L'Editoriale - La Freedom House boccia l'Italia, di nuovo - Diritto di critica
Fondata nel maggio del 2009, la nostra testata oggi raggiunge il suo terzo anno di attività in rete. Il primo articolo pubblicato calcò il suolo digitale dell’informazione italiana con un’analisi sulla libertà di stampa diffusa tramite i report della Freedom House, istituto di ricerca statunitense con sede a Washington. Il 2 maggio di quest’anno è stato rilasciato il report annuale in contemporanea con la giornata mondiale per la libertà di stampa promossa dall’UNESCO.
Fu scioccante, e per molti uomini del nostro Governo addirittura “pura fantascienza”, la collocazione dell’Italia già dal 2009 nell’elenco dei paesi dove la libertà di stampa è considerata “partially-free” (parzialmente libera). Stesso scenario si ripropose nel 2010, dove l’Italia fece capolino al 72° posto nella classifica mondiale, condividendo la posizione con paesi come India, Benin e Hong Kong. Nel 2011 l’Italia raggiunge un altro livello di prestigio, retrocedendo addirittura al 75° posto insieme alla Namibia, ad una sola lunghezza di distanza dalla Bulgaria (la classifica).
Ma che succede al nostro paese? Secondo gli analisti dell’istituto di ricerca che hanno realizzato anche un dossier proprio sul Belpaese (scarica il report), il problema italiano, unico nel suo genere, continua ad essere la concentrazione mediatica e l’influenza politica;
[…] Negli utlimi anni il governo Italiano ha introdotto diversi disegni di legge e decreti che potrebbero rappresentare uno ostacolo per la libertà di espressione in rete. Non solo, il governo ha anche introdotto un serie di riforme giuridiche alquanto controverse che ha accentuato questa tendenza. I sostenitori della libertà di espressione hanno già manifestato le loro proccupazioni in merito alla volontà di rendere i siti web giuridicamente responsabili della pre-selezione delle informazioni, in particular modo in merito ai video pubblicati dagli utenti e ai tentativi di imporre costi di registrazione ed altri requisiti ai mezzi d’informazione online.
Questa spinta alla restrizione della libertà d’espressione trova origine, almeno in parte, nella struttura della proprietà dei mass-media in Italia. Il Primo Ministro, Silvio Berlusconi, possiede, direttamente e indirettamente, una larga parte dei mass media privati, e la sua posizione politica gli permette anche di esercitare una forte influenza sulla nomina dei funzionari della Tv di Stato (Rai). Un tale potere finanziario ed editoriale sui media italiani nelle mani del Primo Ministro rappresenta un incentivo per Governo italiano a limitare il flusso di informazioni online, sia per ragioni politiche, sia per limitare la concorrenza che deriva dallo share dei video online.
Il giudizio della Freedom House è dunque una pesante bocciatura dell’Italia, la quale coinvolge direttamente anche le scelte del nostro esecutivo. Non serve però attraversare l’oceano per trovare risconti su questo storico problema chiamato “conflitto d’interessi“. L’Agcom (autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha infatti rilasciato un comunicato stampa datato 28 aprile 2011 nel quale richiamava i media televisivi nazionali, in particolare i telegiornali e i programmi della tv di Stato, ad operare con maggior rispetto del pluralismo informativo (Scarica il comunicato).
L’autorità ha sottolineato l’esigenza di “attenersi con particolare rigore ai principi di completezza, correttezza, obiettività, equità, imparzialità e parità di trattamento di tutte le liste e i soggetti concorrenti”. Questo comunicato è stato rilasciato in seguito alle indagini condotte dall’autorità stessa che hanno portato alla luce – nuovamente – la sovraesposizione mediatica nella quale è collocata la figura del presidente del Consiglio e i rappresentanti della maggioranza.
Buon compleanno, quindi, Diritto di critica e un augurio a tutti quei progetti editoriali indipendenti, obiettivi e sconnessi da interessi “politici”.
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