sospendere i corsi serali, ma, grazie al mio impegno, il numero delle classi ha raggiunto le sei complessive”.

Ostracismo, demansionamento e ghettizzazione, fino ad arrivare a vere e proprie intimidazioni: “Sono stato più volte minacciato con un coltello – dice l’insegnante – dal custode della scuola ma, nonostante le mie segnalazioni alla preside, non c’è stato alcun provvedimento. Non gli è stato tolto neanche il turno serale”. Una presenza ingombrante, quella del bidello, che non permette al professore di poter essere a scuola: “Sono quattro anni – sottolinea l’uomo – che mi prendo dei permessi, per malattia. Sono stato più volte all’ospedale, per via della pressione alta. Sono assente dall’istituto, praticamente, dal 24 gennaio scorso. Non sono nelle migliori condizioni per lavorare, è stata calpestata la mia dignità, la mia vita”.

Il demansionamento, tratto tipico delle pratiche di mobbing, emerge quando è chiara la volontà, da parte della scuola, di chiudere i corsi serali: “Quando sono cominciate le intimidazioni – spiega l’insegnante -, io ero il responsabile ed avevo accesso all’ufficio del vicepreside. Una sera, però, cambiarono a mia insaputa il nottolino della porta. A quel punto appresi che un altro professore era stato nominato al mio posto. Non fui avvertito dalla preside e, da quel momento, sono stato messo da parte”. All’emarginazione è seguita la depressione, dalla quale è stato difficile riprendersi: “Dal momento in cui non sono stato più considerato il responsabile dei corsi serali – afferma Carmine D. – ho attraversato un brutto periodo. Ci sono certificati medici che attestano gravi stati di ansia. Seppi reagire, però, e nel 2007 andai a lavorare in una scuola materna”.

Il lavoro di tutti i giorni, però, fu turbato da una pesante insinuazione: “Girava voce – dice l’insegnante – che io maltrattassi i bambini della scuola dove lavoravo. Una notizia infondata, diffusa con il fine di screditarmi. Feci una denuncia per diffamazione e, tuttora, sono in attesa della prossima udienza”. L’anno seguente, nel 2008, il professore è tornato all’Istituto Tecnico Industriale e in questi ultimi anni ha formato giovani e adulti, prima di essere messo nuovamente da parte: “L’idea che mi sono fatto è che il mio allontanamento coincida col progetto di chiudere i corsi serali, costringendo le persone a pagare più soldi per dei corsi in altri istituti, nonostante alla mia scuola converrebbe avere più classi, con le stesse risorse”.

Il prossimo passo sarà muoversi per vie legali: “Mi sto organizzando per fare delle denunce, non ho potuto farlo prima perché ho dovuto risparmiare, essendo l’unica fonte di guadagno in famiglia. Avrei diritto – spiega l’insegnante di Elettrotecnica –, qualora fossero riconosciuti i danni per mobbing, ad un grosso risarcimento. Devolverei la somma in beneficenza, ci terrei che fossero allontanati alcuni dirigenti scolastici e che lo Stato si costituisse parte civile”. L’amore per l’insegnamento è stata la molla che ha sostenuto nei momenti difficili e continua a sorreggere Carmine D.: “Sono tornato all’Itis, sopportando il mobbing, solo per fare questo lavoro. C’è un grande rapporto di fiducia e stima reciproca nel tempo, con i miei ex alunni. Mi piace moltissimo – conclude l’insegnante – lavorare con gli adulti, perché recepiscono di più. Quando s’insegna ai più giovani, questi considerano l’aspetto pratico delle lezioni, come collegato a quello ludico, sottovalutando i pericoli che ne derivano. Gli adulti, invece, valutano l’istruzione in modo diverso, la considerano un aspetto importante della formazione”.