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Diritto di critica | November 22, 2024

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Scuola, ecco i punti della riforma

Urla, insulti, finti funerali. Così il Senato ha approvato la riforma della Scuola. Alla gazzarra generale a cui siamo abituati ad assistere, tra campanelli, fischietti e bande nere legate intorno alle braccia, hanno partecipato anche gli insegnanti, seduti in tribuna. “Vergogna, Vergogna”, gridano prima di essere allontanati, “Avete ucciso la Scuola”. Ma questa riforma è poi così devastante per il sistema scolastico?

Il nuovo preside manager. La riforma della Scuola prevede sostanziali modifiche al ruolo e ai poteri dei presidi. Via i limiti di tempo per il mandato del dirigente scolastico. Questi assumeranno il nome di “leader educativi” e avranno effettivamente il ruolo di guida. In primo luogo si occuperanno di definire l’offerta formativa e selezioneranno i docenti – tramite curriculum e ambito territoriale – che riterranno più idonei alla realizzazione del piano formativo. Si occuperà anche di definire e assegnare le ore di supplenza fino a 10 giorni. Il nuovo preside sarà soggetto ad ispezioni da parte del Ministero dell’Istruzione e dovrà rispondere ogni tre anni dei successi ottenuti o della diminuzione della qualità formativa, incluso l’abbandono scolastico.

Il comitato di valutazione. Il preside, comunque, non sarà un capo indiscusso. La valutazione interna di ogni singolo docente spetterà ad un comitato composto da sette membri: tre insegnanti eletti dal Consiglio di istituto e dal collegio dei docenti, il preside, un genitore, uno studente, un membro esterno. Il comitato rimane in carica per tre anni. Il governo ha previsto un fondo di 200 milioni l’anno per premiare i docenti migliori. Spetta al preside, sentito il consiglio d’istituto, stabilire a chi assegnare il premio. Il premio verrà assegnato al 5% degli insegnanti e la sua redistribuzione terrà conto delle situazioni più disagiate del Paese.

Addio alle classi-pollaio. Il numero massimo di studenti per classe scende da 28 a 25, a partire dal 2016. Questo numero può essere ulteriormente ridotto dal preside, qualora si ravvisino problematiche quali, per esempio, la presenza di un numero elevato di portatori di handicap.

I soldi per l’aggiornamento professionale. Ogni anno i docenti avranno a disposizione una carta prepagata con un credito di 500 euro per acquisti di libri, tablet, biglietti per mostre, teatri e per corsi di aggiornamento professionale. La formazione continua è obbligatoria e avrà un costo per lo Stato di 40 milioni di euro.

Le donazioni e le scuole private. Chi vuole donare somme di denaro alle scuole pubbliche per opere di manutenzione, ristrutturazione o promozione, può richiedere un bonus fiscale fino a donazioni di 100mila euro. Il credito di imposta varierà dal 50 al 65%. Inoltre, i genitori con figli iscritti nelle scuole private (dalle materne alle superiori), potranno usufruire di una detrazione fiscale fino a 400 euro di spese sostenute ogni anno.

Contratti a termine, un giro di vite. Come indicato dalla Corte europea, i contratti a termine non potranno avere lunghezza superiore ai 36 mesi anche se non continuativi. Il limite scatterà dal 1° settembre 2016. Dal 2017 entreranno in graduatoria solo coloro che hanno già ottenuto l’abilitazione.

Il nodo assunzioni. Entro il 15 settembre 2015 verranno assunti a tempo indeterminato 100mila precari. I primi 52 mila avranno diritto di scegliere tra le cattedre vacanti e inizieranno a lavorare subito. Gli altri verranno inseriti nei posti rimanenti (anche fuori dalla regione di residenza) durante l’anno scolastico 2015-2016 e prenderanno lo stipendio solo quando inizieranno a lavorare. Inoltre, presto verrà bandito un nuovo concorso per titoli ed esami per l’assunzione di 60mila docenti a tempo indeterminato. Punteggi maggiori per chi ha seguito tirocini formativi e per chi ha fatto supplenze per almeno 36 mesi.

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