COSMO SkyMed, quei satelliti italiani puntati sul Mediterraneo - Diritto di critica
Si chiamano COSMOSky-Med che sta per Constellation of small Satellites for Mediterranean basin Observation e sono quattro satelliti che osservano dallo spazio tutta l’area mediterranea. Messi in orbita tra il 2007 e il 2010, il loro occhio è potentissimo e non c’è nube che tenga. Visto il loro numero, anche la frequenza di passaggio è molto alta.
Costato quasi un miliardo e duecentomila euro, il sistema di satelliti COSMOSky-Med ha una definizione altissima di dettaglio, tanto da riuscire a distinguere oggetti di un metro e potrebbe senza dubbio dare informazioni su trafficanti di esseri umani, barconi in partenza e ogni movimento sulle coste libiche. La loro visione è così affidabile che la Francia ha stretto con il nostro Paese un accordo di collaborazione per ricevere le informazioni registrate da COSMOSky-Med e quando vennero lanciati in orbita, anche gli americani – vedi alcuni cablo di Wikileaks – si sorpresero del livello tecnologico della rete di sorveglianza messa in campo dall’Italia. Questi sistemi, inoltre, vennero usati per mappare i movimenti delle truppe di Gheddafi all’epoca dei bombardamenti inaugurati – sarà un caso – proprio dalla Francia, con raid mirati.
Ma chi gestisce questo complesso sistema di “occhi” sul Mediterraneo?La responsabilità delle infrastrutture e della gestione in orbita viene fatta a Conca del Fucino, in Abruzzo, da Telespazio mentre la base che riceve i segnali satellitari è a Pratica di mare e si chiama Centro Interforze Telerilevamento Satellitare (CITS-RIS, dove il RIS è l’erede del SIOS ed è il Servizio segreto voluto anni fa da La Russa). Il loro utilizzo viene definito “duale“, con compiti sia civili (gestiti da un laboratorio a Matera) che militari: in occasione di disastri ecologici, ad esempio, possono monitorare il propagarsi di sacche di inquinamento. Ma i satelliti sono stati usati anche in occasione dei terremoti dell’Aquila e di Haiti. A gestire il tutto: il Ministero della Difesa.
Viene quindi da chiedersi per quale motivo nessuno si sia accorto di un barcone stracarico di esseri umani che prendeva il largo dalle coste libiche. Triton ha accesso a queste informazioni? E la nostra Guardia Costiera? Visto quanto accaduto, si direbbe di no. Di certo, i satelliti potrebbero essere decisivi nella lotta ai trafficanti di uomini e nella guerra all’Isis, con la possibilità di indirizzare raid mirati e limitando così l’impegno “a terra” di uomini e mezzi. Ma l’interrogativo sul perché nessuno abbia segnalato l’ecatombe prossima ventura, resta. Davvero non ci si è accorti di quel peschereccio stracarico di vite? Al di là delle ipotesi, infatti, l’esatta dinamica di quanto accaduto la scorsa notte a largo della Libia potrebbe in realtà già essere nota alle autorità: con un livello di dettaglio così alto, un satellite puntato sulle giuste coordinate è in grado di registrare movimenti, rotte, drammi.
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