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Diritto di critica | November 21, 2024

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Sorpresa: il Regno Unito è fuori dall'Unione europea - Diritto di critica

Scozia e Irlanda del Nord per rimanere. Gli anziani hanno scelto per i giovani. Bruxelles, ma soprattutto Londra sono ora più deboli

Siamo andati a dormire in un mondo e con lo spettro Brexit messo in un cassetto. Ci siamo risvegliati con una sorpresa: il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord ha deciso di abbandonare l’Unione Europea. David Cameron è il vero sconfitto. Il premier britannico ha prima soffiato sul fuoco del populismo per ottenere garanzie dalla Ue, poi ha fatto retromarcia. Ma è stato troppo tardi. Non è bastata nemmeno la morte della giovane parlamentare laburista a salvare il governo conservatore dalla sciagura.

Un Regno Unito più debole. Cameron lascia ma non subito. Vuole garantire al paese un periodo di stabilità politica, almeno fino ad ottobre. Il Regno Unito si ritrova un paese fortemente spaccato: in Inghilterra ha vinto la Brexit, in Scozia, in Irlanda del Nord e in parte del Galles ha vinto il Remain. Il motivo di questa frattura è chiaro: gli scozzesi e gli irlandesi nel Regno Unito si sentono minoranza, uno status che percepiscono come garantito solo attraverso la loro presenza nella Ue. L’uscita dall’Unione, quindi, indebolisce di fatto la coesione interna di una paese composto da varie nazioni. E lo spettro che si possa riaccendere la fiammella che ha incendiato per più di 20 anni l’Irlanda del Nord con attentati terroristici non è poi così lontano.

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David Cameron, premier britannico. Ha oggi rassegnato le dimissioni

I vecchi hanno scelto per i giovani. Il Regno Unito si ritrova non solo con il problema etnico interno, ma anche con una società spaccata sul piano generazionale ancor prima che sul piano sociale. Le classi più giovani hanno votato in massa per rimanere con cifre che sfiorano l’64%. In generale, i Remain prevalgono tra gli under 50. A decidere l’uscita i cittadini più anziani, quelli legati, probabilmente, al mito di un impero che non c’è più.

Cosa cambia ora? Ora può cambiare tutto o non cambiare quasi niente. Molto dipenderà dall’approccio dei governi dei paesi Ue nei confronti del Regno Unito. Gli eurosocialisti di Bruxelles sono orientati a chiudere tutte le porte a Londra, mantenendo solo la collaborazione militare. Ma potrebbe prevalere un atteggiamento meno ostile, garantendo al governo britannico la possibilità di portare il paese nell’area di libero scambio, garantendo al Regno Unito lo status della Norvegia. La scelta dipenderà molto da un complesso equilibrio diplomatico che permetta di ridurre il più possibile i danni, non dimenticando, però, di preservare il più possibile l’integrità della Ue. Questo significa che sbattere la porta in faccia a Londra potrebbe non essere la scelta migliore per l’economia e gli equilibri geopolitici dell’Europa. Ma potrebbe lanciare un messaggio chiaro alle altre nazioni: chi esce, esce completamente e per sempre. E ciò potrebbe anche rafforzare il processo di integrazione, soprattutto ora che non c’è più un governo di peso che tiene la mano sul freno. Ma molto dipenderà dalla capacità dei principali leader europei che al momento sembrano nel panico di fronte all’avanzata degli euro-scettici.