Pagheremo le bollette dei morosi? La fake news è in prima pagina
D’ora in poi pagheremo per i morosi che non pagano la bolletta? In futuro probabilmente sì. Vedremo cosa deciderà l’Autorità per l’energia, il progetto è in discussione. Ma per il momento non è così. Quello che ha scritto il Sole 24 Ore nell’articolo “Bolletta non pagata? Da ora è a carico di tutti”, firmato da Jacopo Giliberto, è semplicemente falso. Non è vero, punto.
Lo spiega benissimo un articolo de La Staffetta Quotidiana intitolato “una Fake News in prima pagina”. Eh già, perché quello che ha pubblicato il Sole è falso. Ma non solo, capovolge i fatti, che a ben vedere è un po’ più grave. Come spiega benissimo il giornale specializzato in energia (una delle due massime testate specialistiche del settore), in realtà, quello che paghiamo già – perché lo stiamo già pagando nelle nostre bollette – è un bel buco lasciato, non solo e non tanto dai morosi, quanto dalle aziende energetiche. E in particolare da un’impresa che fa parte della galassia Confindustria a sua volta padrona del Sole24Ore che la cita come vittima dei morosi: la società Gala.
Il crack dell’azienda di Filippo Tortoriello, presidente di Unindustria, la Confindustria del Lazio di cui la Gala fa parte, non deriva in massima parte dalle morosità accumulate dai tanti che non pagano perché non possono, o perché sono furbetti della bolletta; ma dalla gara Consip per le forniture energetiche della pubblica amministrazione. Nel 2014, infatti la Gala ha vinto la gara che all’epoca valeva un miliardo. Nessuno prima di allora aveva mai vinto da solo. Come ha fatto? Con un prezzo talmente basso da essere imbattibile. Ha vinto tutti i lotti di gara offrendo un prezzo irrisorio. Un vero affare per lo Stato. Peccato che poi le fluttuazioni continue a cui è esposto il mercato energetico abbiano determinato un rialzo del prezzo dell’energia. Questo ha prodotto un’elementare conseguenza: l’elettricità comprata a caro prezzo doveva essere rivenduta al prezzo “stracciato” che aveva permesso di vincere la gara. A quel punto non essendosi la Gala coperta con strumenti finanziari adeguati per scongiurare un rischio del genere, far tornare i conti è diventato impossibile e il crack inevitabile. E alla fine la sola risposta alla procedura liquidatoria è stata la socializzazione delle perdite – almeno per quanto riguarda gli oneri. Ossia la ricaduta sulla bolletta dei consumatori finali. Come afferma la Staffetta: “l’esposizione di Gala verso i distributori ha raggiunto i 4-500 milioni. Poiché però solo per poco più di metà si tratta di oneri di sistema, (…) il buco che finirà spalmato sulle famiglie e gli altri clienti che pagano regolarmente è stimabile attualmente, (…), in circa 200 milioni per la sola Gala (senza contare i buchi di altre società espulse come Gala dal mercato per inadempimenti, come più recentemente Youtrade-Innowatio)”. E proprio di 200 milioni parla il Sole24Ore, indicando i morosi come responsabili e le imprese come vittime.
I costi aggiuntivi in bolletta per il momento non derivano da chi le bollette non le paga, sebbene, come afferma ancora la Staffetta: “l’Autorità sta in effetti lavorando a un meccanismo di socializzazione parziale della morosità che vedrà probabilmente la luce nei prossimi mesi e che si aggiungerà, per chi non lo sapesse, a diverse forme di socializzazione del rischio morosità che già da anni esistono nella regolazione”. Morale: domani pagheremo per i furbetti della bolletta, ma intanto già stiamo pagando per i debiti di imprese energetiche la principale delle quali legata a Confindustria.
Ora, un giornale ritenuto fra i più “istituzionali” che stravolge i fatti al punto da arrivare a mentire per coprire un’azienda legata al proprio gruppo e far ricadere lo sdegno su altri, che credibilità può avere? Resta da stabilire, ma intanto hanno abboccato tutti i più grandi giornali italiani, o quasi. Menzione speciale per Repubblica che cavalcando lo sdegno esploso in rete ha addirittura messo il rimando al link della delibera dell’Autorità garante. Peccato che la delibera affermi l’esatto contrario rispetto al senso del pezzo. Bastava leggere l’articolo 1 della stessa per capire che si trattava dei crediti non recuperabili delle imprese distributrici prodotti dall’utente del trasporto debitore, ossia le imprese di vendita. Ma si sa, quei documenti sono di una complicazione e una noia che nessuno li legge. Nemmeno loro.