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Diritto di critica | November 21, 2024

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Regionali: finisce 5 a 2. La Moretti affonda in Veneto, il M5S tiene, Renzi respira. Ma... - Diritto di critica

Una cosa è certa: Matteo Renzi e il suo Pd non hanno più il 40% dei consensi. Di contro, il populismo del MoVimento 5 Stelle ottiene conferme e la Moretti in Veneto è stata più che doppiata da Zaia. Certo, sulla carta il Partito democratico ha vinto 5 a 2, ma il vento in poppa il premier non ce l’ha più. E proprio Renzi ha preferito volare in Afghanistan e farsi ritrarre in mimetica, piuttosto che affrontare domande e commenti: ha lasciato tutto alle seconde linee. D’altronde, lui aveva messo le mani avanti già nei giorni scorsi dicendo che le regionali non erano un referendum sul governo. Che qualcosa non sarebbe andato come sperava, Renzi l’aveva capito.

Ma ad essere finita è anche l’epoca del “Civati chi?”. La spaccatura della sinistra – spesso liquidata con superficialità dal premier come un fastidioso incidente di percorso – ha fatto perdere la Liguria al Pd. In molti hanno commentato che in questa sconfitta a sinistra “hanno fatto tutto da soli”. Come dargli torto?

Si rafforza, invece, la Lega. La Moretti in Veneto è stata più che doppiata. La sua comunicazione – è evidente – improntata al renzismo (nonostante i trascorsi proBersani che in molti hanno forse dimenticato), non si è rivelata efficace. “Sono convinta che alle regionali faremo un 7-0 – aveva twittato la Moretti appena qualche ora prima del voto – e quello del Veneto sarà il golden goal”. Un tweet metafora di una comunicazione inefficace: il Golden goal è stato abolito nel 2004 e si utilizzava ai supplementari quando – in caso di pareggio – una delle due squadre segnava per prima. Come dire: vinceremo all’ultimo e grazie a un misero goal di scarto.

Sul Pd di Renzi resta poi la spada di Damocle della Campania, con un De Luca che potrebbe entrare in Regione e uscirne subito dopo, per l’applicazione della legge Severino. Di certo, i risultati elettorali certificano l’inefficacia della diffusione delle liste degli “impresentabili” a pochi giorni dal voto: più una questione di guerriglia interna al Pd che non di politica. La trasparenza fa certamente bene ma non a pochi giorni dalle elezioni, quando ormai i candidati sono stati già scelti e ben poco potrebbe essere cambiato.

Da sottolineare, infine, un MoVimento Cinque Stelle che si attesta sulle percentuali di sempre, confermandosi la seconda forza del Paese. Un risultato che fotografa la crisi del centrodestra, con un Berlusconi sempre più debole e un Salvini in ascesa ma non ancora capace di prendere le redini della coalizione.

Renzi, dunque, per ora non è ancora in apnea e bypassate le regionali continuerà a recitare la parte dell’uomo forte al comando. Ma qualcosa nel Paese sta cambiando e quel famoso e tanto sbandierato 40% ottenuto alle europee non c’è più. Tutt’altro. La fortuna del premier: la frammentazione delle opposizioni e l’assenza di un altro leader capace di impersonare l’anti-Renzi. Ma è solo questione di tempo. Estote parati.

@emilioftorsello