La Russia si sta davvero ritirando dalla Siria?
Un'analisi della Reuters mostra che Mosca starebbe portando ulteriori equipaggiamenti militari nel Paese di Assad, nonostante l'annuncio di Putin sul ritiro
Palmira è stata ripresa anche grazie al supporto delle forze militari russe. Tanto che tutto sembra meno che Mosca si stia ritirando dalla Siria. A notarlo diversi analisti, dalla Reuters a Business Insider che fanno notare come le cosiddette “Syrian Express” siano ben presenti davanti alle coste siriane, tra queste anche la nave rompighiaccio Yauza, attraccata a Tartous e che molti rifornimenti ha portato alle truppe basate nel Paese di Assad. “I suoi movimenti – notano gli analisti Reuters – e quelli delle altre navi russe nelle due settimane successive all’annuncio di Putin sul parziale ritiro, suggeriscono che Mosca abbia portato in Siria molti più equipaggiamenti rispetto a quelli che avrebbe invece riportato in patria”.
La Russia ha una base dell’aeronautica a Hmeymim e una navale a Tartous. Putin ha spiegato che le manterrà entrambe e le difenderà, se necessario. E di contro, Mosca non ha specificato l’entità del proprio impegno in Siria né ha specificato in cosa consisterà il ritiro. Sempre secondo la Reuters, la Russia avrebbe schierato in Siria 36 aerei, la metà dei quali adesso non sarebbe più nel Paese. Ma cifre precise ad oggi non ce ne sono.
A essere praticamente immutato sarebbe invece l’impegno russo sul fronte navale, almeno secondo quanto risulterebbe da diverse notizie provenienti da fonti di stampa, blogger e fotografie recenti. La Russia avrebbe una dozzina di navi militari nel Mediterraneo, compresa la Zeleny Dol, equipaggiata con missili terra terra capaci di un errore massimo di tre metri sull’obiettivo. Secondo gli analisti Reuters, la situazione suggerisce che “la Russia stia lavorando in modo intenso per mantenere le proprie infrastrutture militari in Siria e per rifornire l’esercito siriano, in modo tale da ripristinare i precedenti livelli di presenza se necessario”.
“Alcune fotografie – proseguono gli analisti Reuters – mostrano che la nave Otrakovsky, aveva una linea di galleggiamento molto più alta mentre tornava in Russia, rispetto al 2 marzo scorso quando era diretta in Siria. Non è chiaro però se portasse con sé truppe o equipaggiamenti”. E lo stesso è stato notato per la Dvinitsa-50. Né sembra che sulle navi di ritorno verso la Russia ci fossero truppe o equipaggiamenti.
Mentre sul fronte delle navi cosiddette commerciali, la Reuters ha sottolineato come cinque navi cargo, inclusa una oil tanker, sono giunte in Siria nelle due settimane successive all’annuncio di Putin circa il ritiro delle forze dal Paese di Assad.
Sullo sfondo, le tensioni con la Turchia e la NATO.
Palmira è stata ripresa anche grazie al supporto delle forze militari russe. Tanto che tutto sembra meno che Mosca si stia ritirando dalla Siria. A notarlo diversi analisti, dalla Reuters a Business Insider che fanno notare come le cosiddette “Syrian Express” siano ben presenti davanti alle coste siriane, tra queste anche la nave rompighiaccio Yauza, attraccata a Tartous e che molti rifornimenti ha portato alle truppe basate nel Paese di Assad. “I suoi movimenti – notano gli analisti Reuters – e quelli delle altre navi russe nelle due settimane successive all’annuncio di Putin sul parziale ritiro, suggeriscono che Mosca abbia portato in Siria molti più equipaggiamenti rispetto a quelli che avrebbe invece riportato in patria”.
La Russia ha una base dell’aeronautica a Hmeymim e una navale a Tartous. Putin ha spiegato che le manterrà entrambe e le difenderà, se necessario. E di contro, Mosca non ha specificato l’entità del proprio impegno in Siria né ha specificato in cosa consisterà il ritiro. Sempre secondo la Reuters, la Russia avrebbe schierato in Siria 36 aerei, la metà dei quali adesso non sarebbe più nel Paese. Ma cifre precise ad oggi non ce ne sono.
A essere praticamente immutato sarebbe invece l’impegno russo sul fronte navale, almeno secondo quanto risulterebbe da diverse notizie provenienti da fonti di stampa, blogger e fotografie recenti. La Russia avrebbe una dozzina di navi militari nel Mediterraneo, compresa la Zeleny Dol, equipaggiata con missili terra terra capaci di un errore massimo di tre metri sull’obiettivo. Secondo gli analisti Reuters, la situazione suggerisce che “la Russia stia lavorando in modo intenso per mantenere le proprie infrastrutture militari in Siria e per rifornire l’esercito siriano, in modo tale da ripristinare i precedenti livelli di presenza se necessario”.
“Alcune fotografie – proseguono gli analisti Reuters – mostrano che la nave Otrakovsky, aveva una linea di galleggiamento molto più alta mentre tornava in Russia, rispetto al 2 marzo scorso quando era diretta in Siria. Non è chiaro però se portasse con sé truppe o equipaggiamenti”. E lo stesso è stato notato per la Dvinitsa-50. Né sembra che sulle navi di ritorno verso la Russia ci fossero truppe o equipaggiamenti.
Mentre sul fronte delle navi cosiddette commerciali, la Reuters ha sottolineato come cinque navi cargo, inclusa una oil tanker, sono giunte in Siria nelle due settimane successive all’annuncio di Putin circa il ritiro delle forze dal Paese di Assad.
Sullo sfondo, le tensioni con la Turchia e la NATO.