Cacciato giornalista a Mediaset Spagna, bufera contro il Biscione - Diritto di critica
Il conduttore Jesus Cintora rimosso dal suo programma perché "poco obiettivo". Ma la Rete non ci sta e grida alla censura
Tempi di “bavaglio e spazzatura” per gli spettatori di Mediaset Spagna. Il gruppo televisivo che controlla, tra gli altri, i canali Telecinco e Cuatro, è finito sotto la spietata lente d’ingrandimento dei social network e dell’opinione pubblica dopo l’allontanamento del giornalista Jesus Cintora dal suo programma di informazione, “Las mañanas de Cuatro”, perché ritenuto “poco obiettivo” nel criticare il governo del popolare Mariano Rajoy. La battaglia in difesa del conduttore si è scatenata a colpi di tweet di solidarietà per Cintora, e di hashtag che parlano di censura e invitano a boicottare i canali Mediaset.
Il caso Secondo alcune fonti spagnole, infatti, il piglio deciso con cui il giornalista spagnolo criticava l’esecutivo di Madrid non è sfuggito al Partito Popolare, che avrebbe fatto pressioni per rimuoverlo dal programma e sostituirlo con un altro conduttore. Una bomba ad orologeria questa, che ha scatenato le ire degli spettatori. Migliaia i messaggi diffusi in rete che gridano allo scandalo: da quelli che chiedono di non comprare più i prodotti pubblicizzati su Telecinco, fino a chi diffonde le istruzioni per rimuovere Cuatro dall’elenco del digitale terrestre. Sulla piattaforma Change.org oltre 75mila persone hanno firmato la petizione per il reintegro di Cintora alla guida del programma di cui era anche direttore.
La polemica con la rete e gli scontri con il governo Non è la prima volta che Mediaset Spagna è al centro di polemiche: negli ultimi mesi si sono sprecate le critiche ai programmi di intrattenimento come il Grande Fratello Vip, accusati di essere troppo trash e di impoverire culturalmente gli spettatori spagnoli. Ma forse l’azienda non si aspettava un tale putiferio, tanto che Mediaset ha diffuso un comunicato su Twitter spiegando le ragioni della sua scelta: «La linea editoriale dell’azienda ha lo scopo di informare, non di formare, gli spettatori, attraverso un pluralismo che dia voce a tutte le parti politiche e con conduttori che trattino l’informazione in maniera obiettiva». Ovvero il ribaltamento esatto delle accuse mosse dai sostenitori di Cintora. Il giornalista aveva già avuto uno scontro con il consigliere delegato di Mediaset Spagna, Paolo Vasile, che lo invitava senza mezzi termini ad essere meno di parte nel gestire il dibattito televisivo sui temi della politica. E non sono mancati i diverbi con alcuni deputati del partito di Rajoy, come il portavoce del Partito Rafael Hernando, che nel dicembre scorso lo accusava di fare cattiva informazione e di alimentare l’antipolitica. Ultimo caso, la dura critica di Cintora al ministro degli Esteri José Manuel García-Margallo, accusato di assistere ad una corrida nel giorno della morte di due cittadini spagnoli nell’attentato terroristico al museo del Bardo di Tunisi. La trasmissione “Las mañanas de Cuatro” figura inoltre tra quelle additate dal governo di svolgere una velata campagna mediatica a favore del partito di sinistra Podemos.
Legge bavaglio? Il caso Mediaset sta occupando tutte le pagine dei quotidiani spagnoli, anche perché è tornata al centro del dibattito la legge sulla sicurezza pubblica di Rajoy, approvata dal centrodestra e osteggiata da tutte le opposizioni, finita nel mirino di Amnesty International per le pesanti limitazioni ad alcuni diritti sacrosanti dell’uomo, come quello di manifestare ed esprimere il proprio pensiero. Vietati, per esempio, gli assembramenti di piazza non autorizzati, gli spettacoli di artisti ambulanti, e previste pesanti multe per chi sbeffeggia la polizia o ne riprende l’operato con video e altri mezzi. Una deriva conservatrice che prima o poi potrebbe costare cara al governo e al Partito Popolare.
Tempi di “bavaglio e spazzatura” per gli spettatori di Mediaset Spagna. Il gruppo televisivo che controlla, tra gli altri, i canali Telecinco e Cuatro, è finito sotto la spietata lente d’ingrandimento dei social network e dell’opinione pubblica dopo l’allontanamento del giornalista Jesus Cintora dal suo programma di informazione, “Las mañanas de Cuatro”, perché ritenuto “poco obiettivo” nel criticare il governo del popolare Mariano Rajoy. La battaglia in difesa del conduttore si è scatenata a colpi di tweet di solidarietà per Cintora, e di hashtag che parlano di censura e invitano a boicottare i canali Mediaset.
Il caso Secondo alcune fonti spagnole, infatti, il piglio deciso con cui il giornalista spagnolo criticava l’esecutivo di Madrid non è sfuggito al Partito Popolare, che avrebbe fatto pressioni per rimuoverlo dal programma e sostituirlo con un altro conduttore. Una bomba ad orologeria questa, che ha scatenato le ire degli spettatori. Migliaia i messaggi diffusi in rete che gridano allo scandalo: da quelli che chiedono di non comprare più i prodotti pubblicizzati su Telecinco, fino a chi diffonde le istruzioni per rimuovere Cuatro dall’elenco del digitale terrestre. Sulla piattaforma Change.org oltre 75mila persone hanno firmato la petizione per il reintegro di Cintora alla guida del programma di cui era anche direttore.
La polemica con la rete e gli scontri con il governo Non è la prima volta che Mediaset Spagna è al centro di polemiche: negli ultimi mesi si sono sprecate le critiche ai programmi di intrattenimento come il Grande Fratello Vip, accusati di essere troppo trash e di impoverire culturalmente gli spettatori spagnoli. Ma forse l’azienda non si aspettava un tale putiferio, tanto che Mediaset ha diffuso un comunicato su Twitter spiegando le ragioni della sua scelta: «La linea editoriale dell’azienda ha lo scopo di informare, non di formare, gli spettatori, attraverso un pluralismo che dia voce a tutte le parti politiche e con conduttori che trattino l’informazione in maniera obiettiva». Ovvero il ribaltamento esatto delle accuse mosse dai sostenitori di Cintora. Il giornalista aveva già avuto uno scontro con il consigliere delegato di Mediaset Spagna, Paolo Vasile, che lo invitava senza mezzi termini ad essere meno di parte nel gestire il dibattito televisivo sui temi della politica. E non sono mancati i diverbi con alcuni deputati del partito di Rajoy, come il portavoce del Partito Rafael Hernando, che nel dicembre scorso lo accusava di fare cattiva informazione e di alimentare l’antipolitica. Ultimo caso, la dura critica di Cintora al ministro degli Esteri José Manuel García-Margallo, accusato di assistere ad una corrida nel giorno della morte di due cittadini spagnoli nell’attentato terroristico al museo del Bardo di Tunisi. La trasmissione “Las mañanas de Cuatro” figura inoltre tra quelle additate dal governo di svolgere una velata campagna mediatica a favore del partito di sinistra Podemos.
Legge bavaglio? Il caso Mediaset sta occupando tutte le pagine dei quotidiani spagnoli, anche perché è tornata al centro del dibattito la legge sulla sicurezza pubblica di Rajoy, approvata dal centrodestra e osteggiata da tutte le opposizioni, finita nel mirino di Amnesty International per le pesanti limitazioni ad alcuni diritti sacrosanti dell’uomo, come quello di manifestare ed esprimere il proprio pensiero. Vietati, per esempio, gli assembramenti di piazza non autorizzati, gli spettacoli di artisti ambulanti, e previste pesanti multe per chi sbeffeggia la polizia o ne riprende l’operato con video e altri mezzi. Una deriva conservatrice che prima o poi potrebbe costare cara al governo e al Partito Popolare.