Srebrenica 20 anni dopo, Usa e Gran Bretagna sapevano del piano di sterminio? - Diritto di critica
Il quotidiano inglese “The Observer” lancia pesanti accuse alle truppe in missione sotto l’egida dell’Onu. E in attesa della commemorazione, la nuova Serbia è in bilico tra Russia ed Europa
La Russia, all’epoca dei fatti alleata della Serbia di Slobodan Milosevic, non riconosce il termine “genocidio”, ma il massacro di Srebrenica (Bosnia), che durante la guerra dei Balcani costò la vita ad ottomila bosniaci tra uomini e ragazzi, è la strage più terribile avvenuta in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Su cosa accadde veramente in quei giorni (era il luglio del 1995) poco ancora si conosce con certezza. A lasciare tuttora sbigottiti e perplessi è soprattutto la libertà di azione e la sistematicità con cui le truppe del generale Ratko Mladic (sotto processo al Tribunale Penale Internazionale) hanno compiuto l’ecatombe. Ad oggi, l’unica tremenda verità è quel gigantesco memoriale nel vicino villaggio di Potočari, disseminato di lapidi e nomi trascritti sul freddo granito in rigoroso ordine alfabetico. 8372, per l’esattezza. E il fatto che a proteggere migliaia di profughi bosniaci musulmani, in fuga dalle milizie serbe, fossero solo poche centinaia di soldati olandesi, per conto dell’approssimativa Forza di protezione delle Nazioni Unite (UNPROFOR). Il conflitto tra Serbia e Bosnia, quest’ultima attaccata dalla prima dopo aver dichiarato la propria indipendenza, si protrasse per tre lunghi anni, tra il 1992 e il 1995, al netto di moltissime perdite e picchi di violenza religiosa ed etnica inauditi.
Le accuse dell’Observer A turbare ulteriormente un ventennale già pieno di ombre (sebbene organizzato nei dettagli con cerimonie e parate di politici e autorità) arrivano le teorie del quotidiano anglosassone “The Observer”, che attacca i vertici militari americani e inglesi: «Nuove ricerche – si legge – rivelano che Usa e Regno Unito sapevano che Srebrenica sarebbe finita nelle mani dei serbi già sei settimane prima della strage. Ma i due Paesi non sono intervenuti per mantenere gli accordi diplomatici internazionali». Ovvero, per non creare problemi con Serbia e l’alleata Russia e rispettare una mal redatta risoluzione Onu che parlava di “protezione” e “missione per il mantenimento della pace”, è stata tragicamente spianata la strada alle uccisioni e violenze di ogni tipo perpetrate dalle truppe di Mladic. La lunga inchiesta dell’Observer parla di documenti declassificati e testimonianze che confermerebbero la strategia delle potenze occidentali. Che avrebbero addirittura “lasciato” a Milosevic Srebrenica in cambio di un contenimento della sua avanzata nel Paese slavo. Non solo. Secondo quanto ha dichiarato un generale del ministero della Difesa olandese, Van der Wind, l’Onu ha fornito ai serbi oltre 30mila litri di benzina per il trasporto sui camion delle vittime e la loro sepoltura nelle fosse comuni. Alla cerimonia di ricordo, al memoriale di Potočari, i musulmani della zona si presenteranno con una latta di benzina in mano.
Per il giornale inglese non si è trattato quindi di un massacro accidentale e “non previsto”, ma di un «elemento chiave di un preciso gioco di potere di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia per mantenere la pace ad ogni costo», cui si aggiunge la colpevole ignavia con la quale i soldati olandesi, a protezione dell’ “area di sicurezza 6” (così era stata definita dall’Onu Srebrenica), hanno permesso sotto ai loro occhi la separazione tra donne e uomini (le prime, con i figli piccoli, destinate all’espulsione, gli altri alla morte) e la conseguente carneficina. Se i Paesi Bassi hanno condannato il loro contingente e risarcito parte dei danni morali ai parenti delle vittime, le responsabilità del resto della missione internazionale sono ancora sotto silenzio.
Fu genocidio, ma non per la Russia Proprio in questi giorni il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha votato per una risoluzione che classificasse quanto accaduto a Srebrenica come “genocidio”, parola già presente peraltro nel documento di accusa che il Tribunale dell’Aja ha stilato contro il generale Mladic. Astenutisi Cina, Venezuela, Nigeria e Angola, tutto è stato deciso dalla Russia, che ha opposto il proprio veto alla risoluzione. Per la Serbia di oggi la parola d’ordine è voltare pagina. Legato alla Russia ma sempre più nell’orbita europea, il Paese ha chiesto di aderire alla Ue. Angela Merkel è attesa in queste ore nella regione balcanica proprio per un incontro sul tema.
Per visionare l’inchiesta completa: http://www.theguardian.com/world/2015/jul/04/how-britain-and-us-abandoned-srebrenica-massacre-1995
La Russia, all’epoca dei fatti alleata della Serbia di Slobodan Milosevic, non riconosce il termine “genocidio”, ma il massacro di Srebrenica (Bosnia), che durante la guerra dei Balcani costò la vita ad ottomila bosniaci tra uomini e ragazzi, è la strage più terribile avvenuta in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Su cosa accadde veramente in quei giorni (era il luglio del 1995) poco ancora si conosce con certezza. A lasciare tuttora sbigottiti e perplessi è soprattutto la libertà di azione e la sistematicità con cui le truppe del generale Ratko Mladic (sotto processo al Tribunale Penale Internazionale) hanno compiuto l’ecatombe. Ad oggi, l’unica tremenda verità è quel gigantesco memoriale nel vicino villaggio di Potočari, disseminato di lapidi e nomi trascritti sul freddo granito in rigoroso ordine alfabetico. 8372, per l’esattezza. E il fatto che a proteggere migliaia di profughi bosniaci musulmani, in fuga dalle milizie serbe, fossero solo poche centinaia di soldati olandesi, per conto dell’approssimativa Forza di protezione delle Nazioni Unite (UNPROFOR). Il conflitto tra Serbia e Bosnia, quest’ultima attaccata dalla prima dopo aver dichiarato la propria indipendenza, si protrasse per tre lunghi anni, tra il 1992 e il 1995, al netto di moltissime perdite e picchi di violenza religiosa ed etnica inauditi.
Le accuse dell’Observer A turbare ulteriormente un ventennale già pieno di ombre (sebbene organizzato nei dettagli con cerimonie e parate di politici e autorità) arrivano le teorie del quotidiano anglosassone “The Observer”, che attacca i vertici militari americani e inglesi: «Nuove ricerche – si legge – rivelano che Usa e Regno Unito sapevano che Srebrenica sarebbe finita nelle mani dei serbi già sei settimane prima della strage. Ma i due Paesi non sono intervenuti per mantenere gli accordi diplomatici internazionali». Ovvero, per non creare problemi con Serbia e l’alleata Russia e rispettare una mal redatta risoluzione Onu che parlava di “protezione” e “missione per il mantenimento della pace”, è stata tragicamente spianata la strada alle uccisioni e violenze di ogni tipo perpetrate dalle truppe di Mladic. La lunga inchiesta dell’Observer parla di documenti declassificati e testimonianze che confermerebbero la strategia delle potenze occidentali. Che avrebbero addirittura “lasciato” a Milosevic Srebrenica in cambio di un contenimento della sua avanzata nel Paese slavo. Non solo. Secondo quanto ha dichiarato un generale del ministero della Difesa olandese, Van der Wind, l’Onu ha fornito ai serbi oltre 30mila litri di benzina per il trasporto sui camion delle vittime e la loro sepoltura nelle fosse comuni. Alla cerimonia di ricordo, al memoriale di Potočari, i musulmani della zona si presenteranno con una latta di benzina in mano.
Per il giornale inglese non si è trattato quindi di un massacro accidentale e “non previsto”, ma di un «elemento chiave di un preciso gioco di potere di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia per mantenere la pace ad ogni costo», cui si aggiunge la colpevole ignavia con la quale i soldati olandesi, a protezione dell’ “area di sicurezza 6” (così era stata definita dall’Onu Srebrenica), hanno permesso sotto ai loro occhi la separazione tra donne e uomini (le prime, con i figli piccoli, destinate all’espulsione, gli altri alla morte) e la conseguente carneficina. Se i Paesi Bassi hanno condannato il loro contingente e risarcito parte dei danni morali ai parenti delle vittime, le responsabilità del resto della missione internazionale sono ancora sotto silenzio.
Fu genocidio, ma non per la Russia Proprio in questi giorni il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha votato per una risoluzione che classificasse quanto accaduto a Srebrenica come “genocidio”, parola già presente peraltro nel documento di accusa che il Tribunale dell’Aja ha stilato contro il generale Mladic. Astenutisi Cina, Venezuela, Nigeria e Angola, tutto è stato deciso dalla Russia, che ha opposto il proprio veto alla risoluzione. Per la Serbia di oggi la parola d’ordine è voltare pagina. Legato alla Russia ma sempre più nell’orbita europea, il Paese ha chiesto di aderire alla Ue. Angela Merkel è attesa in queste ore nella regione balcanica proprio per un incontro sul tema.
Per visionare l’inchiesta completa: http://www.theguardian.com/world/2015/jul/04/how-britain-and-us-abandoned-srebrenica-massacre-1995