I Cinque Stelle, la Taverna e il «complotto» su Roma - Diritto di critica
Un complotto ai danni del MoVimento 5 Stelle “per farci vincere a Roma”. A tirare fuori dal cilindro questa teoria è stata ieri Paola Taverna: “È incredibile riuscire a proporre per i romani un candidato del genere – ha detto la grillina -. Ho pensato che potrebbe essere in corso un complotto per far vincere il Movimento Cinque Stelle a Roma. La scelta di Bertolaso mi ha lasciato perplessa tanto quanto quella di Giachetti. Diciamocelo chiaramente, questi stanno mettendo in campo dei nomi perché non vogliono vincere Roma, si sono già fatti i loro conti”. “Al governo rimane Renzi – ha proseguito la Taverna – alla Regione Zingaretti che stiamo vedendo come sta operando, a livello economico Roma dipende da stanziamenti regionali e stanziamenti statali, ora vogliono metterci il Cinque Stelle, per togliergli i fondi e fargli fare brutta figura. Questo i romani lo devono capire”. “E comunque – ha spiegato la grillina – hanno fatto i conti senza l’oste, i romani non sono rimbambiti. La nostra campagna elettorale sarà prendiamoci Roma, ma prendiamocela tutti insieme. Ci stanno lasciando debiti fino al 2020 e questa non è opera del Cinque Stelle”.
Le affermazioni gravi in questa dichiarazioni sono più d’una. E soprattutto sbagliate sotto il profilo della comunicazione politica. La Taverna, infatti, manda diversi messaggi che un elettore anche poco attento può cogliere.
Il primo: se anche i Cinque Stelle dovessero vincere, potrebbero prendere a ricalcare quella stessa retorica già vista con Alemanno e Marino per giustificare qualsiasi fallimento: chi ci ha preceduto ci ha lasciato una città in condizioni pietose, abbiamo potuto fare poco e niente, non è o non sarà colpa nostra. E dato che chiama in causa i cittadini romani, nella Capitale questi discorsi vengono ripetuti almeno da dieci anni. I Cinque Stelle, tramite le parole di una esponente di punta come Paola Taverna, mettono così già le mani avanti e fanno sospettare che potrebbero giustificare tutto con questa narrativa, buona per tutti gli usi, famosa ormai quasi come il mantra “a mia insaputa”.
Secondo: il complotto ai danni dei Cinque Stelle. Entriamo nel dettaglio: quale sarebbe il tranello? Quale l’insidia? Far vincere il MoVimento a Roma. Da qui il passaggio logico successivo: se la Taverna – per conto dei 5 Stelle – considera la vittoria a Roma come il frutto di un “complotto”, viene da chiedersi se i Cinque Stelle vogliano davvero governare la Capitale oppure se anche questa non sia tutta una finta. Come a dire: Roma non la vuole nessuno, non la vogliamo neanche noi. La vittoria non può essere in alcun modo considerata frutto di un complotto, si tratta piuttosto di una opportunità.
Da qui il dubbio che la scelta “online” del candidato sindaco, tutto il parlare sul futuro della Città eterna e delle politiche migliori per “salvare” uno dei gioielli del mondo, siano in realtà uno specchietto per le allodole: i Cinque Stelle a Roma non vogliono vincere. Al pari di tutti gli altri partiti, non hanno intenzione alcuna di sporcarsi le mani con i problemi di una città divenuta ingestibile da anni ma che tutti promettono di salvare.
Terzo: i Cinque Stelle non si sentono in grado di scendere “on the ground” nella politica nazionale – perché Roma è a tutti gli effetti un palcoscenico di tale livello – lottando per i fondi e facendo sentire la loro voce in opposizione al governo se necessario, per chiedere i finanziamenti necessari? La politica si fa anche battagliando, non si può pretendere che tutto sia sempre come lo si vorrebbe – servito su un piatto d’argento.
I cittadini romani, grazie a Paola Taverna, adesso sanno che i Cinque Stelle considerano un “complotto” l’eventuale vittoria. La domanda da fare all’esponente grillina allora sarebbe: per quale motivo vi candidate? Si spera non per ripetere la tiritera del: ci hanno lasciato una città in pessime condizioni. Se già sanno di poter far poco, ci risparmiassero candidati, dichiarazioni e programmi.