Dall’illusione alla delusione, la speranza dei Cinque Stelle è Fico
I sondaggi rivelano un calo di consensi per il Movimento Cinque Stelle. Tra i botta e risposta Salvini-Di Maio, sale in cattedra la figura del Presidente della Camera
Quel «Ricordatevi come eravamo» gridato alla manifestazione grillina al Circo Massimo da Roberto Fico, qualche giorno fa, sembrava rivolto più a Di Maio e i suoi collaboratori che alla platea. Si, perché nel clima di delirio di manovre, sospetti e confusione dei Cinque Stelle al governo, il Presidente della Camera pare essere quello più ragionevole e, soprattutto, coerente alle origini del Movimento, alle idee e propositi che l’evoluzione nella coalizione gialloverde (evoluzione che ha portato ai primi scricchiolii interni) ha reso altalenanti e sempre più nebulosi.
Le dichiarazioni Le parole di Fico al raduno romano, quelle che più hanno smosso il pubblico, sono solo un esempio di una lunga serie di interventi che il ruolo istituzionale impone pacati e il più oggettivi possibile, ma che anche per questo assumono valore e si fanno notare. Dalle ultime dichiarazioni dopo la morte della giovane Desirée a Roma, in risposta a Salvini («Non ci vogliono le ruspe, ma più amore. La coesione sociale è il mezzo fondamentale per costruire tutto il resto della comunità solidale e un’economia sana e forte. I problemi complessi non si risolvono con la forza ma con la forza dell’intelligenza»), alle parole in merito alla cosiddetta pace fiscale («Se l’esecutivo prevede di attuare la parte dell’ “amnistia”, che non è nel nostro contratto di governo, è evidente che abbiamo un problema»). Dalla presa di distanza dall’ “amicizia” tra Salvini e il primo Ministro ungherese Orbán, nemico di Bruxelles e degli immigrati: «Orbán è quanto di più lontano ci sia nella mia testa, come politica, come principi e come valori», fino all’importante parere espresso sul caso della nave Diciotti e più in generale sulla questione migranti: «Io i porti non li chiuderei […] l’Europa tutta insieme deve farsi carico dei flussi migratori. E l’Italia, che è un Paese che si trova al confine con il Mediterraneo, non può tirarsi indietro, è qui che vanno aiutate le persone». Dettagli e punti di vista che gli elettori del Movimento più “a sinistra”, delusi dall’accordo con Salvini e dalla piega che sta prendendo l’esecutivo, sentono vicini e che sperano, forse, possano costituire avvisaglie per uno scossone futuro che possa cambiare le cose.
Un asso nella manica? Suggestione dei media o ipotesi, l’anima più “ortodossa” del Movimento esiste, ed è quella dei fedelissimi di Fico, appunto, che non perdono occasione per far notare l’appiattimento dell’azione di Di Maio su quella del ministro dell’Interno, anche se tentano poi di spegnere le polemiche con frasi come «Con il passare del tempo troveremo la sintesi tra le varie sensibilità del M5s e tra noi e la Lega» (parole del grillino Giuseppe Brescia). È ormai un dato di fatto che il Movimento Cinque Stelle sia sempre più fagocitato, in termini di possibili voti, di potere decisionale e di linea politica, dalla Lega. E le gaffes e i siparietti tra Di Maio e Salvini non portano chiarezza né affidabilità. Se il calo dei consensi dovesse continuare lento e inesorabile, Fico potrebbe rappresentare l’unica speranza per i grillini di invertire in qualche modo la rotta, di smarcarsi dalla Lega, di provare almeno a giocarsi un’altra carta.
Quel «Ricordatevi come eravamo» gridato alla manifestazione grillina al Circo Massimo da Roberto Fico, qualche giorno fa, sembrava rivolto più a Di Maio e i suoi collaboratori che alla platea. Si, perché nel clima di delirio di manovre, sospetti e confusione dei Cinque Stelle al governo, il Presidente della Camera pare essere quello più ragionevole e, soprattutto, coerente alle origini del Movimento, alle idee e propositi che l’evoluzione nella coalizione gialloverde (evoluzione che ha portato ai primi scricchiolii interni) ha reso altalenanti e sempre più nebulosi.
Le dichiarazioni Le parole di Fico al raduno romano, quelle che più hanno smosso il pubblico, sono solo un esempio di una lunga serie di interventi che il ruolo istituzionale impone pacati e il più oggettivi possibile, ma che anche per questo assumono valore e si fanno notare. Dalle ultime dichiarazioni dopo la morte della giovane Desirée a Roma, in risposta a Salvini («Non ci vogliono le ruspe, ma più amore. La coesione sociale è il mezzo fondamentale per costruire tutto il resto della comunità solidale e un’economia sana e forte. I problemi complessi non si risolvono con la forza ma con la forza dell’intelligenza»), alle parole in merito alla cosiddetta pace fiscale («Se l’esecutivo prevede di attuare la parte dell’ “amnistia”, che non è nel nostro contratto di governo, è evidente che abbiamo un problema»). Dalla presa di distanza dall’ “amicizia” tra Salvini e il primo Ministro ungherese Orbán, nemico di Bruxelles e degli immigrati: «Orbán è quanto di più lontano ci sia nella mia testa, come politica, come principi e come valori», fino all’importante parere espresso sul caso della nave Diciotti e più in generale sulla questione migranti: «Io i porti non li chiuderei […] l’Europa tutta insieme deve farsi carico dei flussi migratori. E l’Italia, che è un Paese che si trova al confine con il Mediterraneo, non può tirarsi indietro, è qui che vanno aiutate le persone». Dettagli e punti di vista che gli elettori del Movimento più “a sinistra”, delusi dall’accordo con Salvini e dalla piega che sta prendendo l’esecutivo, sentono vicini e che sperano, forse, possano costituire avvisaglie per uno scossone futuro che possa cambiare le cose.
Un asso nella manica? Suggestione dei media o ipotesi, l’anima più “ortodossa” del Movimento esiste, ed è quella dei fedelissimi di Fico, appunto, che non perdono occasione per far notare l’appiattimento dell’azione di Di Maio su quella del ministro dell’Interno, anche se tentano poi di spegnere le polemiche con frasi come «Con il passare del tempo troveremo la sintesi tra le varie sensibilità del M5s e tra noi e la Lega» (parole del grillino Giuseppe Brescia). È ormai un dato di fatto che il Movimento Cinque Stelle sia sempre più fagocitato, in termini di possibili voti, di potere decisionale e di linea politica, dalla Lega. E le gaffes e i siparietti tra Di Maio e Salvini non portano chiarezza né affidabilità. Se il calo dei consensi dovesse continuare lento e inesorabile, Fico potrebbe rappresentare l’unica speranza per i grillini di invertire in qualche modo la rotta, di smarcarsi dalla Lega, di provare almeno a giocarsi un’altra carta.