Il Governo Salvini-Di Maio e quella sinistra smarrita
Chi ha votato il Movimento per contrastare la Lega, ora se la ritrova al governo.
In questi giorni di ottovolante politico alla disperata ricerca di un governo, un ipotetico premio “Elettore smarrito e confuso 2018” sarebbe stato assegnato d’ufficio al deluso di sinistra che ha virato sui Cinque Stelle. E che ora si ritrova un esecutivo, di fatto non eletto, costruito con la Lega e appoggiato all’esterno anche da forze di estrema destra.
Una categoria corposa, forse più di quanto si pensi, quella degli elettori di provenienza Pd e non solo che hanno affidato il loro voto ai grillini (il 4 marzo, ma magari anche nelle precedenti tornate elettorali, quando i grillini stessi apparivano più “puri” e meno contraddittori) per una serie di motivi principali: perché hanno sperato almeno nell’abbattimento dei privilegi, in una politica più trasparente o a qualcosa che rimandasse anche solo da lontano ad un nuovo corso; perché il centrosinistra che prima li rappresentava semplicemente non esiste più, e un «pezzo del suo mondo», per dirlo alla D’Alema, è finito nel M5s. Infine, motivo non meno importante, forse più utilitaristico ma che i Cinque Stelle non potranno ignorare e non subirne le conseguenze in futuro, gli elettori del centrosinistra hanno affidato il loro voto ai grillini per non far vincere la Lega e la coalizione di centrodestra. Un “dettaglio” che molti incredibilmente sembrano sottovalutare o dimenticare quasi. Per farla semplice, chi ha votato il Movimento per contrastare Salvini & Co., ora se lo ritrova al governo.
In attesa di capire come e se questa inedita combinazione gialloverde riuscirà nel suo intento, l’elettorato deluso di centrosinistra confluito sui pentastellati è spaccato su due fronti: il fronte di chi si sente tradito e rinnega l’accordo con la Lega, ovvero non si considera pienamente rappresentato e non ha votato questo governo (da qui lo smarrimento), e il fronte di chi invece parla, abbastanza incredibilmente, di dare tempo al tempo, con commenti come «lasciali lavorare, vediamo», «era l’unico modo di mettersi all’opera», «i punti del programma dei Cinque Stelle, in fondo, ci sono tutti nel contratto». È quest’ultimo fronte che lascia più stupiti. E dà spazio ad una serie di incognite sul futuro, in caso di fallimento del tandem Salvini-Di Maio.
In questi giorni di ottovolante politico alla disperata ricerca di un governo, un ipotetico premio “Elettore smarrito e confuso 2018” sarebbe stato assegnato d’ufficio al deluso di sinistra che ha virato sui Cinque Stelle. E che ora si ritrova un esecutivo, di fatto non eletto, costruito con la Lega e appoggiato all’esterno anche da forze di estrema destra.
Una categoria corposa, forse più di quanto si pensi, quella degli elettori di provenienza Pd e non solo che hanno affidato il loro voto ai grillini (il 4 marzo, ma magari anche nelle precedenti tornate elettorali, quando i grillini stessi apparivano più “puri” e meno contraddittori) per una serie di motivi principali: perché hanno sperato almeno nell’abbattimento dei privilegi, in una politica più trasparente o a qualcosa che rimandasse anche solo da lontano ad un nuovo corso; perché il centrosinistra che prima li rappresentava semplicemente non esiste più, e un «pezzo del suo mondo», per dirlo alla D’Alema, è finito nel M5s. Infine, motivo non meno importante, forse più utilitaristico ma che i Cinque Stelle non potranno ignorare e non subirne le conseguenze in futuro, gli elettori del centrosinistra hanno affidato il loro voto ai grillini per non far vincere la Lega e la coalizione di centrodestra. Un “dettaglio” che molti incredibilmente sembrano sottovalutare o dimenticare quasi. Per farla semplice, chi ha votato il Movimento per contrastare Salvini & Co., ora se lo ritrova al governo.
In attesa di capire come e se questa inedita combinazione gialloverde riuscirà nel suo intento, l’elettorato deluso di centrosinistra confluito sui pentastellati è spaccato su due fronti: il fronte di chi si sente tradito e rinnega l’accordo con la Lega, ovvero non si considera pienamente rappresentato e non ha votato questo governo (da qui lo smarrimento), e il fronte di chi invece parla, abbastanza incredibilmente, di dare tempo al tempo, con commenti come «lasciali lavorare, vediamo», «era l’unico modo di mettersi all’opera», «i punti del programma dei Cinque Stelle, in fondo, ci sono tutti nel contratto». È quest’ultimo fronte che lascia più stupiti. E dà spazio ad una serie di incognite sul futuro, in caso di fallimento del tandem Salvini-Di Maio.