Espulsi “per errore”e incarcerati in Algeria, due marocchini costretti a tornare nel Cie - Diritto di critica
Espulsi dal Cie, incarcerati in Algeria e rispediti dopo tre mesi in Italia: un errore. Adesso sono di nuovo nel nostro Paese, “in attesa di identificazione”. L’incredibile vicenda, resa nota solo alcuni giorni fa dal Garante dei dentenuti del Lazio, Angiolo Marroni, si trascina da mesi ed è ben lontana dall’essere risolta. La stampa nostrana tace. Protagonisti, due cittadini marocchini di 29 e 33 anni detenuti nel Centro di Identificazione ed Espulsione (Cie) di Ponte Galeria, alle porte di Roma, e di Gorizia, che il 4 settembre 2010 sono stati identificati “per errore” da alcuni funzionari del consolato algerino come loro concittadini e quindi rimpatriati e incarcerati. In tutto, i due si sono fatti tre mesi di detenzione: «le celle erano senza finestre – hanno raccontato – avevamo scarse possibilità di curare l’igiene personale mentre come mangiare ci veniva dato solo pane secco e burro». Ma la denuncia più forte riguarda le vessazioni e le torture psicologiche.
Dopo cento giorni trascorsi ad Algeri in quel budello d’inferno, per loro si sono riaperte le porte del carcere, non per la libertà ma per un’ennesima beffa: ad attenderli sulla pista dell’aeroporto c’era un volo charter pronto a riportarli nel Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria dove a tutt’oggi si trovano.
La storia di questi due ragazzi è solo uno dei casi più estremi e paradossali tra quelli di quanti ogni giorno vengono fermati perché clandestini e rispediti in patria. Tutti, al loro arrivo, vengono arrestati. In caso di mancata identificazione presso il Cie, però, ai “clandestini” viene dato un “foglio di via” e sono costretti a pagarsi il biglietto per tornare a casa – niente rimpatrio assistito – altrimenti, al prossimo controllo, verranno arrestati in ottemperanza alla legge Bossi-Fini sull’immigrazione irregolare. E il ciclo ricomincerà: dal carcere al Cie e quindi il foglio di via.
«Si è trattato – ha detto il Garante commentando la vicenda dei due marocchini – di un vero e proprio errore, gravissimo soprattutto a fronte del fatto che i due ragazzi si erano esplicitamente dichiarati di nazionalità marocchina». Il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, invece, ha liquidato la vicenda con una scrollata di spalle e poche parole: «Mi chiedo- ha dichiarato – come è stato possibile che un Consolato abbia potuto riconoscere queste persone come propri cittadini anche se non lo erano e perché sono stati necessari oltre tre mesi per accorgersi di questo errore. Forse è il caso che le autorità avviino un’indagine amministrativa per capire esattamente cos’è successo e cosa non ha funzionato nel meccanismo». L’Italia, a quanto pare, se ne lava le mani.
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Non c’é problema, ‘Bobo’, io mi chiedo come è possibile che un partito come il tuo stia al governo del Paese.
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