Tra glamour e auto elettriche, la vita spericolata di Virginia Raggi
Veste Balestra come una famosa attrice e si presta a spot sull'auto elettrica. Ma i problemi di Roma sono sempre lì
Dalla sciarpona e jeans all’abito da sera “blu elettrico” il passaggio è breve. In due anni Virginia Raggi è diventata glamour. Via abiti sciatti comprati all’Oviesse. Oggi, per le serate chic della Capitale, la sindaca veste Gattinoni e Balestra. Ma se qualcuno pensa che questo sia un editoriale sui vestiti di Virginia Raggi si sbaglia di grosso. O meglio: i vestiti c’entrano nella misura in cui divengono uno strumento di promozione che sfrutta la popolarità della giovane sindaca.
Abito gratis, pubblicità assicurata. Tutto iniziò lo scorso anno alla prima dell’Opera di Roma, quando Virginia si presentò – a sorpresa – stretta in un abito di Gattinoni. Poi, non contenta, replica qualche giorno fa con un abito di Balestra, per il Galà della Formula E a Villa Miani. Ovviamente la maison di moda della Capitale non ha avuto remore nel pubblicare sui social network immagini di Virginia (come fosse una famosa attrice o modella) stretta nel corpetto blu “in broccato laminato con scollo decolleté e gonna ampia”. Tanta bella pubblicità a costo zero. Ma è corretto che un sindaco di una delle principali capitali mondiali si presti per una campagna pubblicitaria? E pensare che proprio il suo partito aveva criticato Agnese Renzi e soprattutto Maria Elena Boschi per aver indossato abiti glamour in cerimonie ufficiali. Che fine ha fatto il pauperismo grillino?
“L’elettrico ci salverà”. L’inconsapevole Virginia, inoltre, presta la città al grandissimo spot dell’auto elettrica. Il 12 aprile allestisce una diretta Facebook mentre riceve, come sindaca della città, sei (e non mille) auto elettriche “donate da Nissan e Citroen”, come tengono a precisare con solerzia dal Comune. “Da oggi mi sposterò solo con l’auto elettrica”, sottolinea convinta. Preludio del grande magnifico spot della Formula E del 14 aprile. Dove si pensava di far correre il più blasonato e ricco circus della Formula 1, la sindaca ha optato per l’ “ecologica” gara elettrica. Diretta Mediaset farcita da pubblicità alle auto elettriche prodotte dalle solite multinazionali, i veicoli del futuro che “non inquinano”.
I mali di Roma, altro che E-car. Insomma, romani: comprate la macchina che si ricarica alla presa di casa. Poco importa che per produrre quella stessa energia “pulita” si brucino idrocarburi e che anche i veicoli elettrici contribuiscono al surriscaldamento globale. Poco importa se la città ha solo tre linee metro (di cui una ancora non interconnessa), tram del 1948 e bus a gasolio che inquinano e prendono fuoco. Poco importa che le strade siano piene di buche, che l’immondizia strabordi dai cassonetti e che l’Atac rischia la bancarotta. La municipalizzata dei trasporti pubblici, infatti, ha due mesi per presentare la fideiussione da 12 milioni di euro o perderà la concessione statale. A quel punto l’auto elettrica diventerà indispensabile.
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Dalla sciarpona e jeans all’abito da sera “blu elettrico” il passaggio è breve. In due anni Virginia Raggi è diventata glamour. Via abiti sciatti comprati all’Oviesse. Oggi, per le serate chic della Capitale, la sindaca veste Gattinoni e Balestra. Ma se qualcuno pensa che questo sia un editoriale sui vestiti di Virginia Raggi si sbaglia di grosso. O meglio: i vestiti c’entrano nella misura in cui divengono uno strumento di promozione che sfrutta la popolarità della giovane sindaca.
Abito gratis, pubblicità assicurata. Tutto iniziò lo scorso anno alla prima dell’Opera di Roma, quando Virginia si presentò – a sorpresa – stretta in un abito di Gattinoni. Poi, non contenta, replica qualche giorno fa con un abito di Balestra, per il Galà della Formula E a Villa Miani. Ovviamente la maison di moda della Capitale non ha avuto remore nel pubblicare sui social network immagini di Virginia (come fosse una famosa attrice o modella) stretta nel corpetto blu “in broccato laminato con scollo decolleté e gonna ampia”. Tanta bella pubblicità a costo zero. Ma è corretto che un sindaco di una delle principali capitali mondiali si presti per una campagna pubblicitaria? E pensare che proprio il suo partito aveva criticato Agnese Renzi e soprattutto Maria Elena Boschi per aver indossato abiti glamour in cerimonie ufficiali. Che fine ha fatto il pauperismo grillino?
“L’elettrico ci salverà”. L’inconsapevole Virginia, inoltre, presta la città al grandissimo spot dell’auto elettrica. Il 12 aprile allestisce una diretta Facebook mentre riceve, come sindaca della città, sei (e non mille) auto elettriche “donate da Nissan e Citroen”, come tengono a precisare con solerzia dal Comune. “Da oggi mi sposterò solo con l’auto elettrica”, sottolinea convinta. Preludio del grande magnifico spot della Formula E del 14 aprile. Dove si pensava di far correre il più blasonato e ricco circus della Formula 1, la sindaca ha optato per l’ “ecologica” gara elettrica. Diretta Mediaset farcita da pubblicità alle auto elettriche prodotte dalle solite multinazionali, i veicoli del futuro che “non inquinano”.
I mali di Roma, altro che E-car. Insomma, romani: comprate la macchina che si ricarica alla presa di casa. Poco importa che per produrre quella stessa energia “pulita” si brucino idrocarburi e che anche i veicoli elettrici contribuiscono al surriscaldamento globale. Poco importa se la città ha solo tre linee metro (di cui una ancora non interconnessa), tram del 1948 e bus a gasolio che inquinano e prendono fuoco. Poco importa che le strade siano piene di buche, che l’immondizia strabordi dai cassonetti e che l’Atac rischia la bancarotta. La municipalizzata dei trasporti pubblici, infatti, ha due mesi per presentare la fideiussione da 12 milioni di euro o perderà la concessione statale. A quel punto l’auto elettrica diventerà indispensabile.