Libia, migranti: l'Onu progetta di colpire i barconi - Diritto di critica
Pronta una risoluzione che si appella alla possibilità di operazioni militari. Russia permettendo. Il voto atteso forse per giugno
La discussione è ancora viva, così come il negoziato. Ma secondo fonti giornalistiche a New York l’Onu sta preparando un testo che consenta di intervenire anche militarmente contro i barconi della morte che arrivano sulle coste europee (anzi, italiane) causando sempre più spesso stragi di migranti. Mentre l’Europa tituba e dà l’impressione di non sapere come affrontare la situazione, le Nazioni Unite proveranno a cambiare le cose con una risoluzione che invocherà il Capitolo VII della Carta dell’organismo internazionale, ovvero quello che permette un’azione militare nelle acque internazionali, nelle acque territoriali (in questo caso quelle di Tripoli) e nei porti. È proprio quest’ultima parte del capitolo che lascia aperta la possibilità di agire anche a terra, quindi all’approdo dei barconi.
Il testo della proposta Tre pagine, punti semplici e una soluzione che al palazzo di vetro sperano non vada incontro al veto della Russia. Nella risoluzione si illustra l’intervento militare come inevitabile passo successivo alla semplice missione umanitaria. La causa è il collegamento tra la sicurezza e la stabilità della Libia (anche in relazione al terrorismo) e il traffico di esseri umani che sta diventando un problema di tutti e una vergogna a livello mondiale. Se si arriverà al voto in Consiglio di Sicurezza, al più tardi entro giugno, le forze navali dell’Onu potranno intervenire anche nei porti e inibire i mezzi che i trafficanti usano per trasportare i migranti. Le truppe speciali, di fatto, saranno autorizzate quindi a scendere a terra e a colpire obiettivi nelle zone portuali, in particolare sulle coste controllate dai ribelli islamici che comandano a Tripoli. Sebbene non sia necessario, l’Onu avviserà e si confronterà sull’intervento con il governo di Tobruk, nella parte orientale della Libia, dove risiedono il Parlamento e l’Esercito riconosciuti dalla comunità internazionale dopo la guerra civile. I migranti che saranno fermati, secondo le leggi internazionali, non potranno essere rimandati indietro.
Il disguido l’Italia aveva proposto un primo piano utilizzando nel testo la parola “destroy”, distruggere, cosa che non hanno gradito né russi né americani, ma il rappresentante per gli esteri dell’Unione Europea Federica Mogherini ha chiarito che l’intento dell’operazione è quello di «distruggere il modello operativo dei trafficanti», non bombardarli. A chiedere chiarezza nell’uso delle parole è soprattutto la Russia, preoccupata che la risoluzione diventi il pretesto per altri interventi militari, come già successo nel 2011 con il rovesciamento di Gheddafi. A Mosca vogliono che il testo specifichi lo scopo di «contrastare il traffico» indiscriminato di migranti. E niente di più.
Il comando Se la risoluzione dovesse essere approvata in Consiglio e accettata anche dalla Russia, a dirigere l’intervento sarà l’Italia, con l’aiuto di Francia, Spagna e Malta; anche la Gran Bretagna, comunque, si è detta disposta a partecipare, avendo già una nave che opera in zona. L’Europa, come abbiamo visto nei giorni scorsi, ha elaborato una propria strategia, che prevede interventi navali e aerei, fino ad incursioni contro i depositi di carburante dove si riforniscono i trafficanti. Ma di fatto è l’Onu che dovrà dare via libera anche a questo progetto.
La discussione è ancora viva, così come il negoziato. Ma secondo fonti giornalistiche a New York l’Onu sta preparando un testo che consenta di intervenire anche militarmente contro i barconi della morte che arrivano sulle coste europee (anzi, italiane) causando sempre più spesso stragi di migranti. Mentre l’Europa tituba e dà l’impressione di non sapere come affrontare la situazione, le Nazioni Unite proveranno a cambiare le cose con una risoluzione che invocherà il Capitolo VII della Carta dell’organismo internazionale, ovvero quello che permette un’azione militare nelle acque internazionali, nelle acque territoriali (in questo caso quelle di Tripoli) e nei porti. È proprio quest’ultima parte del capitolo che lascia aperta la possibilità di agire anche a terra, quindi all’approdo dei barconi.
Il testo della proposta Tre pagine, punti semplici e una soluzione che al palazzo di vetro sperano non vada incontro al veto della Russia. Nella risoluzione si illustra l’intervento militare come inevitabile passo successivo alla semplice missione umanitaria. La causa è il collegamento tra la sicurezza e la stabilità della Libia (anche in relazione al terrorismo) e il traffico di esseri umani che sta diventando un problema di tutti e una vergogna a livello mondiale. Se si arriverà al voto in Consiglio di Sicurezza, al più tardi entro giugno, le forze navali dell’Onu potranno intervenire anche nei porti e inibire i mezzi che i trafficanti usano per trasportare i migranti. Le truppe speciali, di fatto, saranno autorizzate quindi a scendere a terra e a colpire obiettivi nelle zone portuali, in particolare sulle coste controllate dai ribelli islamici che comandano a Tripoli. Sebbene non sia necessario, l’Onu avviserà e si confronterà sull’intervento con il governo di Tobruk, nella parte orientale della Libia, dove risiedono il Parlamento e l’Esercito riconosciuti dalla comunità internazionale dopo la guerra civile. I migranti che saranno fermati, secondo le leggi internazionali, non potranno essere rimandati indietro.
Il disguido l’Italia aveva proposto un primo piano utilizzando nel testo la parola “destroy”, distruggere, cosa che non hanno gradito né russi né americani, ma il rappresentante per gli esteri dell’Unione Europea Federica Mogherini ha chiarito che l’intento dell’operazione è quello di «distruggere il modello operativo dei trafficanti», non bombardarli. A chiedere chiarezza nell’uso delle parole è soprattutto la Russia, preoccupata che la risoluzione diventi il pretesto per altri interventi militari, come già successo nel 2011 con il rovesciamento di Gheddafi. A Mosca vogliono che il testo specifichi lo scopo di «contrastare il traffico» indiscriminato di migranti. E niente di più.
Il comando Se la risoluzione dovesse essere approvata in Consiglio e accettata anche dalla Russia, a dirigere l’intervento sarà l’Italia, con l’aiuto di Francia, Spagna e Malta; anche la Gran Bretagna, comunque, si è detta disposta a partecipare, avendo già una nave che opera in zona. L’Europa, come abbiamo visto nei giorni scorsi, ha elaborato una propria strategia, che prevede interventi navali e aerei, fino ad incursioni contro i depositi di carburante dove si riforniscono i trafficanti. Ma di fatto è l’Onu che dovrà dare via libera anche a questo progetto.