Sanremo, ascolti sì. La serata "confusa e felice" di Amadeus
Degni di nota i momenti toccanti di Jebreal e Notaro, sprecato (per ora) Fiorello. E tanti ospiti da non capirci più niente.
È inevitabile. Nemmeno la tutina attillata anni Venti di Achille Lauro (sai che scandalo) o il playback di Al Bano possono farci qualcosa. Comunque la si giri, una serata intera del Festival di Sanremo lascia come Cristiano Malgioglio seduto in prima fila con gli occhiali da sole: impietriti. Perché è lunga, lunghissima, e prima o poi arrivano l’apatia e il sonno.
Partenza confusa Nel tentativo di animare gli inossidabili astanti, in platea e a casa, Amadeus si mostra molto felice e professionale (e gli ascolti lo premiano), mandando in scena sin dall’esordio di questa settantesima edizione una girandola frenetica di ospiti, che però diventa presto confusione. Un’accozzaglia di gag (alcune inutili), canzoni, pezzi inediti e pezzi storici: pur tra momenti piacevoli e ugole istituzionali (vedi l’emozionatissimo Tiziano Ferro o il duo Al Bano e Romina Power), ad un certo punto non ci si capisce più niente, tanto che l’ “Ama” nazionale ripete come un mantra “in gara” o “fuori gara” ad ogni uscita sul palco, forse per raccapezzarsi pure lui.
Fiorello sprecato e il momento Jebreal Il conduttore, per assicurarsi un po’ di fieno in cascina, schiera due pezzi da novanta come presenze fisse: Tiziano Ferro, amatissimo anche all’estero, e soprattutto l’amico fraterno Fiorello, probabilmente il jolly da utilizzare in caso di avaria, che apre il Festival ma rimane tutto sommato ai margini. Al di là del poco tempo a disposizione (causa turbinio di cui sopra) e in attesa delle altre serate, è uno spreco bello e buono. Nonostante arrivino a quasi un’ora dall’inizio, se la cavano le co-conduttrici di turno Diletta Leotta e Rula Jebreal: quest’ultima incanta la platea, purtroppo a serata assai inoltrata, con un monologo contro la violenza sulle donne da mettere i brividi. Come aveva annunciato Amadeus, tra le intenzioni della kermesse c’era quella di parlare delle donne e sensibilizzare sulla violenza nei loro confronti (specialmente dopo il polverone di polemiche dei giorni scorsi), e il momento della Jebreal, unito a quello di Gessica Notaro in qualità di ospite, hanno costituito una finestra seria e consapevole sull’argomento.
Chi canta cosa? Le nuove (finora non male) proposte, il cantante ospite fisso, il cantante ospite della serata che canta i suoi successi, il cantante ospite della serata che canta un inedito. Poi improvvisamente si rinviene un attimo e ci si ricorda che esistono dei big in gara. Sfogliando la margherita dei petali “in gara” e “non in gara” riusciamo ad ascoltare i pezzi, anche se ci distraggono cappelli di lana che nemmeno Er Monnezza e tutine attillate anni Venti piene di tatuaggi e lustrini (Achille Lauro “riprende” il San Francesco di Giotto e fa di nuovo gridare allo scandalo, con ovvia impennata di popolarità).
Le canzoni Per ora nessun brano memorabile, ma non si può dire che Amadeus abbia selezionato solo canzoni “sanremesi”. Sul palco, sperando di non esserci confusi con gli ospiti, arriva ogni tipo di genere. Dal sound anni Ottanta di Morgan e Bugo ai pezzi più contemporanei di Elodie e Anastasio, dal classico melodico al ritmo carioca di Gualazzi, fino ai brani più cantautoriali di Diodato e Marco Masini. Vanno ancora di moda le doppie parole che saranno tormentoni nella testa: “dov’è dov’è”, “panico panico” e simili. Nella prima classifica stilata sono avanti Le Vibrazioni, quasi ultima Rita Pavone (sempre energica come una pila e dal sound inaspettato), ultima la coppia Bugo-Morgan. Ma abbiamo fede, per fortuna o purtroppo siamo solo all’inizio.