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Diritto di critica | November 16, 2024

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Dai Girotondi di Moretti al Popolo Viola, che fine hanno fatto i (movimenti dei) cittadini? - Diritto di critica

Che fine hanno fatto i movimenti dei cittadini? Sono scomparsi nos non sentientes – senza che ce ne accorgessimo, tanto che quasi nemmeno ce ne ricordiamo più. E il riferimento non è a quegli “studenti” pseudorivoluzionari spaccatutto da piazza ma a quei movimenti di comuni cittadini che – per quanti se ne ricordano – all’epoca di Silvio Berlusconi abbracciavano il Palazzo di Giustizia. Tra loro c’era anche Nanni Moretti, correva l’anno 2002. I girotondi contestarono sia l’allora capo del centrodestra sia i partiti di centrosinistra, accusati di avere politiche troppo “blande”. I girotondi coinvolsero cittadini di ogni estrazione politica e abbracciarono anche la RAI.

Ma i movimenti dei cittadini negli anni sono scesi in piazza contro provvedimenti cardine come la legge sulle Intercettazioni o sul legittimo sospetto. E non solo. Le piazze erano piene, gli interventi variegati e nessun partito di riferimento. Tra cartelloni, fischietti e striscioni, l’opinione pubblica si faceva sentire.

Come dimenticare poi il cosiddetto Popolo Viola: slogan, cortei e manifestazioni. Con alterne fortune e capipopolo discutibili, anche questo movimento è sparito, fagocitato forse dalla mancanza di risultati concreti e dalle divisioni interne.

Il “silenzio” dei movimenti dei cittadini è iniziato con la caduta di Berlusconi e l’avvento di Mario Monti. Già all’epoca del professore si assistette a una sordina progressiva (autoimposta?) da questi stessi interlocutori “di piazza”. Come se – sconfitto il Babau del Biscione – si sia lasciato fare al manovratore nella convinzione che Monti o chi per lui sarebbe comunque stato migliore di Berlusconi. Diamo tempo al Professore, avranno pensato in molti. Eppure con Matteo Renzi questo silenzio ha proseguito.

Certo, tra le ipotesi sul tavolo per giustificare questa improvvisa “assenza” dalle piazze, che il malessere reso esplicito durante le manifestazioni di questi movimenti di cittadini sia stato incanalato (e sfruttato) da Beppe Grillo, unico ad aver fatto quel salto di qualità “politico”, capace – almeno nelle premesse – di portare in Parlamento le istanze della società civile. Davanti al plateale fallimento dei Cinque stelle però – da quando sono in Parlamento, tutto o quasi è andato sempre “come da programma” per i grandi partiti, con i pentastellati a giocare la loro parte – ci si aspetterebbe un ritorno a quei movimenti civili lontani dalla politica e dalle sue strumentalizzazioni ma mirati solo al bene comune. E invece non c’è alcuno che prenda l’iniziativa e decida di creare un gruppo, ampliare il consenso, coltivare l’opinione pubblica – e non ci riferiamo ai movimenti creati ad arte da sindacalisti come Landini, infarciti di politici e politica, con ben altre mire che non la piazza.

Viene quindi da chiedersi se i cittadini non abbiano rinunciato, ammaliati ormai da Matteo Renzi, l’uomo solo al comando (eppure la situazione era simile anche con Berlusconi) o se invece non si siano convinti della (presunta) inutilità di queste manifestazioni. Disattesa “la delega” e fallita l’attività politica dei pentastellati – urlacci, provocazioni e parolacce a parte -, la piazza è stata abbandonata, quasi fosse stata quella del commediante Grillo l’ultima – e mai davvero sfruttata – possibilità per la società civile di farsi sentire presso la politica. In parallelo, a sinistra manca qualsiasi verve capace di dare nuova linfa ai movimenti: tutto è fermo. E Renzi, al comando, timona indisturbato. Fosse anche il miglior politico sulla faccia della Terra, questo silenzio “civile” non fa bene alla democrazia.

@emilioftorsello