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Diritto di critica | November 21, 2024

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Clima, nel 2050 saremo più ricchi e più inquinati - Diritto di critica

Clima, nel 2050 saremo più ricchi e più inquinati

Secondo uno studio americano, nei prossimi 40 anni il numero mondiale di veicoli triplicherà. E con esso la CO2. La minaccia è globale e cavalca la crescita economico-sociale dei paesi in via di sviluppo: più ricchezza significa più emissioni inquinanti. Intanto, secondo i ricercatori, sul fronte delle energie alternative non si investe abbastanza.

Trasporti ed emissioni di gas serra sono ormai un binomio assodato. Meno scontata è la correlazione diretta tra benessere crescente nei paesi in via di sviluppo e l’inquinamento atmosferico. Lo individua e analizza uno  studio americano uscito nel 2009 e ripubblicato recentemente in Italia, che dopo aver esaminato la consistenza e l’impatto delle emissioni dei veicoli in circolazione oggi, si spinge a prevedere i possibili scenari futuri. Salta all’occhio il primo dato: su 31,5 miliardi di tonnellate di CO2 immesse in atmosfera, il 60% è dovuto al trasporto passeggeri.

L’effetto è noto: la combustione dei carburanti derivati dal petrolio ha, fra le sue conseguenze, la produzione di anidride carbonica responsabile dei danni all’ozono, il quale a sua volta, ha conseguenze sul cambio climatico. I dati si riferiscono al 2008 e rappresentano solo uno dei numerosi aspetti per i quali le emissioni di sostanze dannose costituiscono un fattore importantissimo di cui tenere conto, per comprendere il cambio climatico in atto.

Lo studio, pubblicato in un lungo articolo sulla rivista italiana ‘Le Scienze’, è apparso per la prima volta su “American Scientist”, vol.97 novembre-dicembre del 2009 a cura di quattro ricercatori del ‘MIT’ (Massachusetts Institute of Technology) Andreas Schafer, Henry D. Jacoby, John B. Heywood e Ian A. Waitz. Grazie alla raccolta di innumerevoli dati e analisi, i ricercatori hanno potuto ipotizzare che l’incremento della ricchezza mondiale porterà più spostamenti, più veicoli inquinanti e più CO2 nell’atmosfera.

La ricerca parte dalle stime delle Nazioni Unite: si prevede un incremento del 44% della popolazione mondiale e un prodotto mondiale lordo pro capite pari a 2,2 – 2,6 volte quello attuale, entro il 2050. Gli spostamenti mondiali triplicheranno o quadruplicheranno entro la stessa data e nei paesi in via di sviluppo la mobilità si moltiplicherà da 3 a 6 volte rispetto al 2005. In pratica, il miglioramento delle condizioni di salute, la necessità di relazioni sociali e lavorative e l’aumento del tenore di vita, ha permesso di utilizzare mezzi sempre più potenti e più comodi: la maggiore comodità e la maggiore potenza si traducono in modo diretto nell’aumento delle emissioni. Basti pensare a India e Cina, paesi in fortissimo sviluppo, nei quali il fenomeno del pendolarismo per ragioni lavorative è destinato certamente ad aumentare in modo esponenziale.

L’alimentazione dei veicoli a motore avviene quasi sempre mediante sostanze liquide derivate dal petrolio, con i conseguenti vantaggi (pratici) e svantaggi (ambientali). Il fatto che molti analisti ritengano che le riserve di petrolio siano ancora disponibili per molti anni e soprattutto ad un prezzo ragionevole, favorisce però una situazione di status-quo. L’industria non è incentivata a sviluppare adeguatamente e con economie di scala altre fonti di energia alla ricerca della soluzione decisiva.

Le nuove tecnologie alimentano molte speranze, e i nuovi carburanti potrebbero risolvere il problema, ma non sul breve termine. Restiamo tuttavia nel campo delle ipotesi: in realtà, come spiegano molto bene Jacoby e i suoi colleghi, è necessario un sano realismo sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi. Ad esempio i biocombustibili e l’idrogeno, rappresentano una speranza importante, tuttavia non sono oggetto di investimenti e incentivi sufficienti. E’ per questo motivo che si rendono necessarie scelte politiche drastiche, rigorose e difficili, per l’impatto che avrebbero sull’opinione pubblica.