Cari pensionati rinunciate ai vostri rimborsi - Diritto di critica
Il governo Renzi approva una restituzione parziale con un bonus una tantum. Ma quei soldi potrebbero essere utilizzati per politiche giovanili e per il taglio del costo del lavoro
“Ridate i soldi ai pensionati”. La sentenza della Corte Costituzionale ha costretto il governo a ritornare su una decisione presa dall’esecutivo guidato da Mario Monti relativo al blocco delle rivalutazioni delle pensioni. Questo significa che lo Stato dovrà pagare almeno una parte delle quote di indicizzazione delle pensioni per il periodo 2012-2013. Ma attenzione, questo riguarda solo le pensioni “più ricche”, cioè quelle che nel 2012 superavano tre volte il minimo, cioè 1.443 euro lordi. I pensionati più poveri già avevano goduto dell’adeguamento.
La redistribuzione del bonus. Renzi ha annunciato oggi un piano per affrontare le richieste della Consulta. Il dovuto sarà restituito attraverso un bonus una tantum ma non a tutti. La restituzione riguarderà solo 3,7 milioni dei 5,2 milioni di pensionati e non sarà erogata a pioggia, bensì sarà più sostanziosa per le pensioni più basse. Dal 1° giugno gli stessi che avranno goduto del bonus inversamente proporzionale al reddito, godranno dell’indicizzazione sulla propria pensione. Gli esclusi dal bonus per quest’anno – quelli con pensioni lorde superiori ai 3.200 euro – non godranno nemmeno dell’indicizzazione.
Soldi agli anziani, tolti ai giovani. Il piano del governo sembra piuttosto logico ed equo. Ma il problema è un altro. I pensionati che usufruiranno del bonus toglieranno risorse all’esecutivo – pari a più di 2 miliardi di euro – che potevano essere impiegate nella defiscalizzazione per le nuove assunzioni e per le politiche giovanili. Inoltre, gran parte degli attuali pensionati gode di un reddito calcolato con il sistema retributivo (cioè in base allo stipendio percepito negli ultimi anni di lavoro e non in base ai contributi realmente versati) piuttosto iniquo sotto il profilo generazionale.
Un patto generazionale. Non si possono colpevolizzare i pensionati per questo. Si può, però, chiedere loro di rinunciare al rimborso. Alcuni lo faranno, stando a quanto viene riportato da Repubblica. E il governo studia come utilizzare i soldi dei rinunciatari. Forse un fondo per la disoccupazione, oppure verranno utilizzati per tagliare il costo del lavoro. Rinunciare per il bene dei propri figli. Perché se è vero che molti pensionati di oggi devono prendersi cura dei figli precari o disoccupati, è anche vero che se non si liberano risorse per i più giovani, questi saranno condannati ad essere adolescenti per sempre. Un aspetto che poco interessa alla Cgil e a Forza Italia che hanno definito la misura approntata dal governo “assolutamente insufficiente”.
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“Ridate i soldi ai pensionati”. La sentenza della Corte Costituzionale ha costretto il governo a ritornare su una decisione presa dall’esecutivo guidato da Mario Monti relativo al blocco delle rivalutazioni delle pensioni. Questo significa che lo Stato dovrà pagare almeno una parte delle quote di indicizzazione delle pensioni per il periodo 2012-2013. Ma attenzione, questo riguarda solo le pensioni “più ricche”, cioè quelle che nel 2012 superavano tre volte il minimo, cioè 1.443 euro lordi. I pensionati più poveri già avevano goduto dell’adeguamento.
La redistribuzione del bonus. Renzi ha annunciato oggi un piano per affrontare le richieste della Consulta. Il dovuto sarà restituito attraverso un bonus una tantum ma non a tutti. La restituzione riguarderà solo 3,7 milioni dei 5,2 milioni di pensionati e non sarà erogata a pioggia, bensì sarà più sostanziosa per le pensioni più basse. Dal 1° giugno gli stessi che avranno goduto del bonus inversamente proporzionale al reddito, godranno dell’indicizzazione sulla propria pensione. Gli esclusi dal bonus per quest’anno – quelli con pensioni lorde superiori ai 3.200 euro – non godranno nemmeno dell’indicizzazione.
Soldi agli anziani, tolti ai giovani. Il piano del governo sembra piuttosto logico ed equo. Ma il problema è un altro. I pensionati che usufruiranno del bonus toglieranno risorse all’esecutivo – pari a più di 2 miliardi di euro – che potevano essere impiegate nella defiscalizzazione per le nuove assunzioni e per le politiche giovanili. Inoltre, gran parte degli attuali pensionati gode di un reddito calcolato con il sistema retributivo (cioè in base allo stipendio percepito negli ultimi anni di lavoro e non in base ai contributi realmente versati) piuttosto iniquo sotto il profilo generazionale.
Un patto generazionale. Non si possono colpevolizzare i pensionati per questo. Si può, però, chiedere loro di rinunciare al rimborso. Alcuni lo faranno, stando a quanto viene riportato da Repubblica. E il governo studia come utilizzare i soldi dei rinunciatari. Forse un fondo per la disoccupazione, oppure verranno utilizzati per tagliare il costo del lavoro. Rinunciare per il bene dei propri figli. Perché se è vero che molti pensionati di oggi devono prendersi cura dei figli precari o disoccupati, è anche vero che se non si liberano risorse per i più giovani, questi saranno condannati ad essere adolescenti per sempre. Un aspetto che poco interessa alla Cgil e a Forza Italia che hanno definito la misura approntata dal governo “assolutamente insufficiente”.