Premier Leicester, la parafrasi di una favola
La squadra di Ranieri è riuscita a battere le grandi e ad incarnare il sogno calcistico del 2016. Un fenomeno su cui riflettere
La Cenerentola del calcio inglese è arrivata a Palazzo. Ed è stata incoronata regina: Sua Maestà Leicester City. Al di là di ogni facile retorica sulla squadra “normale” capace di vincere con costanza partita dopo partita, lottando con i giganti ricchi di trofei e soprattutto di denari, viene da pensare che un trionfo così cristallino e romantico, forse, non poteva manifestarsi che nella civile Inghilterra sportiva, quella che ormai da anni ci insegna come dovrebbe essere veramente la competizione. «In un’era in cui il denaro conta per tutto, abbiamo dato speranza a tutti – questo in sintesi il Ranieri-pensiero – lo dovevamo a chi pensa che certi sogni, nel calcio, non esistono più. Le “Foxes” (volpi, dal simbolo nello stemma della squadra, n.d.r.) hanno realizzato qualcosa di incredibile. E lanciano un messaggio forte: abbiate coraggio, lottate e credete in voi stessi perché tutto può accadere».
La pozione magica Dal 2010 di proprietà della cordata thailandese Asian Football Investments, a foraggiare il Leicester è principalmente il King Power Group, l’azienda asiatica leader nella costruzione dei centri commerciali duty free dei grandi aeroporti. Una realtà non male per una città in fondo non piccolissima (circa 300mila abitanti, un po’ meno di Bologna). Ma come ci insegna l’esperienza, una buona disponibilità economica non basta a creare quella speciale alchimia, così difficile da spiegare, che ti porta a concretizzare un sogno. In milioni, tra appassionati e addetti ai lavori, si sono chiesti per mesi quale sia il segreto di Claudio Ranieri, fuggito da Atene e dalla nazionale greca solo l’anno scorso e oggi trascinatore di una squadra che due stagioni fa militava nella serie b inglese. Dieta, tattica, approccio, persino benedizioni dall’alto e influenze mistiche sulla città (su tutte il ritrovamento, nel 2012, dello scheletro di re Riccardo III, dopo il quale le “volpi” hanno iniziato a perdere pochissimo): hanno provato tutte le ipotesi per capire il fenomeno Leicester. «Quando sono arrivato qui – ha rivelato però l’allenatore – i ragazzi non erano convinti delle tattiche all’italiana, e in realtà nemmeno io lo ero più di tanto. Ho sempre pensato che la cosa più importante fosse costruire la squadra attorno alle caratteristiche di ciascun giocatore. E poi correre, correre e lavorare duro tutta la stagione». Si, ma non solo. Nel suo decalogo Ranieri in queste settimane ci ha deliziato con i dettagli sulla preparazione tra un match e l’altro, con almeno due giorni di riposo a settimana: «In Premier League si gioca ad alta intensità, i calciatori hanno bisogno di più tempo per recuperare. Così, mi assicuro che abbiano la domenica e il mercoledì di assoluto riposo. È un patto che ho fatto con la squadra ad inizio campionato, mi fido di loro».
«Non vergognatevi del vostro fuoco» Secondo il mister due elementi chiave del successo sono compattezza e consapevolezza: «Uno spogliatoio tranquillo e unito, senza prime donne. Qui in Inghilterra i giocatori sanno di essere giovani, sani e di fare un gran bel mestiere. Quando si allenano ci mettono la stessa grinta di una partita ufficiale. Non ho mai dovuto riprendere o lasciare fuori qualcuno perché non si impegnava. Un’occasione come questa non ricapiterà più».
Una città in visibilio Un murales in centro, una festa che si preannuncia gigantesca, e una strada ciascuno. È la promessa del sindaco Peter Soulby: da queste parti avremo presto vie intitolate a Ranieri e ad ogni calciatore della rosa. L’apoteosi di un’impresa che i cittadini di Leicester ricambiano con amore e riconoscenza eterni. L’inno del Leicester, “When you’re smiling” (“Quando sorridi”), come un celebre motivo di Louis Armstrong, oggi è più che mai azzeccato, anche se più che di sorrisi qui parliamo di estasi e beatitudine.
La Cenerentola del calcio inglese è arrivata a Palazzo. Ed è stata incoronata regina: Sua Maestà Leicester City. Al di là di ogni facile retorica sulla squadra “normale” capace di vincere con costanza partita dopo partita, lottando con i giganti ricchi di trofei e soprattutto di denari, viene da pensare che un trionfo così cristallino e romantico, forse, non poteva manifestarsi che nella civile Inghilterra sportiva, quella che ormai da anni ci insegna come dovrebbe essere veramente la competizione. «In un’era in cui il denaro conta per tutto, abbiamo dato speranza a tutti – questo in sintesi il Ranieri-pensiero – lo dovevamo a chi pensa che certi sogni, nel calcio, non esistono più. Le “Foxes” (volpi, dal simbolo nello stemma della squadra, n.d.r.) hanno realizzato qualcosa di incredibile. E lanciano un messaggio forte: abbiate coraggio, lottate e credete in voi stessi perché tutto può accadere».
La pozione magica Dal 2010 di proprietà della cordata thailandese Asian Football Investments, a foraggiare il Leicester è principalmente il King Power Group, l’azienda asiatica leader nella costruzione dei centri commerciali duty free dei grandi aeroporti. Una realtà non male per una città in fondo non piccolissima (circa 300mila abitanti, un po’ meno di Bologna). Ma come ci insegna l’esperienza, una buona disponibilità economica non basta a creare quella speciale alchimia, così difficile da spiegare, che ti porta a concretizzare un sogno. In milioni, tra appassionati e addetti ai lavori, si sono chiesti per mesi quale sia il segreto di Claudio Ranieri, fuggito da Atene e dalla nazionale greca solo l’anno scorso e oggi trascinatore di una squadra che due stagioni fa militava nella serie b inglese. Dieta, tattica, approccio, persino benedizioni dall’alto e influenze mistiche sulla città (su tutte il ritrovamento, nel 2012, dello scheletro di re Riccardo III, dopo il quale le “volpi” hanno iniziato a perdere pochissimo): hanno provato tutte le ipotesi per capire il fenomeno Leicester. «Quando sono arrivato qui – ha rivelato però l’allenatore – i ragazzi non erano convinti delle tattiche all’italiana, e in realtà nemmeno io lo ero più di tanto. Ho sempre pensato che la cosa più importante fosse costruire la squadra attorno alle caratteristiche di ciascun giocatore. E poi correre, correre e lavorare duro tutta la stagione». Si, ma non solo. Nel suo decalogo Ranieri in queste settimane ci ha deliziato con i dettagli sulla preparazione tra un match e l’altro, con almeno due giorni di riposo a settimana: «In Premier League si gioca ad alta intensità, i calciatori hanno bisogno di più tempo per recuperare. Così, mi assicuro che abbiano la domenica e il mercoledì di assoluto riposo. È un patto che ho fatto con la squadra ad inizio campionato, mi fido di loro».
«Non vergognatevi del vostro fuoco» Secondo il mister due elementi chiave del successo sono compattezza e consapevolezza: «Uno spogliatoio tranquillo e unito, senza prime donne. Qui in Inghilterra i giocatori sanno di essere giovani, sani e di fare un gran bel mestiere. Quando si allenano ci mettono la stessa grinta di una partita ufficiale. Non ho mai dovuto riprendere o lasciare fuori qualcuno perché non si impegnava. Un’occasione come questa non ricapiterà più».
Una città in visibilio Un murales in centro, una festa che si preannuncia gigantesca, e una strada ciascuno. È la promessa del sindaco Peter Soulby: da queste parti avremo presto vie intitolate a Ranieri e ad ogni calciatore della rosa. L’apoteosi di un’impresa che i cittadini di Leicester ricambiano con amore e riconoscenza eterni. L’inno del Leicester, “When you’re smiling” (“Quando sorridi”), come un celebre motivo di Louis Armstrong, oggi è più che mai azzeccato, anche se più che di sorrisi qui parliamo di estasi e beatitudine.