La Nato nel pallone, pochi aerei in Libia - Diritto di critica
In Libia il pantano è vicino. Non è un caso che Gheddafi negli ultimi giorni stia rialzando la testa, mentre i ribelli stanno perdendo terreno. Il massacro di Misurata ne è un esempio. Da quando gli Stati Uniti hanno deciso di ridurre considerevolmente il loro impegno nell’area, la Nato è rimasta senza aerei.
Dall’inizio della missione militare autorizzata dalle Nazioni Unite, la Nato ha “distrutto il 30% dell’apparato militare libico”, secondo fonti militari dell’Alleanza Atlantica. Ma il vero rischio è perdersi nei numeri. Negli ultimi 6 giorni ci sono state 851 missioni, 334 delle quali con attacchi armati o con “illuminazione” dei bersagli come avviene spesso con i radar nemici.
Ma al di là delle cifre strabilianti, la realtà è ben diversa. Infatti, secondo fonti militari, dopo il ritiro dei caccia statunitensi, non vi sarebbero velivoli a sufficienza per garantire la no fly zone. A tutto questo si aggiungono serie divergenze politiche all’interno dell’Alleanza. Mentre Obama si defila dal conflitto, nel Vecchio Continente si è aperto un nuovo fronte di scontro. Ancora una volta è Sarkozy a giocare il ruolo di protagonista. Mentre la Turchia si propone come mediatore tra Nato e il governo libico, frenando sull’intervento militare, i francesi, nonostante l’intesa di Londra, proseguono sulla loro strada, in quasi completa autonomia. Sono circa 30 i caccia transalpini impiegati nella zona del conflitto, ma 15 o 16 non sono di fatto sotto il comando Nato. La Gran Bretagna rappresenta la seconda forza sul campo con 17 velivoli. Poi vengono gli altri paesi. L’Italia partecipa con 12 velivoli e 4 navi. Ma fonti della Nato sostengono che i mezzi italiani non sono impiegati per attacchi a terra, ma solo ed esclusivamente per il pattugliamento dei cieli.
La carenza di mezzi e le incertezze politiche hanno dato enorme vantaggio al Rais. La Nato giustifica i risultati deludenti con il fatto che Gheddafi usa scudi umani presso gli obiettivi, che le milizie lealiste utilizzano veicoli civili e nascondono i carri armati e gli armamenti pesanti nelle città. Ma questo è vero solo in parte. Infatti, quando i ribelli si ritirano, i lealisti devono occupare nuove postazioni avanzate. In quel momento sono esposti comunque all’attacco degli aerei della Nato.
Ma inizia a serpeggiare il sospetto che si preferisca continuare a tenere Gheddafi al potere. Solo due giorni fa varie navi cariche di armamenti per gli insorti sono state fermate dalle unità turche sotto il comando Nato. Un segnale chiaro di come la situazione sotto il profilo diplomatico si sta evolvendo. I ribelli, d’altro canto, sembrano andare allo sbaraglio, senza mezzi e senza, soprattutto, una seria organizzazione. Allora meglio lasciarli logorare a vicenda fino allo sfinimento che avere una Libia in mano a tribù disorganizzate.
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La mediazione della Turchia è fallita, l’intera gestione della nato da parte della Turchia sembra fallire.
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