Cos'è e cosa fa DiEM25, la prima lista transnazionale europea
Il progetto, nato a Napoli su iniziativa dell’ex ministro greco Varoufakis, va avanti nonostante il “no” di Bruxelles. Al grido di europeismo, ecologia e libertà
Nel marasma post elezioni italiane la notizia è passata un po’ in sordina. Ma la creazione della prima lista transnazionale europea, sulla base del movimento DiEM25 (fondato nel 2016 dall’ex ministro della Grecia Yanis Varoufakis), suscita curiosità e ci pone di fronte a domande e riflessioni sul futuro della politica. Può essere una lista comune fra più Paesi europei una svolta nel modo di pensarla e concepirla, una forma di “disobbedienza costruttiva”, come definita da alcuni giornali esteri? Il Parlamento Europeo ha bocciato la proposta di autorizzare la presentazione, alla prossima tornata elettorale del 2019, di organismi politici come questo. Ma la spinta radicale, ecologista e in nome di una nuova economia continentale sembra essere solo all’inizio.
Una lista dalle mille anime All’incontro di Napoli, come in un enorme calderone, si sono trovati i movimenti DeMa, guidato dal sindaco della città Luigi De Magistris, il francese Génération-s, raggruppamento di sinistra ed ecologista, il portoghese Livre, formazione europeista e libertaria. E ancora il movimento femminista e anti-austerity polacco, Razem, il partito progressista ecologista danese, Alternativet, e l’ala tedesca che appoggia DiEM25, Bündnis. Una riunione celebrativa aperta al pubblico, alla quale hanno assistito anche componenti di partiti e gruppi di Romania, Croazia, Slovenia, Francia e Germania. L’obiettivo è quello di arrivare, Bruxelles permettendo, alle Europee del 2019 con un progetto ben definito. Nel quale potrà essere coinvolta l’intera società civile.
Gli intenti comuni Programma unico, un candidato comune da presentare alla testa del gruppo e gli altri candidati approvati dai membri dei vari partiti e movimenti aderenti. Le regole di partecipazione democratica vanno di pari passo con lo sviluppo di una politica economica diversa, che avanzi contro il sistema attuale e cambi l’Europa. Varoufakis lo predica da due anni, il nuovo corso. È nel nome infinito (come leggiamo sul sito ufficiale della lista) che sulla carta ha dentro tutto: il “New Deal Ecologico Pan-Europeo”, un insieme di politiche economiche e sociali per far ripartire gli investimenti e contrastare le disuguaglianze in soli due anni.
Ecologia e nuova finanza Un progetto quantomeno ambizioso e simbolico, che secondo DiEM25 sarà attuabile con le istituzioni esistenti della Ue. Una sorta di prova di Europa a struttura federale, e in aperta disobbedienza ai rigidi diktat posti finora da Bruxelles. Già lo scorso anno l’ex ministro dell’Economia greco suggeriva al presidente della Banca Centrale Europea un cambio di rotta: «Mario Draghi dovrebbe poter acquistare bond alla Banca Europea di Investimenti e usare il denaro per una riconversione ecologica, non farlo andare alla finanza speculativa ma immetterlo nel tessuto produttivo». Nel programma di DiEM25 ha un ruolo fondamentale proprio la promozione dello sviluppo sostenibile e delle rinnovabili, con un massiccio piano di investimenti verdi per il 4,5 per cento del Pil europeo ogni anno. Questa riconversione avverrebbe in stretta collaborazione con le varie amministrazioni cittadine, rivalutando inoltre il settore pubblico e i beni comuni.
Un’Assemblea simbolica Una nuova Europa richiede cittadini partecipativi e liberi, proclamano a gran voce i rappresentanti della lista, che dal prossimo giugno presenteranno un Manifesto comune e gireranno tutto il continente per farsi conoscere. Il movimento punta ad un’Assemblea costituente, a realizzare cioè, almeno per ora in maniera simbolica, una Costituzione democratica europea partita dal basso, creata dai cittadini per i cittadini. DiEM25 ha annunciato addirittura una data, il 2025, in cui Assemblea e Parlamento Europeo potranno dare forma scritta al documento.
Uno spunto di riflessione Il progetto e l’organizzazione della lista transnazionale saranno probabilmente più dettagliati nei prossimi mesi. Ma al di là delle reali possibilità di successo, o della fattibilità di un programma che indubbiamente dovrebbe scardinare un sistema europeo pluridecennale, l’esperimento DiEM25 (forse a breve rinominato “Movimento di liberazione europeo”) stuzzica già analisti e scienziati politici. Potrebbero funzionare nei prossimi anni queste liste? E in che scala? Varoufakis parla di lotta per la libertà, contro il sistema e contro i venti di chiusura e paura portati da nuovo razzismo e nazionalismo. Questi ultimi due aspetti si sono diffusi e connessi in molti Paesi dell’Europa; lo stesso quindi, in contrapposizione, potrebbe avvenire con le anime ecologiste, radicali e libertarie che sono rappresentate da DiEM25, e che non si può escludere possano essere emulate e replicate in futuro.
Nel marasma post elezioni italiane la notizia è passata un po’ in sordina. Ma la creazione della prima lista transnazionale europea, sulla base del movimento DiEM25 (fondato nel 2016 dall’ex ministro della Grecia Yanis Varoufakis), suscita curiosità e ci pone di fronte a domande e riflessioni sul futuro della politica. Può essere una lista comune fra più Paesi europei una svolta nel modo di pensarla e concepirla, una forma di “disobbedienza costruttiva”, come definita da alcuni giornali esteri? Il Parlamento Europeo ha bocciato la proposta di autorizzare la presentazione, alla prossima tornata elettorale del 2019, di organismi politici come questo. Ma la spinta radicale, ecologista e in nome di una nuova economia continentale sembra essere solo all’inizio.
Una lista dalle mille anime All’incontro di Napoli, come in un enorme calderone, si sono trovati i movimenti DeMa, guidato dal sindaco della città Luigi De Magistris, il francese Génération-s, raggruppamento di sinistra ed ecologista, il portoghese Livre, formazione europeista e libertaria. E ancora il movimento femminista e anti-austerity polacco, Razem, il partito progressista ecologista danese, Alternativet, e l’ala tedesca che appoggia DiEM25, Bündnis. Una riunione celebrativa aperta al pubblico, alla quale hanno assistito anche componenti di partiti e gruppi di Romania, Croazia, Slovenia, Francia e Germania. L’obiettivo è quello di arrivare, Bruxelles permettendo, alle Europee del 2019 con un progetto ben definito. Nel quale potrà essere coinvolta l’intera società civile.
Gli intenti comuni Programma unico, un candidato comune da presentare alla testa del gruppo e gli altri candidati approvati dai membri dei vari partiti e movimenti aderenti. Le regole di partecipazione democratica vanno di pari passo con lo sviluppo di una politica economica diversa, che avanzi contro il sistema attuale e cambi l’Europa. Varoufakis lo predica da due anni, il nuovo corso. È nel nome infinito (come leggiamo sul sito ufficiale della lista) che sulla carta ha dentro tutto: il “New Deal Ecologico Pan-Europeo”, un insieme di politiche economiche e sociali per far ripartire gli investimenti e contrastare le disuguaglianze in soli due anni.
Ecologia e nuova finanza Un progetto quantomeno ambizioso e simbolico, che secondo DiEM25 sarà attuabile con le istituzioni esistenti della Ue. Una sorta di prova di Europa a struttura federale, e in aperta disobbedienza ai rigidi diktat posti finora da Bruxelles. Già lo scorso anno l’ex ministro dell’Economia greco suggeriva al presidente della Banca Centrale Europea un cambio di rotta: «Mario Draghi dovrebbe poter acquistare bond alla Banca Europea di Investimenti e usare il denaro per una riconversione ecologica, non farlo andare alla finanza speculativa ma immetterlo nel tessuto produttivo». Nel programma di DiEM25 ha un ruolo fondamentale proprio la promozione dello sviluppo sostenibile e delle rinnovabili, con un massiccio piano di investimenti verdi per il 4,5 per cento del Pil europeo ogni anno. Questa riconversione avverrebbe in stretta collaborazione con le varie amministrazioni cittadine, rivalutando inoltre il settore pubblico e i beni comuni.
Un’Assemblea simbolica Una nuova Europa richiede cittadini partecipativi e liberi, proclamano a gran voce i rappresentanti della lista, che dal prossimo giugno presenteranno un Manifesto comune e gireranno tutto il continente per farsi conoscere. Il movimento punta ad un’Assemblea costituente, a realizzare cioè, almeno per ora in maniera simbolica, una Costituzione democratica europea partita dal basso, creata dai cittadini per i cittadini. DiEM25 ha annunciato addirittura una data, il 2025, in cui Assemblea e Parlamento Europeo potranno dare forma scritta al documento.
Uno spunto di riflessione Il progetto e l’organizzazione della lista transnazionale saranno probabilmente più dettagliati nei prossimi mesi. Ma al di là delle reali possibilità di successo, o della fattibilità di un programma che indubbiamente dovrebbe scardinare un sistema europeo pluridecennale, l’esperimento DiEM25 (forse a breve rinominato “Movimento di liberazione europeo”) stuzzica già analisti e scienziati politici. Potrebbero funzionare nei prossimi anni queste liste? E in che scala? Varoufakis parla di lotta per la libertà, contro il sistema e contro i venti di chiusura e paura portati da nuovo razzismo e nazionalismo. Questi ultimi due aspetti si sono diffusi e connessi in molti Paesi dell’Europa; lo stesso quindi, in contrapposizione, potrebbe avvenire con le anime ecologiste, radicali e libertarie che sono rappresentate da DiEM25, e che non si può escludere possano essere emulate e replicate in futuro.
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