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Diritto di critica | November 5, 2024

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Nord Corea, anche la Gran Bretagna pronta a schierarsi

Secondo fonti dei media inglesi, Londra potrebbe aiutare gli americani in un’eventuale invasione della Corea del Nord, che rimane al di fuori dei confini di applicazione dell’articolo 5 del Patto Atlantico.

Come nei presagi storico-politici peggiori, sperando restino solo presagi, nella comunità internazionale si analizzano le opzioni e i possibili piani da attuare, dopo i deliri e i venti di guerra agitati pericolosamente dal dittatore Kim Jong-un, tra missili, minacce e ripensamenti. Secondo un rapporto della Camera dei Comuni inglese, pubblicato sul sito del Parlamento e riportato dal “Business Insider”, la Gran Bretagna sarebbe pronta a supportare militarmente gli Stati Uniti in caso di guerra con la Corea del Nord, sebbene non ci sia l’obbligo di intervento previsto dall’articolo 5 del Patto Atlantico della Nato: reciproca “assistenza”, anche militare, degli Stati membri se uno di essi venisse attaccato. Ma solo nelle aree di Europa, Nord America e Atlantico settentrionale. I limiti dell’articolo 5 impedirono alla stessa Gran Bretagna, nel 1982, di rivendicare un intervento degli alleati dopo l’invasione delle isole Falkland da parte dell’Argentina. Il documento della House of Commons afferma che «il fatto che Guam si trovi al di fuori del mandato Nato non significa che gli alleati non assistano gli Stati Uniti in caso di scoppio delle ostilità con Pyongyang. Se avvenisse un’aggressione nordcoreana, alcuni di loro (Regno Unito incluso) potrebbero rispondere positivamente ad una richiesta di collaborazione da parte degli Usa». Il premier Theresa May non conferma né smentisce, in un clima generale di tensione e forte incertezza.

Una situazione indecifrabile Ogni giorno che passa, l’ostinato e sordo braccio di ferro tra Kim Jong-un e Donald Trump disorienta e spaventa la Comunità internazionale: a nulla sembrano servire gli ammonimenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e le sanzioni (peraltro già comminate da tempo, praticamente tutte quelle possibili) alla Corea del Nord. Bloccare il programma nucleare di Pyongyang è evidentemente impossibile, e la scarsità di informazioni precise dall’interno rendono il quadro imprevedibile e quindi più pericoloso. L’equilibrio dell’area del Pacifico e di conseguenza mondiale sono messi a dura prova, anche perché aspetto geopolitico ed economico si intrecciano inevitabilmente; se Corea del Sud e Giappone si schierano con gli Usa e ricevono minacce di distruzione, la Cina, partner commerciale privilegiato della Corea del Nord, frena le importazioni dal Paese e appoggia un’azione nell’ambito del diritto internazionale, ma è contraria all’azione militare e, secondo alcuni analisti, teme che ulteriori sanzioni possano mettere in ginocchio i nordcoreani e spingerli ad emigrare proprio in direzione della Cina. In poche parole, Pechino non vuole un collasso di regime a due passi da casa, né tantomeno un conflitto. L’unico contraltare all’approccio aggressivo (anche via social) di Donald Trump nei confronti delle provocazioni nordcoreane potrebbe essere Vladimir Putin, che ha dichiarato poche ore fa: «Siamo sull’orlo di un conflitto su larga scala. Le pressioni e la retorica insultante non portano da nessuna parte. Bisogna impostare un dialogo tra tutte le parti, ma senza precondizioni».

Guam attende il suo destino? Di fatto, se Jong-un, per ora purtroppo ben saldo al potere, decidesse di rendere reale il suo inquietante “capriccio” e colpisse Guam, l’effetto domino della sua azione sarà pressoché inevitabile. La piccola isola spersa nell’Oceano Pacifico è territorio americano dagli inizi del Novecento e dista 2mila miglia dalla Corea del Nord e 4mila miglia dalle Hawaii. Un terzo di Guam è occupato dalle forze armate statunitensi (più di 10mila soldati); tra le basi insediate anche la Andersen Air Force Base, punto strategico di decollo verso la penisola coreana, e la Naval Base Guam. Trump ha mandato i caccia a sorvolare il confine tra le due Coree, e il mondo resta con il fiato sospeso. In attesa della prossima mossa.