Scandalo emissioni truccate, vacilla il gigante Volkswagen - Diritto di critica
La casa tedesca crolla in borsa e ritira le auto incriminate dal mercato americano. Avviata una maxi indagine, Obama chiede spiegazioni
Non ci sono più i tedeschi di una volta. Se volessimo fare affidamento sugli stereotipi affibbiati ad ogni popolo, la precisione e la professionalità tedesca subirebbero un grosso colpo. La furbizia, ormai scoperta, di un software montato sulle auto per mimetizzare le emissioni inquinanti nei cieli americani, sta facendo tremare il quartier generale della Volkswagen, dove forse cominceranno a cadere delle teste. La brutta figura è mondiale, simboleggiata dal crollo verticale del titolo in Borsa. La casa di Wolfsburg dovrà ritirare mezzo milione di macchine vendute tra il 2008 e oggi e, secondo “Usa Today” e altri media oltreoceano, pagare una maxi multa di 18 milioni di dollari all’Epa (Environmental Protection Agency), l’autorità americana che vigila sul rispetto delle norme anti smog in vigore negli Usa.
L’accusa L’Epa ha dichiarato, dopo mesi di ricerche in collaborazione con l’Università del West Viginia, che su una serie di veicoli diesel Volkswagen e Audi sono installati dei particolari rilevatori di emissioni inquinanti, capaci di truccarne la loro effettiva quantità. In sostanza, il software in questione maschera i veri dati solo nel momento in cui la macchina effettua i test anti-inquinamento, abbassando quindi drasticamente le emissioni di monossido di azoto, gas altamente nocivo per i polmoni, e derivante dalla combustione di benzine. Un sistema che permette alla macchina di inquinare tranquillamente per il resto del tempo, disperdendo nell’aria gas fino a 40 volte oltre il livello consentito.
16 miliardi in fumo L’ammissione e le scuse dell’amministratore delegato della Volkswagen, Martin Winterkorn, che ha anche ordinato un’indagine esterna per capire cosa sia successo realmente, non hanno impedito il tracollo finanziario del titolo dell’azienda. Meno 20 per cento solo sul mercato tedesco, 16 miliardi di euro di valore perso in poco più di due ore. In attesa di vedere quali saranno le reali conseguenze per il colosso automobilistico, fiore all’occhiello della Germania, a Berlino il ministro per l’Ambiente chiede una verifica anche sulle auto vendute in patria: «Ci attendiamo dai costruttori informazioni affidabili – ha detto il portavoce Andreas Kubler – affinché si possano verificare se manipolazioni simili abbiano avuto luogo anche nel nostro Paese o in Europa».
I rischi per la Volkswagen in Usa Il software incriminato ha aggirato tutte le regole del piano Clean Air Act, il decennale manifesto dell’Epa, che grazie ai recenti provvedimenti aggiunti conta di ridurre l’inquinamento dell’aria da qui al 2030. L’ambizioso progetto è tra gli obiettivi di fine mandato di Obama. Il terremoto, per l’azienda tedesca, è appena cominciato. All’orizzonte, oltre alla maxi multa, potrebbero infatti delinearsi l’accusa di falso marketing e, ovviamente, una sfilza di azioni legali e class action, tanto care agli attentissimi consumatori americani.
Non ci sono più i tedeschi di una volta. Se volessimo fare affidamento sugli stereotipi affibbiati ad ogni popolo, la precisione e la professionalità tedesca subirebbero un grosso colpo. La furbizia, ormai scoperta, di un software montato sulle auto per mimetizzare le emissioni inquinanti nei cieli americani, sta facendo tremare il quartier generale della Volkswagen, dove forse cominceranno a cadere delle teste. La brutta figura è mondiale, simboleggiata dal crollo verticale del titolo in Borsa. La casa di Wolfsburg dovrà ritirare mezzo milione di macchine vendute tra il 2008 e oggi e, secondo “Usa Today” e altri media oltreoceano, pagare una maxi multa di 18 milioni di dollari all’Epa (Environmental Protection Agency), l’autorità americana che vigila sul rispetto delle norme anti smog in vigore negli Usa.
L’accusa L’Epa ha dichiarato, dopo mesi di ricerche in collaborazione con l’Università del West Viginia, che su una serie di veicoli diesel Volkswagen e Audi sono installati dei particolari rilevatori di emissioni inquinanti, capaci di truccarne la loro effettiva quantità. In sostanza, il software in questione maschera i veri dati solo nel momento in cui la macchina effettua i test anti-inquinamento, abbassando quindi drasticamente le emissioni di monossido di azoto, gas altamente nocivo per i polmoni, e derivante dalla combustione di benzine. Un sistema che permette alla macchina di inquinare tranquillamente per il resto del tempo, disperdendo nell’aria gas fino a 40 volte oltre il livello consentito.
16 miliardi in fumo L’ammissione e le scuse dell’amministratore delegato della Volkswagen, Martin Winterkorn, che ha anche ordinato un’indagine esterna per capire cosa sia successo realmente, non hanno impedito il tracollo finanziario del titolo dell’azienda. Meno 20 per cento solo sul mercato tedesco, 16 miliardi di euro di valore perso in poco più di due ore. In attesa di vedere quali saranno le reali conseguenze per il colosso automobilistico, fiore all’occhiello della Germania, a Berlino il ministro per l’Ambiente chiede una verifica anche sulle auto vendute in patria: «Ci attendiamo dai costruttori informazioni affidabili – ha detto il portavoce Andreas Kubler – affinché si possano verificare se manipolazioni simili abbiano avuto luogo anche nel nostro Paese o in Europa».
I rischi per la Volkswagen in Usa Il software incriminato ha aggirato tutte le regole del piano Clean Air Act, il decennale manifesto dell’Epa, che grazie ai recenti provvedimenti aggiunti conta di ridurre l’inquinamento dell’aria da qui al 2030. L’ambizioso progetto è tra gli obiettivi di fine mandato di Obama. Il terremoto, per l’azienda tedesca, è appena cominciato. All’orizzonte, oltre alla maxi multa, potrebbero infatti delinearsi l’accusa di falso marketing e, ovviamente, una sfilza di azioni legali e class action, tanto care agli attentissimi consumatori americani.