“Il problema dell’omosessualità è indotto perché non si nasce omosessuali: la nascita dell’omosessuale, nel senso di disfunzione ormonale o fisica, è rarissima”. Con queste parole il vicario giudiziale, monsignor Paolo Rigon, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Ligure, riapre l’annoso problema della visione cattolica dell’omosessualità. E ignorando, ancora una volta, che ormai dal 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità ha depennato l’omosessualità dalle malattie mentali e l’ha descritta come una variante naturale dell’orientamento naturale, si riaffaccia dal mondo cattolico la tesi della curabilità dell’omosessualità.
Alla presenza dell’arcivescovo di Genova, e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, monsignor Rigon ha spiegato infatti che ”bisogna dunque prenderla dall’inizio, perché se presa dall’inizio, attraverso la psicoterapia, si può superare”. ”Se la psicoterapia viene affrontata nella prima adolescenza, se il problema si pone, è un problema che si risolve”, ha detto citando i risultati ottenuti in questo modo dal consultorio familiare della diocesi, mentre ”quando purtroppo l’omosessualità è incancrenita – ha concluso – è difficile”.
Le associazioni Arcigay, Arcilesbica Genova e Gaylib Liguria stanno preparando due esposti, da presentare agli ordini dei medici e degli psicologi, sulle ”gravi affermazioni” di monsignor Paolo Rigon. Il vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico della Liguria è accusato dalle associazioni di avere espresso ”posizioni antiscientifiche secondo cui l’omosessualità va affrontata come una patologia e curata con la psicoterapia”. “Nel caso si trattasse delle cosiddette Terapie Riparative – e’ la reazione di Arcigay – si tratterebbe di un caso gravissimo, essendo queste rigettate dalle organizzazioni scientifiche, secondo le quali l’omosessualità è una variante naturale normale e positiva della sessualità umana e tali ‘terapie’ sono dannose per chi le subisce, oltre che prive di ogni risultato”.
Per Mario Moisio, referente di Gaylib Liguria, e’ ”gravissimo anche il fatto che sia menzionato un consultorio che affronterebbe questo ‘problema’ e che riuscirebe a ‘risolverlo”’. A tale riguardo, Gaylib Liguria chiede che ”ogni dato, resoconto e informazione relativa alla pratica di tali terapie e dei loro risultati sia resa pubblica e discussa nelle sedi competenti con personale qualificato”. Si tratta, secondo l’associazione, di teorie che non hanno ”nulla di scientifico” e che ”non vanno affatto sottovalutate – conclude Moisio – in virtu’ della possibilita’ di diffusione che posso avere negli strati di popolazione culturalmente meno preparata e meno consapevole”.
Una esposto-denuncia arriverà anche all’autorità giudiziaria dalla Casa della Legalita’ di Genova, una onlus, per le ”espressioni ingiuriose e intrinsecamente capaci di istigazione alla violenza privata per oggettiva concezione razzista”. A presentarlo sarà Christian Abbondanza, presidente della Casa della Legalita’ di Genova, che chiede di ”valutare ogni iniziativa ritenuta idonea a impedire il possibile perpetuarsi dei comportamenti delittuosi”.
Sulla Stampa il vaticanista Giacomo Galeazzi riporta, in proposito, le tesi del teologo Gianni Gennari e quelle del vescovo di Mazara, Domenico Mogavero.
«L’esercizio della sessualità in versione omosessuale è – dice Gennari – una violazione della legge morale ebraico-cristiana, dunque è infondato il richiamo alla sua “naturalità”». La natura umana «non è una natura perfetta, bensì segnata dal limite della peccabilità». Il catechismo parla di peccato originale. «Certe azioni verrebbero “naturali” (invidia, ira, appropriazione delle realtà e delle persone altre a scopo di potere) ma sono peccati», sottolinea Gennari. Perciò «dire che l’esercizio della omosessualità è peccato è parte del dovere di verità nell’ambito religioso dell’etica cristiana».
«Gli atti di omosessualità sono – dice il vescovo Mogavero – intrinsecamente disordinati e contrari alla legge naturale, dunque in nessun caso possono essere approvati, ma ciò non significa che con le persone omosessuali non debbano trovare ascolto e comprensione nella Chiesa».
Nel maggio 2010, a pochi giorni da una conferenza a Brescia dal titolo “Identità di genere e libertà. Due giornate di formazione con Joseph Nicolosi” (psicologo americano noto per il suo impegno nella diffusione delle teorie riparative), l’Ordine degli psicologi della Lombardia ha tenuto a ribadire che “le cosiddette ‘terapie riparative’, rivolte a clienti aventi un orientamento omosessuale, rischiano, violando il codice deontologico della professione, di forzare i propri pazienti nella direzione di ‘cambiare’ o reprimere il proprio orientamento sessuale, invece di analizzare la complessità di fattori che lo determinano e favorire la piena accettazione di se stessi”.
Il presidente dell’ordine, il dottor Mauro Grimoldi nella stessa occasione ha ricordato che “le più importanti associazioni scientifiche e professionali internazionali, fra cui l’A.P.A. (American Psychological Association), di cui lo stesso Nicolosi è membro, raccomandano di astenersi dal tentativo di modificare l’orientamento sessuale di un individuo e affermano che le terapie di ‘conversione’ o ‘riparazione’ dell’omosessualità sono basate su teorie prive di validità scientifica e non hanno il sostegno di ricerche empiriche attendibili.”
“Pertanto – ha concluso Grimoldi – condanniamo ogni tentativo di patologizzare l’omosessualità, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce una ‘variante naturale del comportamento umano’.”
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