Sconfitta a 5 Stelle. E Renzi può ora pensare alla legge elettorale
Il voto ha dato un'indicazione chiara: se le regole del gioco favoriscono le alleanze, Grillo perde
Il Movimento 5 Stelle ha perso. Ma non è sparito. È uscito sconfitto nell’ambito di un sistema elettorale (quello delle elezioni comunali) che favorisce le alleanze. Non a caso, il Pd e il centro-destra si ritrovano a sfidarsi in quasi tutti i comuni capoluogo di provincia per il secondo turno. I candidati del Pd hanno potuto contare anche sull’aiuto di partiti e liste di sinistra, mentre Lega Nord e Forza Italia insieme hanno riscoperto il sapore della vittoria. Come finirà? Probabilmente con un’eccezionale affermazione dei candidati del centro-destra. Ma…
Il Movimento sconfitto. I 5 Stelle oggi si leccano le ferite. Pur mantenendo le stesse percentuali indicate dai sondaggi (ad eccezione di Parma), non sono riusciti a replicare l’incredibile successo dello scorso anno quando conquistarono Roma e Torino con una certa facilità. Pesano sulla scelta degli elettori i risultati deludenti delle due amministrazioni (Roma su tutte), quasi come se chi si è recato a votare non si sia fidato delle facce nuove proposte dal duo Grillo e Casaleggio. Ma pesa anche un sistema elettorale che rappresenta, per i 5 Stelle, un’arma a doppio taglio. Il doppio turno favorisce le alleanze che M5s non ha mai voluto fare. Così, non sempre è facile accedere al secondo turno, quel secondo turno che permise una schiacciante vittoria nella Capitale solo un anno fa. Sì, perché quando il Movimento accede alla seconda tornata delle votazioni, quasi sempre vince, attirando i voti “contro” degli elettori che non sono più rappresentati dai candidati esclusi.
Il Pd non ha (ancora) vinto. Nel Pd non si gioisce. Perché se è vero che il partito tiene, non è detto che tra due settimane i suoi candidati diverranno sindaci. È difficile capire quali saranno i flussi di voto degli elettori grillini, privi del proprio candidato. Per questo Renzi rimane in disparte e manda avanti i suoi fedelissimi che in tv tengono un tono piuttosto dimesso.
Grande festa a destra. A festeggiare, invece, sono gli esponenti del centro-destra. Se Lega e Forza Italia sono divisi a livello nazionale, nei comuni e in varie regioni sono alleati e, in queste elezioni, anche vincenti. Così, in molti – ad iniziare da Renato Brunetta – festeggiano il risultato come significativo dell’importanza di un ritorno ad un’alleanza a livello nazionale tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo l’ex Cavaliere. L’uomo di Arcore, infatti, non sarà disposto a cedere facilmente la leadership del centro-destra ad un Salvini che sicuramente prende voti al nord, ma è piuttosto debole al sud, nonostante un cambiamento radicale nella propaganda della Lega nei confronti del Meridione.
Il futuro della legge elettorale. Insomma, più che di vincitori e di vinti, queste elezioni parlano di altro. Parlano di legge elettorale e danno importanti spunti a Matteo Renzi che dovrà dare le carte se vorrà portare a casa nuove regole del gioco che auspicabilmente leghino alla rappresentanza la necessaria governabilità. L’ex sindaco di Firenze attenderà il verdetto del secondo turno, ma quasi sicuramente dirà addio alla legge elettorale tedesca in salsa italica. Potrebbe, quindi, tentare di riproporre l’uninominale (con o senza doppio turno), ma solo se sarà certo del percorso che Berlusconi vorrà intraprendere, cioè se stringerà un’alleanza con la Lega a livello nazionale. E questa potrebbe essere la perfetta legge che dia governabilità all’Italia e, al contempo, metta all’angolo il Movimento 5 Stelle, rendendolo marginale.
Il Movimento 5 Stelle ha perso. Ma non è sparito. È uscito sconfitto nell’ambito di un sistema elettorale (quello delle elezioni comunali) che favorisce le alleanze. Non a caso, il Pd e il centro-destra si ritrovano a sfidarsi in quasi tutti i comuni capoluogo di provincia per il secondo turno. I candidati del Pd hanno potuto contare anche sull’aiuto di partiti e liste di sinistra, mentre Lega Nord e Forza Italia insieme hanno riscoperto il sapore della vittoria. Come finirà? Probabilmente con un’eccezionale affermazione dei candidati del centro-destra. Ma…
Il Movimento sconfitto. I 5 Stelle oggi si leccano le ferite. Pur mantenendo le stesse percentuali indicate dai sondaggi (ad eccezione di Parma), non sono riusciti a replicare l’incredibile successo dello scorso anno quando conquistarono Roma e Torino con una certa facilità. Pesano sulla scelta degli elettori i risultati deludenti delle due amministrazioni (Roma su tutte), quasi come se chi si è recato a votare non si sia fidato delle facce nuove proposte dal duo Grillo e Casaleggio. Ma pesa anche un sistema elettorale che rappresenta, per i 5 Stelle, un’arma a doppio taglio. Il doppio turno favorisce le alleanze che M5s non ha mai voluto fare. Così, non sempre è facile accedere al secondo turno, quel secondo turno che permise una schiacciante vittoria nella Capitale solo un anno fa. Sì, perché quando il Movimento accede alla seconda tornata delle votazioni, quasi sempre vince, attirando i voti “contro” degli elettori che non sono più rappresentati dai candidati esclusi.
Il Pd non ha (ancora) vinto. Nel Pd non si gioisce. Perché se è vero che il partito tiene, non è detto che tra due settimane i suoi candidati diverranno sindaci. È difficile capire quali saranno i flussi di voto degli elettori grillini, privi del proprio candidato. Per questo Renzi rimane in disparte e manda avanti i suoi fedelissimi che in tv tengono un tono piuttosto dimesso.
Grande festa a destra. A festeggiare, invece, sono gli esponenti del centro-destra. Se Lega e Forza Italia sono divisi a livello nazionale, nei comuni e in varie regioni sono alleati e, in queste elezioni, anche vincenti. Così, in molti – ad iniziare da Renato Brunetta – festeggiano il risultato come significativo dell’importanza di un ritorno ad un’alleanza a livello nazionale tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo l’ex Cavaliere. L’uomo di Arcore, infatti, non sarà disposto a cedere facilmente la leadership del centro-destra ad un Salvini che sicuramente prende voti al nord, ma è piuttosto debole al sud, nonostante un cambiamento radicale nella propaganda della Lega nei confronti del Meridione.
Il futuro della legge elettorale. Insomma, più che di vincitori e di vinti, queste elezioni parlano di altro. Parlano di legge elettorale e danno importanti spunti a Matteo Renzi che dovrà dare le carte se vorrà portare a casa nuove regole del gioco che auspicabilmente leghino alla rappresentanza la necessaria governabilità. L’ex sindaco di Firenze attenderà il verdetto del secondo turno, ma quasi sicuramente dirà addio alla legge elettorale tedesca in salsa italica. Potrebbe, quindi, tentare di riproporre l’uninominale (con o senza doppio turno), ma solo se sarà certo del percorso che Berlusconi vorrà intraprendere, cioè se stringerà un’alleanza con la Lega a livello nazionale. E questa potrebbe essere la perfetta legge che dia governabilità all’Italia e, al contempo, metta all’angolo il Movimento 5 Stelle, rendendolo marginale.