Altro che referendum. La vera deriva autoritaria ha il marchio M5S - Diritto di critica
I 5 stelle vogliono proporre di modificare solo un articolo della Costituzione "bellissima": l'art. 67. Un piccolo cambiamento che cancella la democrazia
La scelta di superare il bicameralismo perfetto e rendere il senato un organo elettivo di secondo livello non rappresenta in alcun modo una deriva autoritaria, figlia della riforma costituzionale che verrà votata il 4 dicembre. Questa può piacere o meno, ma nessuno – con un minimo di raziocinio – può sostenere che ridurrà il potere dei cittadini di incidere nel processo decisionale.
Come in Francia o in Germania. I senatori, se passerà la riforma, non saranno più eletti direttamente dai cittadini. Detta così potrebbe sembrare un vero e proprio attentato alla Costituzione e alla democrazia. In realtà, i senatori verranno eletti dai consigli regionali su base proporzionale, cioè da organi espressione dell’elettorato della regione di appartenenza. Inoltre, i poteri del Senato (e quindi anche quelli dei senatori) verranno decisamente ridimensionati, a tutto vantaggio della Camera dei Deputati, questa sì espressione diretta del voto popolare. Insomma, il Senato diviene una camera di controllo, mentre rivestirà funzioni realmente legislative solo per leggi che riguardano l’ordinamento regionale dello Stato e per la riforma costituzionale. Si tratta, infatti, di una riforma che, se vincesse il sì, porterebbe il sistema Italia ad allinearsi alle principali democrazie europee, dove il Senato (o la Camera alta) svolge funzioni di controllo e legifera esclusivamente su norme federali o regionali. Così avviene in Francia e in Germania, dove i senatori non vengono eletti direttamente. Può piacere o meno, ma in questi due paesi qualcuno può sostenere che vi sia una deriva autoritaria in corso? Per non parlare del Regno Unito, dove la Camera dei Lord è composta da nobili ed ecclesiastici, che siedono sugli scranni rossi talvolta per diritto ereditario.
La vera deriva autoritaria. In realtà, la vera deriva autoritaria è quella non scritta in questa riforma. Il Movimento 5 Stelle, oggi schierato per il No, vorrebbe cambiare della nostra vecchia ma “bellissima” Costituzione solo l’art. 67. Si tratta di un piccolo cambiamento che potrebbe realmente distruggere la democrazia in Italia. Questo articolo, oggi, vieta il mandato imperativo per i deputati e senatori italiani. Secondo la Costituzione, infatti, ogni parlamentare «rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Ciò significa che una volta eletto, risponde solo alla propria coscienza. Quella che può sembrare una norma sbagliata, è in realtà una garanzia per un sistema che vuole definirsi democratico. Modificare o eliminare l’art. 67 della Costituzione renderebbe i parlamentari dei meri esecutori di decisioni prese da tre o quattro persone, togliendo loro il potere di bloccare leggi folli e anti-democratiche. Insomma, modificare questa norma che apparentemente sembra illogica, potrebbe essere il preludio di una nuova deriva autoritaria. Altro che Italicum. O “combinato disposto”.
La scelta di superare il bicameralismo perfetto e rendere il senato un organo elettivo di secondo livello non rappresenta in alcun modo una deriva autoritaria, figlia della riforma costituzionale che verrà votata il 4 dicembre. Questa può piacere o meno, ma nessuno – con un minimo di raziocinio – può sostenere che ridurrà il potere dei cittadini di incidere nel processo decisionale.
Come in Francia o in Germania. I senatori, se passerà la riforma, non saranno più eletti direttamente dai cittadini. Detta così potrebbe sembrare un vero e proprio attentato alla Costituzione e alla democrazia. In realtà, i senatori verranno eletti dai consigli regionali su base proporzionale, cioè da organi espressione dell’elettorato della regione di appartenenza. Inoltre, i poteri del Senato (e quindi anche quelli dei senatori) verranno decisamente ridimensionati, a tutto vantaggio della Camera dei Deputati, questa sì espressione diretta del voto popolare. Insomma, il Senato diviene una camera di controllo, mentre rivestirà funzioni realmente legislative solo per leggi che riguardano l’ordinamento regionale dello Stato e per la riforma costituzionale. Si tratta, infatti, di una riforma che, se vincesse il sì, porterebbe il sistema Italia ad allinearsi alle principali democrazie europee, dove il Senato (o la Camera alta) svolge funzioni di controllo e legifera esclusivamente su norme federali o regionali. Così avviene in Francia e in Germania, dove i senatori non vengono eletti direttamente. Può piacere o meno, ma in questi due paesi qualcuno può sostenere che vi sia una deriva autoritaria in corso? Per non parlare del Regno Unito, dove la Camera dei Lord è composta da nobili ed ecclesiastici, che siedono sugli scranni rossi talvolta per diritto ereditario.
La vera deriva autoritaria. In realtà, la vera deriva autoritaria è quella non scritta in questa riforma. Il Movimento 5 Stelle, oggi schierato per il No, vorrebbe cambiare della nostra vecchia ma “bellissima” Costituzione solo l’art. 67. Si tratta di un piccolo cambiamento che potrebbe realmente distruggere la democrazia in Italia. Questo articolo, oggi, vieta il mandato imperativo per i deputati e senatori italiani. Secondo la Costituzione, infatti, ogni parlamentare «rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Ciò significa che una volta eletto, risponde solo alla propria coscienza. Quella che può sembrare una norma sbagliata, è in realtà una garanzia per un sistema che vuole definirsi democratico. Modificare o eliminare l’art. 67 della Costituzione renderebbe i parlamentari dei meri esecutori di decisioni prese da tre o quattro persone, togliendo loro il potere di bloccare leggi folli e anti-democratiche. Insomma, modificare questa norma che apparentemente sembra illogica, potrebbe essere il preludio di una nuova deriva autoritaria. Altro che Italicum. O “combinato disposto”.
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Dice Nino Di Matteo: “Parlamento eletto con legge incostituzionale non è legittimato a modificare Costituzione”, e come NON essere d’accordo con lui? Chiunque con “un minimo di raziocinio” non può non essere d’accordo con il grande Pm minacciato più volte di morte da Cosa nostra; oppure ha venduto il cervello a Renzi… salviamo la Costituzione e anche l’art. 67 guai a chi lo tocca!!
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Dice Nino Di Matteo: “Parlamento eletto con legge incostituzionale non è legittimato a modificare Costituzione”, e come NON essere d’accordo con lui? Chiunque con “un minimo di raziocinio” non può non essere d’accordo con il grande Pm minacciato più volte di morte da Cosa nostra; oppure ha venduto il cervello a Renzi… salviamo la Costituzione e anche l’art. 67 guai a chi lo tocca!!
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il principio dell’articolo 67 è perfettamente condivisibile e concordo sul pericolo esposto della sua soppressione o modifica, però ora cosa succede? molti eletti in un partito cambiano gruppo per sostenere maggioranze diverse da quelle uscite dalle elezioni … e non per difendere chissà quale principio democratico, ma spesso per mere ragioni di comodo … è questo fenomeno che si dovrebbe limitare in qualche modo, non so come al momento, ma è il mio pensiero :)
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