Il Pd non è morto. Nonostante il voto in Sicilia
I dem conquistano la stessa percentuale delle elezioni del 2012 in una regione che guarda da sempre al centro-destra. Ma ora Palazzo Chigi diventa una chimera
Certo, il Pd non sta passando un periodo felice. Quella siciliana è una sconfitta senza dubbio. Come fu quella a Roma lo scorso anno, o quella di Ostia domenica scorsa. Ma, possiamo dirlo senza ombra di dubbio, erano sconfitte annunciate. Non solo perché è in calo la popolarità di Matteo Renzi, ma anche e soprattutto perché, soprattutto in Sicilia e a Ostia, i voti gli elettori si sono spesso rivolti a destra.
Il Pd non è morto. In Sicilia, alle scorse elezioni regionali del 2012, il centro-sinistra con Rosario Crocetta vinse ma solo perché il centro-destra si propose diviso. E, prima di allora, si ricordano quasi solo presidenti centristi o di centro-destra sull’isola. Va inoltre considerato che il Pd come lista ha ricevuto domenica scorsa la stessa percentuale di voti delle elezioni del 2012.
La scelta del voto disgiunto. Il Pd in Sicilia è debole ma non è morto. È debole perché lo è sempre stato. Ancora brucia la sconfitta del centro-sinistra alle elezioni politiche del 2001 quando Berlusconi portò a casa tutti e 61 seggi siciliani. In ogni caso, nell’analisi del voto di domenica scorsa, è necessario tenere conto anche dell’effetto del voto disgiunto e del sistema elettorale siciliano. Gli elettori dell’isola possono votare una lista e un candidato presidente anche se questo non è legato alla lista prescelta. E così è avvenuto in maniera piuttosto considerevoli. Giancarlo Cancelleri, candidato del Movimento 5 Stelle ha conquistato 200mila voti in più rispetto alla lista M5S. Da dove arrivano questi voti? Da un semplice confronto dei numeri, è chiaro che la stragrande maggioranza dei voti disgiunti arrivi proprio dagli elettori del Pd che hanno votato la lista democratica ma poi hanno preferito il candidato grillino a Fabrizio Micari. Cancelleri è stato più convincente del rettore dell’Università di Palermo. Oppure semplicemente gli elettori del pd hanno capito che solo l’esponente 5 stelle avrebbe potuto fermare l’avanzata di Nello Musumeci e il ritorno del centro-destra al governo della regione.
Un’altra storia. Alle elezioni politiche, però, sarà un’altra storia, non illudiamoci. Il Pd sarà primo o secondo partito, mentre nel gioco delle coalizioni la sfida sarà tra centro-destra e centro-sinistra se reggerà la prima e se si riuscirà a formare la seconda. In ogni caso vedremo un Parlamento balcanizzato dove non ci sarà nessun vincitore e quindi anche nessun perdente.
Certo, il Pd non sta passando un periodo felice. Quella siciliana è una sconfitta senza dubbio. Come fu quella a Roma lo scorso anno, o quella di Ostia domenica scorsa. Ma, possiamo dirlo senza ombra di dubbio, erano sconfitte annunciate. Non solo perché è in calo la popolarità di Matteo Renzi, ma anche e soprattutto perché, soprattutto in Sicilia e a Ostia, i voti gli elettori si sono spesso rivolti a destra.
Il Pd non è morto. In Sicilia, alle scorse elezioni regionali del 2012, il centro-sinistra con Rosario Crocetta vinse ma solo perché il centro-destra si propose diviso. E, prima di allora, si ricordano quasi solo presidenti centristi o di centro-destra sull’isola. Va inoltre considerato che il Pd come lista ha ricevuto domenica scorsa la stessa percentuale di voti delle elezioni del 2012.
La scelta del voto disgiunto. Il Pd in Sicilia è debole ma non è morto. È debole perché lo è sempre stato. Ancora brucia la sconfitta del centro-sinistra alle elezioni politiche del 2001 quando Berlusconi portò a casa tutti e 61 seggi siciliani. In ogni caso, nell’analisi del voto di domenica scorsa, è necessario tenere conto anche dell’effetto del voto disgiunto e del sistema elettorale siciliano. Gli elettori dell’isola possono votare una lista e un candidato presidente anche se questo non è legato alla lista prescelta. E così è avvenuto in maniera piuttosto considerevoli. Giancarlo Cancelleri, candidato del Movimento 5 Stelle ha conquistato 200mila voti in più rispetto alla lista M5S. Da dove arrivano questi voti? Da un semplice confronto dei numeri, è chiaro che la stragrande maggioranza dei voti disgiunti arrivi proprio dagli elettori del Pd che hanno votato la lista democratica ma poi hanno preferito il candidato grillino a Fabrizio Micari. Cancelleri è stato più convincente del rettore dell’Università di Palermo. Oppure semplicemente gli elettori del pd hanno capito che solo l’esponente 5 stelle avrebbe potuto fermare l’avanzata di Nello Musumeci e il ritorno del centro-destra al governo della regione.
Un’altra storia. Alle elezioni politiche, però, sarà un’altra storia, non illudiamoci. Il Pd sarà primo o secondo partito, mentre nel gioco delle coalizioni la sfida sarà tra centro-destra e centro-sinistra se reggerà la prima e se si riuscirà a formare la seconda. In ogni caso vedremo un Parlamento balcanizzato dove non ci sarà nessun vincitore e quindi anche nessun perdente.