Di Verdini e altre ipocrisie
I leader della sinistra Pd si scandalizzano per l'appoggio esterno al governo Renzi del banchiere toscano. Ma dimenticano quando con Berlusconi ci facevano addirittura due governi
Verdini in maggioranza? La sinistra non ci sta. La sinistra, quella interna al Pd. Quella guidata da Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema e Roberto Speranza. «Siamo approdati nella Casa delle Libertà», protesta l’ex segretario del Pd. E gli altri si accodano: «Chiediamo un congresso anticipato». È forse l’ultimo utile (o inutile) tentativo di fermare la scalata definitiva di Renzi al partito. Dopodiché il nulla, sia dentro che fuori. Civati docet. Meglio anticipare il congresso che attendere il 2017. Il motivo è semplicissimo: il consenso dell’ex sindaco di Firenze potrebbe aumentare se dovesse ripartire la macchina Italia. A quel punto, nel 2017, sarebbe troppo tardi.
D’Alema a spasso con il “demonio”. Ma cosa c’entra Verdini? Nulla, o quasi. Che sia un impresentabile è certamente vero. Che sia indagato anche. Eppure da che pulpito arriva la predica? Nel lontano 1997 il signor Massimo D’Alema si sedette allo stesso tavolo del “demonio”: Silvio Berlusconi. Al tempo, D’Alema pensò bene di scrivere con il Cavaliere le riforme costituzionali. Poi per 15 anni non proferì più la parola «conflitto di interessi».
Da Bettola, con amore. Oggi Pierluigi Bersani grida allo scandalo. Eppure, mentre Renzi governa con Angelino Alfano e con l’aiuto di Denis Verdini, Bersani ha governato con Silvio Berlusconi e Pierferdinando Casini. Certo, non era lui il presidente del Consiglio ma era il segretario del Pd che sosteneva con Forza Italia e Udc il governo Monti. Poi sempre Bersani con Berlusconi ha sostenuto un altro governo, quello Letta, dopo aver chiesto invano i voti alla Casaleggio Associati. Allora il punto è questo: Verdini è più impresentabile di Berlusconi? Oppure il punto è proprio un altro? Perché nel Pd, al di là della legittima opposizione interna, c’è chi ha il pedigree comunista e quindi è autorizzato a parlare con il “diavolo” e chi non può nemmeno ricevere l’aiuto parlamentare del signor Verdini per non passare da berlusconiano. Il peccato originale degli ex Dc del Pd non si lava nemmeno con il tempo. Matteo, fattene una ragione.
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Verdini in maggioranza? La sinistra non ci sta. La sinistra, quella interna al Pd. Quella guidata da Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema e Roberto Speranza. «Siamo approdati nella Casa delle Libertà», protesta l’ex segretario del Pd. E gli altri si accodano: «Chiediamo un congresso anticipato». È forse l’ultimo utile (o inutile) tentativo di fermare la scalata definitiva di Renzi al partito. Dopodiché il nulla, sia dentro che fuori. Civati docet. Meglio anticipare il congresso che attendere il 2017. Il motivo è semplicissimo: il consenso dell’ex sindaco di Firenze potrebbe aumentare se dovesse ripartire la macchina Italia. A quel punto, nel 2017, sarebbe troppo tardi.
D’Alema a spasso con il “demonio”. Ma cosa c’entra Verdini? Nulla, o quasi. Che sia un impresentabile è certamente vero. Che sia indagato anche. Eppure da che pulpito arriva la predica? Nel lontano 1997 il signor Massimo D’Alema si sedette allo stesso tavolo del “demonio”: Silvio Berlusconi. Al tempo, D’Alema pensò bene di scrivere con il Cavaliere le riforme costituzionali. Poi per 15 anni non proferì più la parola «conflitto di interessi».
Da Bettola, con amore. Oggi Pierluigi Bersani grida allo scandalo. Eppure, mentre Renzi governa con Angelino Alfano e con l’aiuto di Denis Verdini, Bersani ha governato con Silvio Berlusconi e Pierferdinando Casini. Certo, non era lui il presidente del Consiglio ma era il segretario del Pd che sosteneva con Forza Italia e Udc il governo Monti. Poi sempre Bersani con Berlusconi ha sostenuto un altro governo, quello Letta, dopo aver chiesto invano i voti alla Casaleggio Associati. Allora il punto è questo: Verdini è più impresentabile di Berlusconi? Oppure il punto è proprio un altro? Perché nel Pd, al di là della legittima opposizione interna, c’è chi ha il pedigree comunista e quindi è autorizzato a parlare con il “diavolo” e chi non può nemmeno ricevere l’aiuto parlamentare del signor Verdini per non passare da berlusconiano. Il peccato originale degli ex Dc del Pd non si lava nemmeno con il tempo. Matteo, fattene una ragione.