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Diritto di critica | November 22, 2024

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Lo stillicidio dei naufragi: oltre 800 morti dall'inizio dell'anno - Diritto di critica

Lo stillicidio dei naufragi: oltre 800 morti dall’inizio dell’anno

Galleggiano a fior d’acqua, dilaniati da colpi di arma da fuoco e sospinti dalle onde. Di loro non si era saputo nulla dalla notte tra il 22 e il 23 marzo quando l’imbarcazione su cui viaggiavano, carica di oltre trecento persone, era salpata dalle coste libiche. Adesso i corpi dei migranti – tra i primi a tentare la via di Lampedusa dopo lo scoppio della guerra civile in Libia – stanno lentamente riaffiorando.

Secondo la denuncia dell’agenzia Habeshia, guidata da don Mussiè Zerai, “queste persone non hanno avuto neanche il tempo di chiedere aiuto con il telefono satellitare che avevano a bordo, sono sparite nel nulla”, crivellate da colpi di arma da fuoco in pochi istanti. Il loro viaggio – dopo aver patito l’inferno del deserto africano – è finito sotto i colpi furiosi di chi ha iniziato a sparare su esseri umani inermi, stipati su un barcone. “Questi morti – spiega don Mussiè – sono ed erano evitabili, se l’Europa ci avesse dato ascolto prima dell’inizio dei bombardamenti quando chiedevamo l’evacuazione di emergenza per tutti profughi dell’Africa subsahariana che erano intrappolati nelle città libiche. Solo l’Italia – prosegue – ha fatto un passo per circa 110 profughi evacuati da Tripoli, gli altri paesi europei hanno preferito prendere tempo, mentre la disperazione dei profughi gli spingeva ad affidarsi a un viaggio pericoloso come quello di attraversare il mediterraneo con barconi carichi di tanti disperati con tanta speranza di rifarsi una vita”.

Dall’inizio dell’anno, sono almeno 800 i migranti morti nel Canale di Sicilia, oltre 16mila dal 1998, secondo quanto riporta l’osservatorio Fortress Europe.

Il primo naufragio del 2011 si è verificato l’11 febbraio, a largo di Zarzis, in Tunisia: i dispersi sono 40, tutti tunisini e tutti presumibilmente morti. Pochi giorni dopo, nel giorno di San Valentino, sempre a Zarzis muoiono cinque persone mentre altre 17 risultano “disperse”. Il 4 marzo, invece, vengono registrati altri due dispersi, passeggeri di una carretta del mare rimasta per quattro giorni in balìa di una tempesta. Mentre il 14 marzo scompaiono in mare altri 60 migranti, erano a bordo di un barcone naufragato partito – ancora una volta – da Zarzis. I naufraghi di questo incidente vennero a loro volta salvati da altri barconi. Sempre a Zarzis, il 19 marzo risultano disperse altre tre persone. Mentre il 22 dello stesso mese si perdono le tracce del barcone con 335 eritrei partito dalle coste libiche: i corpi dei passeggeri sono riemersi solo ieri. Tre giorni dopo, il 25 marzo, si perdono le tracce di un’imbarcazione con 68 persone a bordo. Non sono stati ancora ritrovati. Mentre il 28 marzo, dodici migranti che, a bordo di un barcone, stavano tentando di entrare in Tunisia, annegano a largo delle coste dell’isola di Kerkennah. Due giorni dopo, nel Canale di Sicilia, naufragano sette persone, tra cui una donna incinta e un bambino. Lo stillicidio non si ferma, i morti e i naufragi hanno una cadenza quasi quotidiana. Il primo aprile, i cadaveri di 27 tunisini, di età compresa tra i 19 e i 23 anni, morti in due naufragi di barche dirette in Italia, sono stati scoperti sulle coste dell’isola di Kerkennah. Il 3 aprile un’altra macabra scoperta: a largo delle coste di Tripoli vengono recuperate settanta persone senza vita. L’ultimo terribile naufragio ieri: di 300 migranti a bordo di un’imbarcazione preda del mare mosso, se ne salvano solo 51. Gli elicotteri della Guardia di Finanza avvistano decine di cadaveri, tra cui i corpi di diversi bambini.