La grande fuga di Luigi Di Maio
Il Movimento 5 Stelle non vince. E il leader pentastellato annulla il duello con Renzi su La7
Il Movimento 5 Stelle non ha vinto in Sicilia. Non ha perso in modo drammatico, questo è certo – il Pd e le sinistre sono le vere sconfitte – ma non ha certamente vinto. E dopo la estenuante campagna elettorale fatta sul campo, ci si aspettava ben altro risultato. Il Movimento avrebbe potuto vincere se avesse convinto i molti, moltissimi astenuti. Sono loro il vero partito che (da anni) potrebbe incidere sugli equilibri politici locali e nazionali: non l’ha fatto. Di Maio – come molti suoi predecessori – nel discorso di chiusura dopo il voto, ha ribadito che il suo obiettivo non è duellare con Berlusconi, Renzi o Salvini ma convincere gli astenuti. Tutto già scritto.
Come se fosse una vittoria, però, Di Maio oggi ha anche preso la palla al balzo per annullare l’incontro di martedì prossimo con Matteo Renzi a DiMartedì su La7, sostenendo che il voto siciliano sia indicativo per la leadership nel Paese.
Ha dimenticato – o ha finto di dimenticarsene, Di Maio – che la Sicilia non è certo l’Italia intera, è una delle regioni – per quanto importante. Eppure a fronte del voto di oggi, lo stesso Di Maio in fretta e furia ha dichiarato Matteo Renzi un non-leader e ha annullato l’incontro che lui stesso aveva chiesto su La7. Tutto molto marzulliano.
Per alcuni quella di Di Maio è stata una mossa da grande stratega. In realtà si è trattato di una decisione volta a limitare il danno e riorganizzare messaggi e risposte. Cosa accadrebbe, se dopo il risultato in Sicilia, Renzi lo mettesse in difficoltà davanti a tutti nel primo vero duello pubblico? Il rischio di bruciare la campagna elettorale al via è troppo alto, Di Maio ha preferito fuggire. Lo ha fatto accampando scuse molto prevedibili e per certi aspetti non vere.
E che tutto sia stato dettato dalla paura di commettere un passo falso, lo ha detto anche la decisione di mandare Alessandro Di Battista in trasmissione da Floris, con una intervista in differita. Ebbene: che senso avrà un confronto apparecchiato e senza contraddittorio ma soprattutto senza uno dei due leader? Il grande scontro Di Maio-Renzi si sta così trasformando in una delle tante interviste da talk show.
In ultimo, il giornalismo: la trasmissione di Floris è rimasta sullo sfondo dei Vengo, non vengo, in diretta, non in diretta, con quell’interlocutore, no forse con quell’altro. Quasi fosse una stanza da affittare. Va bene tutto, fate voi.
Il Movimento 5 Stelle non ha vinto in Sicilia. Non ha perso in modo drammatico, questo è certo – il Pd e le sinistre sono le vere sconfitte – ma non ha certamente vinto. E dopo la estenuante campagna elettorale fatta sul campo, ci si aspettava ben altro risultato. Il Movimento avrebbe potuto vincere se avesse convinto i molti, moltissimi astenuti. Sono loro il vero partito che (da anni) potrebbe incidere sugli equilibri politici locali e nazionali: non l’ha fatto. Di Maio – come molti suoi predecessori – nel discorso di chiusura dopo il voto, ha ribadito che il suo obiettivo non è duellare con Berlusconi, Renzi o Salvini ma convincere gli astenuti. Tutto già scritto.
Come se fosse una vittoria, però, Di Maio oggi ha anche preso la palla al balzo per annullare l’incontro di martedì prossimo con Matteo Renzi a DiMartedì su La7, sostenendo che il voto siciliano sia indicativo per la leadership nel Paese.
Ha dimenticato – o ha finto di dimenticarsene, Di Maio – che la Sicilia non è certo l’Italia intera, è una delle regioni – per quanto importante. Eppure a fronte del voto di oggi, lo stesso Di Maio in fretta e furia ha dichiarato Matteo Renzi un non-leader e ha annullato l’incontro che lui stesso aveva chiesto su La7. Tutto molto marzulliano.
Per alcuni quella di Di Maio è stata una mossa da grande stratega. In realtà si è trattato di una decisione volta a limitare il danno e riorganizzare messaggi e risposte. Cosa accadrebbe, se dopo il risultato in Sicilia, Renzi lo mettesse in difficoltà davanti a tutti nel primo vero duello pubblico? Il rischio di bruciare la campagna elettorale al via è troppo alto, Di Maio ha preferito fuggire. Lo ha fatto accampando scuse molto prevedibili e per certi aspetti non vere.
E che tutto sia stato dettato dalla paura di commettere un passo falso, lo ha detto anche la decisione di mandare Alessandro Di Battista in trasmissione da Floris, con una intervista in differita. Ebbene: che senso avrà un confronto apparecchiato e senza contraddittorio ma soprattutto senza uno dei due leader? Il grande scontro Di Maio-Renzi si sta così trasformando in una delle tante interviste da talk show.
In ultimo, il giornalismo: la trasmissione di Floris è rimasta sullo sfondo dei Vengo, non vengo, in diretta, non in diretta, con quell’interlocutore, no forse con quell’altro. Quasi fosse una stanza da affittare. Va bene tutto, fate voi.