Terrorismo, quando il reclutamento avviene online - Diritto di critica
Twitter, ma anche Facebook e Youtube sono diventati gli strumenti con i quali i fondamentalisti fanno proseliti. Con una certa facilità
Giovane, uomo o donna che sia, scontento della società nella quale e vive appassionato dei social media. È il nuovo identikit del terrorista. Il virus del fondamentalismo, infatti, sembra attecchire più facilmente laddove i ragazzi sono ben disposti.
Un nuovo modo di reclutare. La nuova frontiera del terrorismo internazionale abbraccia il reclutamento online. Non sono pochi i messaggi che campeggiano su Twitter, Facebook e altri social media per incoraggiare i giovani a intraprendere la jihad. Un fenomeno in crescita che i seguaci di Al Qaeda e dello Stato islamico in Iraq e Siria, stanno coltivando anche attraverso forme più tradizionali di “outreach”, come i messaggi video terroristici “fai da te”.
Il terrorismo corre sul web. Questo flusso continuo di messaggi, secondo gli esperti, alimenterebbe la radicalizzazione degli individui, amplificata dalle immagini grafiche e dall’audio. I costi per le organizzazioni terroristiche sono minimi: nessuna formazione, nessun finanziamento, nessun rischio che le operazioni militari/strategiche siano compromesse, giusto un flusso costante di invettive. Alcuni di coloro che fomentano l’odio contro l’Occidente, spesso sono persone che siedono all’interno di una moschea, twittando continuamente con un pc ed una connessione internet gli insulti contro l’Islam per perorare la propria causa e acquisire nuovi seguaci.
Twitter, la porta della propaganda. È molto difficile, per l’intelligence, individuare i responsabili e chi potrebbe essere stato influenzato da una campagna mediatica di questo tipo. A causa dei continui cambi di nome utente e del linguaggio criptico che viene utilizzato. Uno studio della Brookings Institution ha dimostrato che solo nell’ultimo trimestre del 2014 i sostenitori dell’Isis hanno utilizzato almeno 46mila profili Twitter con una media di 1.000 seguaci ciascuno.
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Giovane, uomo o donna che sia, scontento della società nella quale e vive appassionato dei social media. È il nuovo identikit del terrorista. Il virus del fondamentalismo, infatti, sembra attecchire più facilmente laddove i ragazzi sono ben disposti.
Un nuovo modo di reclutare. La nuova frontiera del terrorismo internazionale abbraccia il reclutamento online. Non sono pochi i messaggi che campeggiano su Twitter, Facebook e altri social media per incoraggiare i giovani a intraprendere la jihad. Un fenomeno in crescita che i seguaci di Al Qaeda e dello Stato islamico in Iraq e Siria, stanno coltivando anche attraverso forme più tradizionali di “outreach”, come i messaggi video terroristici “fai da te”.
Il terrorismo corre sul web. Questo flusso continuo di messaggi, secondo gli esperti, alimenterebbe la radicalizzazione degli individui, amplificata dalle immagini grafiche e dall’audio. I costi per le organizzazioni terroristiche sono minimi: nessuna formazione, nessun finanziamento, nessun rischio che le operazioni militari/strategiche siano compromesse, giusto un flusso costante di invettive. Alcuni di coloro che fomentano l’odio contro l’Occidente, spesso sono persone che siedono all’interno di una moschea, twittando continuamente con un pc ed una connessione internet gli insulti contro l’Islam per perorare la propria causa e acquisire nuovi seguaci.
Twitter, la porta della propaganda. È molto difficile, per l’intelligence, individuare i responsabili e chi potrebbe essere stato influenzato da una campagna mediatica di questo tipo. A causa dei continui cambi di nome utente e del linguaggio criptico che viene utilizzato. Uno studio della Brookings Institution ha dimostrato che solo nell’ultimo trimestre del 2014 i sostenitori dell’Isis hanno utilizzato almeno 46mila profili Twitter con una media di 1.000 seguaci ciascuno.