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Diritto di critica | December 22, 2024

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Il piano italiano in Libia: carabinieri a Tripoli e corpi speciali

Il governo di Roma prepara la fase tre nel paese nordafricano. In attesa della firma dell'accordo tra le varie fazioni, entro 40 giorni sarà costituito un Consiglio presidenziale che dovrà essere protetto dai nostri militari

È arrivato il momento. L’Italia si prepara ad entrare in Libia. Non si può più aspettare. E soprattutto, ora sembrano esserci finalmente le condizioni politiche per fermare questa guerra fratricida che mette a repentaglio gli interessi e la sicurezza dell’Italia. Così, La famosa fase tre della missione lungo le coste libiche potrebbe realizzarsi nel giro di poche settimane.

Creare una cornice di sicurezza a Tripoli. Dopo il successo della conferenza di Roma sulla Libia che ha visto allinearsi 17 paesi per invitare le varie fazioni libiche a rispettare l’immediato cessate il fuoco e a trovare un accordo politico per riunificare il paese e arrestare l’avanzata dell’Isis lungo la costa di Sirte, ora spetta proprio alle varie tribù libiche firmare in Marocco il documento che metterà fine alle ostilità. Una volta ottenuta la firma delle parti, l’Italia, con il supporto della Gran Bretagna e altri paesi, sarà chiamata dall’Onu a creare una cornice di sicurezza in Libia. In particolar modo, Roma sarà chiamata a proteggere il nuovo Consiglio presidenziale libico che si dovrebbe insediare a Tripoli i primi giorni di febbraio. Insomma, il governo italiano avrà il compito di rimediare agli errori di Parigi e Londra che attaccarono e distrussero il regime di Gheddafi senza una strategia chiara sul futuro della Libia. Secondo il progetto del generale Paolo Serra, consigliere militare delle Nazioni Unite e comandante della missione di peace keeping in Libia dal 2012 al 2014, il centro di Tripoli verrà militarizzato. La sicurezza verrà affidata ai corpi scelti dei carabinieri, affiancati da militari britannici.

Rischio attentati. Anche se l’Isis controlla “ufficialmente” la zona di Sirte, uomini del califfato sono presenti anche a Tripoli e, di fronte all’accordo e soprattutto di fronte all’insediamento del nuovo governo unitario, potrebbero tentare di destabilizzare la città con attentati e azioni di guerriglia anti-governativa.

Interventi mirati dal mare e istruttori militari a terra. È probabile, inoltre, che corpi speciali italiani intervengano lungo le coste sia per supportare le forze libiche ufficiali, sia per contrastare gli scafisti. Sta di certo che spetterà alle forze armate italiane il compito di ricostituire e istruire il nuovo esercito libico, come sta avvenendo già in Iraq con le forze curde.

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