Roma senz'acqua. La nuova grana per la Raggi
Siccità ma anche una rete colabrodo. Così i cittadini della Capitale vedono ridursi la pressione nei rubinetti
Una nuova grana per Virginia Raggi. La sindaca della Capitale e della Città metropolitana di Roma si ritrova ad affrontare una nuova emergenza. Non bastano le buche lungo le strade, l’immondizia che l’Ama fa fatica a rimuovere, i topi e i gabbiani che si sono “impadroniti” delle strade e dei tetti della città. A Roma e nel suo circondario, da qualche mese manca l’acqua.
Senza acqua. Da circa tre mesi, l’azienda che fornisce acqua ed elettricità alla Capitale – Acea – di proprietà al 51% di Roma Capitale, è costretta a ridurre la fornitura idrica. Prima le diminuzioni di pressione hanno interessato alcuni quartieri (quadranti nord e sud-est) ma ora l’emergenza sembra interessare tutto il territorio. Così, in molti edifici sprovvisti di autoclave, i condomini iniziano a lamentare distacchi o pressione molto ridotta, soprattutto coloro che vivono nei piani più alti. Una situazione che si aggiunge a quella forse più grave nella zona dei Castelli Romani, ma che potrebbe peggiorare con distacchi notturni o in determinati orari su gran parte del territorio della città metropolitana.
Siccità, ma non solo. Riduzioni della pressione o distacchi sembra siano necessari per far fronte alle poche scorte che Roma e il suo circondario hanno a disposizione a causa di una primavera poco piovosa. Ma la siccità da sola non può bastare a giustificare una situazione così difficile. Secondo i sindacati, infatti, la rete idrica della Città metropolitana di Roma avrebbe una dispersione pari al 44% dell’acqua distribuita, una perdita che – se confermata dalle autorità competenti – dimostra il pessimo stato del sistema idrico della Capitale, un sistema che risale in buona parte agli anni Cinquanta del secolo scorso.
Nessuna soluzione immediata in vista. L’Acea attingerà per il periodo estivo al lago di Bracciano, a nord di Roma, per far fronte in parte alla criticità. Ma i comuni lacustri sono sul piede di guerra perché l’utilizzo dell’acqua del lago – non alimentato da affluenti – porterà alla diminuzione di varie decine di centimetri del livello, causando un danno grave all’ecosistema. Servirà invece vario tempo per avviare e completare un’operazione di ammodernamento della rete su vasta scala che riduca al minimo le perdite. Nel frattempo fioccano diffide e cause contro Acea da parte dei cittadini che si ritrovano senz’acqua, in una città che sta diventando una capitale da terzo mondo.
Una nuova grana per Virginia Raggi. La sindaca della Capitale e della Città metropolitana di Roma si ritrova ad affrontare una nuova emergenza. Non bastano le buche lungo le strade, l’immondizia che l’Ama fa fatica a rimuovere, i topi e i gabbiani che si sono “impadroniti” delle strade e dei tetti della città. A Roma e nel suo circondario, da qualche mese manca l’acqua.
Senza acqua. Da circa tre mesi, l’azienda che fornisce acqua ed elettricità alla Capitale – Acea – di proprietà al 51% di Roma Capitale, è costretta a ridurre la fornitura idrica. Prima le diminuzioni di pressione hanno interessato alcuni quartieri (quadranti nord e sud-est) ma ora l’emergenza sembra interessare tutto il territorio. Così, in molti edifici sprovvisti di autoclave, i condomini iniziano a lamentare distacchi o pressione molto ridotta, soprattutto coloro che vivono nei piani più alti. Una situazione che si aggiunge a quella forse più grave nella zona dei Castelli Romani, ma che potrebbe peggiorare con distacchi notturni o in determinati orari su gran parte del territorio della città metropolitana.
Siccità, ma non solo. Riduzioni della pressione o distacchi sembra siano necessari per far fronte alle poche scorte che Roma e il suo circondario hanno a disposizione a causa di una primavera poco piovosa. Ma la siccità da sola non può bastare a giustificare una situazione così difficile. Secondo i sindacati, infatti, la rete idrica della Città metropolitana di Roma avrebbe una dispersione pari al 44% dell’acqua distribuita, una perdita che – se confermata dalle autorità competenti – dimostra il pessimo stato del sistema idrico della Capitale, un sistema che risale in buona parte agli anni Cinquanta del secolo scorso.
Nessuna soluzione immediata in vista. L’Acea attingerà per il periodo estivo al lago di Bracciano, a nord di Roma, per far fronte in parte alla criticità. Ma i comuni lacustri sono sul piede di guerra perché l’utilizzo dell’acqua del lago – non alimentato da affluenti – porterà alla diminuzione di varie decine di centimetri del livello, causando un danno grave all’ecosistema. Servirà invece vario tempo per avviare e completare un’operazione di ammodernamento della rete su vasta scala che riduca al minimo le perdite. Nel frattempo fioccano diffide e cause contro Acea da parte dei cittadini che si ritrovano senz’acqua, in una città che sta diventando una capitale da terzo mondo.