Caldo, il terribile 2010 potrebbe ripetersi ogni 5 anni - Diritto di critica
L’estate più calda degli ultimi tre secoli: lo si è detto del 2003, ma era falso. Il 2010 ha battuto il record, accumulando oltre 55mila vittime nella sola Russia e danni incredibili sul versante alimentare. Uno studio pubblicato da Science avverte: ondate di caldo come questa potrebbero ripetersi sempre più frequentemente, anche una volta ogni 5 anni.
Il Ministero della Salute, a settembre 2003, affermò che quell’estate era sicuramente “una delle più calde degli ultimi tre secoli” (dal sito www.salute.gov.it). Condizioni meteo insolite, che si trascinarono per diverse settimane, causando non pochi problemi. Su incarico Ministro Girolamo Sirchia, l’Istituto Superiore di Sanità condusse un’ indagine molto dettagliata sull’eccesso di mortalità attribuibile all’ondata di calore, accertando che il tasso fu molto al di sopra della media del periodo.
Nel 2010 non ci fu il sequel, ma una nuova versione potenziata dell’ondata di calore. Il Dipartimento della Protezione Civile, fra il 15 maggio e il 15 settembre, attivò il “Sistema nazionale di sorveglianza, previsione e di allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla salute della popolazione”, dislocato in ventisette città italiane: il rischio era reale e poteva colpire ovunque, anche nel nostro paese.
In realtà, fu l’Europa centro-orientale a pagare l’innalzamento della temperatura globale. Per il caldo nella sola Russia i morti furono circa 55mila. Secondo il ‘Ministero russo per le emergenze’, in pochi giorni divamparono circa 600 incendi che causarono decine di vittime e la distruzione di più di duemila abitazioni su un territorio di 1.796 chilometri quadrati. Il fuoco mise in pericolo anche un deposito di stoccaggio di materiale radioattivo nella zona degli Urali: secondo la Associated Press, i livelli di inquinamento da smog e da fumi fu il più alto di tutti i tempi. Allarme anche per la scarsità di acqua potabile da cui il conseguente rischio di epidemie.
Al caldo e alla siccità in Russia si contrapposero numerosi fenomeni alluvionali nell’Europa centrale: mentre a Mosca per più di un mese le temperature si erano tenute al di sopra dei livelli di guardia, raggiungendo il 29 luglio il massimo di 38,2°C, Lituania, Polonia Repubblica Ceca e Germania furono sommerse da paurose alluvioni. Secondo i meteorologi, questo fu il risultato della contrapposizione tra un anticiclone dalle caratteristiche anomale sulla Russia e una depressione profonda sulle Isole Britanniche.
Uno studio internazionale recentissimo, pubblicato sulla rivista ‘Science’ del 17 marzo scorso, ha confermato il terribile primato del 2010 attraverso i dati: ma soprattutto, ha sottolineato che grandi ondate di calore di questa portata potrebbero ripetersi. A partire dal 2050, la loro frequenza potrebbe crescere, in conseguenza del riscaldamento globale: si parla di 2 probabili eventi pericolosi per decennio.
“La nostra analisi si basa su proiezioni del cambio climatico”, ha affermato David Barriopedro, uno degli autori dello studio, aggiungendo che la probabilità di una grande ondata di calore in Europa nel corso del XXI secolo è reale.
Ma in cosa si differenziano i due eventi meterorologici del 2003 e del 2010? “La differenza è dovuta soprattutto alla intensità, all’estensione spaziale e alla persistenza dell’alta pressione di origine sub-tropicale” dice Barriopedro. Una situazione simile non era mai stata rilevata, almeno negli ultimi 140 anni, più o meno da quando esistono gli strumenti di misura attendibili.
“In realtà”, fa notare il ricercatore, “sebbene la probabilità che nella prima parte di questo secolo il ripetersi di una situazione simile sia poco probabile, non significa che sia impossibile”. Nella seconda metà del secolo, invece, la probabilità aumenta in modo consistente soprattutto per colpa degli effetti del cambio climatico e dell’aumento dei gas serra presenti nell’atmosfera. Secondo Barriopedro, il mezzo migliore per prevenire fenomeni meteorologici così estremi, consiste nella riduzione e nel controllo delle emissioni di gas serra, anche se nella situazione nella quale ci troviamo, un procedimento di questo tipo sarebbe necessario ma non sufficiente in quanto “non riduce a zero la probabilità di mega-ondate di calore”.