Guerra in Costa d'Avorio, il racconto di un missionario - Diritto di critica
Padre Riccardo Zagaria è un prete missionario originario di Andria, con una lunga esperienza nelle missioni africane dell’ordine di Don Orione. In Costa d’Avorio è direttore di un centro di ortopedia e oftalmologia specializzato nella cura di bambini handicappati. Attualmente si trova a Bonoua, una cittadina a 50 km da Abidjan, che ha visto crescere la sua popolazione da 20 a 50mila abitanti nell’ultimo mese, a causa del flusso migratorio di ivoriani che dalla capitale scappa in cerca di luoghi più sicuri. Secondo l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati (UNHCR), più di un milione di ivoriani sono stati costretti a lasciare le loro case a causa della guerra civile, e circa 460.000 hanno varcato il confine con la Liberia, dove il governo liberiano ha allestito un campo profughi, di concerto con l’Onu e varie organizzazioni umanitarie internazionali.
Don Riccardo racconta che la situazione è peggiorata nell’ultimo mese, ma la guerra dovrebbe essere “agli sgoccioli”, in quanto le forze “repubblicane”, fedeli a Outtara, il candidato che ha vinto le elezioni di novembre, hanno occupato la maggior parte dei luoghi strategici della Costa d’Avorio e circondato la capitale. A meno che Gbagbo, il presidente uscente che ha deciso di impegnare l’esercito per non cedere il potere, non scelga di resistere a oltranza, provocando un folle “bagno di sangue”. Nella notte, don Riccardo e tutti i citadini di Bonoua avrebbero atteso il passaggio dei ribelli in arrivo per attraversare la cittadina ed espugnarla senza colpo ferire, alleandosi con la gendarmeria locale.
La tensione è alta. Due giorni fa, Padre Riccardo è dovuto andare ad Abidjan per comprare medicine per il centro. Lungo la strada ha incontrato numerosi posti di blocco allestiti dai “patrioti”, i giovani che combattono in favore di Gbagbo, che controllano e intimoriscono i viaggiatori. Intanto, in città si combatte ancora e l’UNOCI, la missione militare dell’Onu che dal 2004 si è stabilita nel paese, ha confermato l’utilizzo di “armamenti pesanti” da parte dell’esercito di Gbagbo. Ma i caschi blu devono rimanere imparziali e non possono intervenire. Mercoledì scorso,il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità una risoluzione che chiede la fine delle ostilità e impone sanzioni alla Costa d’Avorio.