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Diritto di critica | November 23, 2024

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Editoriale: "Se non ora quando?": l'occasione persa - Diritto di critica

Sono convinto che ieri, almeno in piazza del Popolo a Roma, si sia persa un’importante occasione. Perché durante la mobilitazione “Se non ora quando?”, nessuna delle donne ha ricordato che per loro natura subiscono una doppia discriminazione. Perché in nessuna delle mail lette all’inizio si è parlato delle lesbiche. Perché nessuna ha ricordato che alcune donne oltre alla discriminazione di genere subiscono anche quella sulla base dell’orientamento sessuale. E infine nessuna si è ricordata che le tanto invocate pari opportunità a volte significano una battaglia da fare su una salita a doppia pendenza.

Se non ora, quando ci si renderà conto che le battaglie per i pari diritti, per la pari dignità, per le libertà e l’autodeterminazione devono includere davvero tutte? Perché si sono ricordate le donne che non riescono a fare carriera ma dimenticate quelle mobbizzate per il loro orientamento sessuale; si sono ricordate le donne che vivono in territori in guerra sulle quali si utilizza lo stupro come strumento bellico ma si sono dimenticate quelle che anche nei Paesi più occidentali e democratici sono vittime di stupri correttivi; si sono ricordate le donne che attraversano il deserto e il Mediterraneo per sfuggire alla fame e alla povertà, non specificando che tra queste ce ne sono molte che fuggono perché vittime della persecuzione omofobica; non si è ricordato che la grave infamia del delitto d’onore ha riguardato spesso anche lesbiche; si sono ricordate le donne precarie che fanno difficoltà a metter su famiglia ma si sono dimenticate quelle che secondo molti una famiglia non possono metterla su; si sono ricordate le donne che per la carriera non possono avere figli ma si sono dimenticate quelle a cui non è riconosciuto il diritto alla procreazione; si è ricordata, infine, la figura femminile bistrattata nella pornografia ma si è dimenticato il lesbismo, doppiamente offeso perché disconosciuto dalla società ma sfruttato come  trasgressivo strumento di piacere per uomini eterosessuali.
Non si può dire “tutte” come si leggeva nel grande striscione calato dal Pincio, se non si riconosce che la battaglia delle donne lesbiche va ricordata per quello che è: una battaglia uguale ma allo stesso tempo diversa, più difficile. Le lesbiche il 13 febbraio dovevano avere una menzione esplicita, nel riconoscimento delle maggiori difficoltà che affrontano nella vita di tutti i giorni.

Se non ora, quando ci si renderà conto che la battaglia per la democrazia deve necessariamente includere quella per i diritti civili delle persone lesbiche, gay e transessuali?
La leader radicale Emma Bonino, sabato pomeriggio al Teatro Valle, in occasione della commemorazione dell’attivista gay ugandese ucciso a fine gennaio, David Kato Kisule, ha ricordato di quando in Egitto, nel 2001, iniziò a collaborare con le organizzazioni in difesa della democrazia, dello stato di diritto, della libertà. In quel periodo venne arrestato un gruppo di omosessuali che avevano come punto di ritrovo un barcone sul Nilo. Bonino propose a quelle organizzazioni di occuparsi anche di quel caso ma si trattava di omosessuali e non se la sentirono, disertarono il processo contro quegli uomini come se non fosse anche quella una battaglia di libertà, di diritti della persona, di democrazia. Ho l’impressione che a piazza del Popolo a Roma sia stato commesso lo stesso errore.

Se non ora, quando la società civile che scende in piazza per chiedere democrazia, libertà e pari dignità per tutte e tutti si renderà conto che la battaglia per i diritti delle persone e delle coppie lgbt è a pieno titolo una battaglia con gli stessi obiettivi?  Non serve dire che non si fanno distinzioni e che quindi è inclusa, a volte – quando c’è il lecito dubbio che dietro ci sia qualche “fobia” – è necessario specificare tutte le varie declinazioni che la lotta assume.
Se non ora, quando la società civile si ricorderà e riconoscerà il contributo che il movimento di liberazione omosessuale, insieme a quello per i diritti di altre minoranze, ha dato, nei decenni, alla lotta per il progresso democratico? Se non ora quando le donne si ricorderanno del grande contributo del movimento lesbico alle battaglie femministe?

Un risposta c’è: se non è stato ieri nelle centinaia di piazze italiane potrà essere con tutti i gay pride, a partire dall’Europride dell’11 giugno a Roma. Perché non è un caso che tra le parole d’ordine di queste manifestazioni ci sia sempre la parità, la dignità e la libertà. Per tutte e tutti.

(Tutte queste riflessioni sono fatte da un uomo, prima ancora che da un gay. E non è un dettaglio.)

Comments

  1. nicolass

    la manifestazione in 100 piazze italiane di ieri non era mica il GayPride ovvero la giornata dell’orgoglio gay… se non ora quando, meglio star zitti che fare figuraccie alla Tornese. La dignità di una donna prescinde dal suo orientamento sessuale. Cordialità.

    • Emilio Fabio Torsello

      Caro nicolass, prima di commentare legga l’intero articolo…

      Emilio

  2. Andrea Tornese

    Non ha letto l’articolo, altrimenti avrebbe capito che non stavo parlando di “orgoglio gay” ma di richiamo alla difesa della dignità e dei diritti di tutte le donne, comprese le donne lesbiche.

  3. carla liberatore

    Cari ragazzi purtroppo è più aprire e dare fiato senza collegare il cervello, piuttosto
    che leggere attentamente ciò che si è scritto. Altro che gay pride… evidentemente le donne
    lesbiche ancor oggi sono assai scomode a questa società di maschilisti deliranti…

  4. Nicola

    Bravi! Finalmente qualcuno l’ha detto perché se ne sono dimenticati TUTTI! Tutti, nessuno escluso! Tutti a parlare solo di una certa fetta di donne. Che ipocrisia. bravibavibravi, credo siate stati gli unici. Condivido.

  5. Sara Robert

    L’ho pensato anche io quando ho guardato le bandiere dell’Arcigay: ma nessuno di loro è stato fatto salire sul palco per dire anche le ragioni delle donne ghettizzate da regimi e religioni? Perché? Non hanno voluto?
    In effetti, a leggere Repubblica o Corriere, non se ne parla assolutamente…

  6. Veritas

    Mi spiace, ma Nicolass ha in parte ragione. Vero il fatto che di lesbiche non si è trattato. Vero è anche che, al pari dei gay, nelle rivendicazioni civiche sono sempre divise dai colori politici. Ad ogni modo è pretestuoso e raffazzonato associare nell’articolo “senonoramaquando” e l’EuroPride. Ognuno di noi potrebbe scrivere, ad esempio, delle vergognose scritte anti-rom comparse a Roma, parlare di discriminazione e finire con la pubblicità all’EuroPride. Se il titolo dell’articolo è “Se non ora quando?”: l’occasione persa”, pur condividendo la necessità di partecipare a manifestazioni come quella di ieri e ancor più a l’EuroPride di giugno, che c’entra ricordare qui l’EuroPride? Possibile che dopo anni di blog ancora non si sappia fare un articolo con capo e coda? Il mio nome? Mi spiace ma neanche quello posso metterlo: l’ambiente LGBTQIA romano non è aperto al confronto pacato. Non voglio minacce o querele semlòicemente per aver espresso un’opinone giornalistica.
    Distinti saluti

    • Diritto di critica è una testata giornalistica indipendente che garantisce la libertà d’espressione a tutti.

    • Sara Robert

      Veritas francamente hai scritto cose che non hanno senso. Sei tu che prendi a pretesto la manifestazione che mancava di qualche cosa per attaccare il movimento LGBT…

      • Andrea Tornese

        Grazie Sara.

  7. Bravo il nostro Andrea ad aver sottolineato un punto di vista diverso e una lacuna nei contenuti della manifestazione.

    Non va però in alcun modo demonizzato l’immenso successo e l’importante messaggio divulgato da migliaia di donne in tutta Italia. Un messaggio che fa bene alla nostra democrazia e alla nostra società.

  8. Flaminia P. Mancinelli

    Caro Andrea, leggo con piacere questo tuo commento e ti scrivo…
    La mia famiglia (!) una volta tanto si è divisa. Si sapeva già che delle donne lesbiche nessuno avrebbe parlato, purtroppo… Così io non sono andata alla manifestazione e Marinella invece sì.

    Oggi, però, la nostra attenzione non deve focalizzarsi sulle lesbiche ignorate, grave ma c’è di peggio. E’ sul mondo queer nella sua totalità che siamo stanchi di veder scorrere pellicola nera, sonoro senza audio.
    Io non voglio una difesa della mia persona in quanto lesbica, ma in quanto persona.
    Molte mie compagne quando devono definirsi, lo fanno in questo ordine: donna, lesbica, italiana. Io mi definisco: persona, lesbica.
    Rispettare i diritti della persona significa comprendere una persona nella sua interezza, senza particolarismi. Molti gay storcono il naso sulle trans, molte lesbiche sono separatiste.
    Se tutti ci preoccuèassimo di organizzare manifestazioni e movimenti di opinione e politici per la difesa della “persona” forse faremmo un considerevole passo avanti. Non credi?
    Un abbracio, Flaminia

    • Paolo Rocchi

      E allora perché ricordare tutte le categorie di donne discriminate, come è stato fatto ieri?

  9. Marinella

    Caro Andrea ho letto con interesse il tuo intervento e i commenti e devo dire che anche a me a piazza del popolo è mancato un intervento che ponesse l’accento sulla discriminazione nella discriminazione di noi popolo queer… l’unico che ha accennato a questo argomento – e più in generale all’ipocrisia che alberga nei comportamenti del premier e dei suoi amici – è stato Stefano Ciccone (fondatore di Maschile Plurale) che ha evidenziato quanto sia denigrato l’amore tra persone delle stesso sesso… Io sono andata alla manifestazione in quanto persona e lesbica (e qui concordo con Flaminia) ma principalmente in quanto persona e come tale offesa da Berlusconi e dal suo modo di far poitica. Sono convinta che sia mancato un intervento che sottolineasse come Berlusconi e i suoi amici non siano in grando di comprendere l’amore (già l’amore che unisce due persone senza considerarne l’identitò sessuale) perchè nel loro cuore/testa alberga solo il potere/denaro e la convinzione che solo per questo si può vivere e lottare; poi per bilanciare tale convinzione si riempiono la bocca con la parola famiglia e tutela della famiglia, ancora una volta senza capire fino in fondo cosa sia una famiglia. Sì Andrea, hai ragione anche a me è mancato un intervento più e chiarificatore.

  10. Paolo Rocchi

    Andrea, ti scrivo da ragazzo eterosessuale (lo dico per non mettere etichette a questo commento, sia qualche imbecille dice che chi commenta sono solo gay e lesbiche)

  11. Paolo Rocchi

    perdona, commento postato per sbaglio. Prseguo. ti scrivo da eterosessuale per dirti che finalmente qualcuno ha detto quanto tutti tacciono: queste manifestazioni sono sì belle, interessanti e partecipate. Ma per certi aspetti sono ipocrite. Non ci si può nascondere dietro un dito, bisogna dire le cose come stanno: la nostra società, in tema di rappresentanza, deve fare ancora passi da gigante. E mi dispiace, come qualcuno poco sopra ha già scritto, non leggere queste vostre riflessioni anche sui grandi giornali da cui ci si aspetterebbe qualcosa in più. Complimenti

  12. calvin

    Per molti versi le manifestazioni di ieri erano la continuazione del family day, molte delle persone presenti erano le stesse, ho sentito persone vantarsi di aver partecipato a entrambe la manifestazioni ritenendole contigue. Sui palchi delle manifestazioni di ieri c’erano le suore! Come si può coniugare suore e lesbiche?

    • Andrea Tornese

      Si possono coniugare, se ognuna rispetta e non esclude a priori la visione dell’altra. Ma ieri sul palco una donna suora c’era,, una donna lesbica no. E anche questo è un segnale, che però non ho voluto sottolineare per evitare ulteriori pretestuose critiche al mio pezzo e concentrandomi solo ed esclusivamente su quanto leggete.
      Grazie Calvin per averlo fatto tu al posto mio.

  13. Alessandro Paesano

    Ragazzi, ragazze, gay, lesbiche ed etero. Andrea nel suo
    articolo ha centrato il punto. Non si può pensare di sensibilizzare
    contro la violenza alle donne se si “dimentica” la questione orientamento sessuale..
    Una manifestazione in cui questo accade non è una manifestazione parziale, incomopleta, ma una manifestazione sbagliata.
    Concordo parola per parola su quel che ha scritto Andrea.
    Mi dispiace leggere i soliti commenti di chi divide o fa distinzioni
    patriarcali, ormai davvero ingiustificate e fuori tempo massimo.
    A questo punto sono contento di non esserci stato
    (per motivi di lavoro).

  14. Andrea Tornese

    Cara Flaminia e cara Marinella,
    i vostri commenti, che ho apprezzato molto, mi offrono l’occasione di ritornare sull’argomento, aggiungendo altre piccole riflessioni sulla giornata di ieri che, lo puntualizzo sin da ora, è stata un successo al di là di questo aspetto che non ho apprezzato.
    Flaminia, come avrai notato, ogni volta la parola “lesbica” è preceduta da quella “donna” e che antepongo sempre “persona” a gay, lesbica, bisessuale, transessuale (così come per le etnie). Per me non è una sottigliezza e sono convinto che capisci perché. Premesso questo puoi capire quanto per me sia centrale la persona in sé e sono convinto che, come suggerisci tu, ci debbano essere movimenti per la difesa della persona, senza distinzioni di alcun genere. Ma se, come abbiamo notato ieri, si fa ancora difficoltà a riconoscere quanto, anche tra simili, ci possano essere discriminazioni più forti e quanto si difficile chiamare e raccontare le cose con il loro nome (omofobia e/o lesbofobia), beh credo che il passo avanti è davvero difficile da immaginare.
    D’altronde, come ho fatto notare, è altrettanto difficile far capire che una battaglia per la democrazia e per le libertà non deve essere condizionata da distinzioni di sorta. L’invito all’Europride e a tutti i gay pride (mi è stato contestato pure questo! e da una persona gay, presumo!) è affinché quella pellicola non sia più nera ma prenda anche i nostri colori (che notoriamente sono tanti e pure appariscenti ;))
    Il passo avanti è difficile da immaginare soprattutto se considero i commenti che ho ricevuto al mio corsivo, di cui in pochi hanno colto il vero orizzonte che non è la difesa dell’orgoglio gay (come mi si imputa!) ma della dignità di tutte donne, comprese quelle lesbiche, di tutte le persone, comprese quelle lgbt.

    Marinella, io sono andato alla manifestazione come cittadino italiano, di sesso maschile e di orientamento omosessuale, stanco del berlusconismo e di vivere, a causa sua, in un Paese fermo, sotto tutti i punti di vista. Anche dal punto di vista che tu richiami del distorto rapporto tra denaro e potere e a causa dell’ipocrisia delle (finte) politiche per la famiglia tradizionale.

    È chiaro comunque e non ho alcun problema a dirlo che l’essere gay ha influito molto, moltissimo, sulla riflessione che oggi ho scritto per Dirittdicritica.com. Ma sono altrettanto convinto che il mio essere gay non possa essere utilizzato per derubricare il mio commento a “roba da gay”.

    Anzi, per concludere, rivolgendomi a tutti: i commenti negativi fatti nell’ottica della pretestuosità della mia riflessione, perchè “roba da gay”, mi dimostrano come quella di ieri non sia stata una “dimenticanza” o un’implicita inclusione nel “tutte”, ma una vera e propria ignoranza sul tema; vera e proprio paura, difficoltà e incapacità di riflettere sul tema della disciminazione e della violazione della dignità delle persone lgbt.

    (questo commento, come è ovvio, ma è bene specificarlo lo stesso, non rappresenta l’opinione di tutta la redazione del giornale)