Charlie, “il giornale dei vecchi, piccoli borghesi”
Karim Metref si era dissociato da “Je suis Charlie” all'indomani dell'attentato che ha colpito la redazione del giornale satirico. Qui ci spiega perché
L’opinione pubblica è stata scossa dai colpi di kalashnikov, ha aperto gli occhi – sebbene per una manciata di giorni – sulla questione terrorismo dopo l’attentato a Charlie Hebdo. Secondo lei, perché con i bambini usati come scudi tra le due fazioni armate in Siria, con la situazione deplorevole delle donne nella Repubblica del Congo, sulle quali veniva usata la violenza sessuale come tattica di guerra, non c’è stata la stessa reazione?
“Alla fine degli anni 50, il Fronte di Liberazione Nazionale algerino, vedendo che le centinaia di migliaia di morti in Algeria non facevano effetto sul cittadino francese, decise di portare la guerra nel cuore di Parigi. Cominciarono scontri e attentati e operazioni repressive che culminarono nel “massacro” del 17 ottobre 1961. Massacro che nei confronti di quello che stava succedendo nella colonia era nulla, ma succedeva nel cuore dell’impero. Quella divisione imperiale dei territori di diritto e di non diritto non ha fatto altro che aumentare con l’avvento del neocolonialismo dove le nazioni ‘civili’ e ‘democratiche’ facevano in terra d’Asia, Africa e America Latina tutto ciò che in terra propria era tabù: sostegno a dittature, colpi di stato, omicidi, massacri, inquinamento, devastazione dei territori, elezioni truccate… Tutto questo spesso senza nemmeno nascondersi. È quella forma mentis che fa sì che oggi 2mila persone in Nigeria non valgono una persona uccisa a Parigi o a Londra.”
Qualche giornale francese vociferava sulla volontà del nuovo direttore di Charlie di chiudere. Da vecchio conoscente di Wolinski, quale sarebbe stata, secondo lei, la sua reazione a tutto questo?
“Quelle voci sono state confermate nelle ultime ore. la nuova dirigenza di Charlie chiuderà nonostante il fatto che probabilmente i debiti sono tutti stati rimborsati dopo la vendita di ben 7 milioni di copie e i diritti di traduzione in tanti paesi. La ragione invocata è la stanchezza e lo stress. Ragione totalmente comprensibile. Sinceramente non so cosa avrebbe fatto il Wolinski anziano che è stato massacrato. Ma il Wolinski giovane non si sarebbe mai trovato, secondo me, nella redazione di Charlie.”
Spesso ha citato la Nato. Qual è il ruolo che gioca l’Alleanza atlantica rispetto al terrorismo?
“Dopo la seconda guerra mondiale le due superpotenze si sono spartite il mondo in due blocchi. Oggi uno dei blocchi è sconfitto, si è diviso in tantissimi pezzi di cui molti sono andati a raggiungere il carro dei vincitori. La Nato invece è rimasta ed è diventata sempre più forte. Il suo ruolo è ufficialmente è di difesa della sicurezza dei paesi membri. Molto bene. Ma stranamente gioca sempre in attacco da 50 anni. E stranamente interviene sempre laddove le multinazionali provenienti da questi paesi hanno da difendere il controllo di qualche risorsa strategica o qualche via di trasporto di qualche ricchezza. Uso l’espressione “paesi della Nato” non per nominare l’entità politico-militare stessa che può essere coinvolta direttamente o meno ma per designare delle linee geostrategiche comuni e concordate tra questi paesi membri della stessa organizzazione, che per statuto non possono compiere operazioni o prendere posizioni contrarie agli interessi dei loro alleati. Quindi quando la Francia o la Turchia, membri importanti dell’alleanza armano e addestrano terroristi integralisti in Libia o in Siria è perché tutti i membri della coalizione sono informati e esplicitamente o implicitamente d’accordo. Quando gli Stati Uniti proteggono politicamente e militarmente il più grande sponsor mondiale dei gruppi armati integralisti, le monarchie del Golfo Persico, è in accordo con gli altri membri dell’alleanza. Perché l’esistenza dei gruppi armati integralisti è quindi voluta dai membri della Nato. Anche se poi sono i primi a far finta di dichiarare la guerra al terrore facendolo crescere esponenzialmente, o favorendone addirittura la nascita, ovunque hanno messo piede negli ultimi 30 anni.”
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Charlie Hebdo
L’opinione pubblica è stata scossa dai colpi di kalashnikov, ha aperto gli occhi – sebbene per una manciata di giorni – sulla questione terrorismo dopo l’attentato a Charlie Hebdo. Secondo lei, perché con i bambini usati come scudi tra le due fazioni armate in Siria, con la situazione deplorevole delle donne nella Repubblica del Congo, sulle quali veniva usata la violenza sessuale come tattica di guerra, non c’è stata la stessa reazione?
“Alla fine degli anni 50, il Fronte di Liberazione Nazionale algerino, vedendo che le centinaia di migliaia di morti in Algeria non facevano effetto sul cittadino francese, decise di portare la guerra nel cuore di Parigi. Cominciarono scontri e attentati e operazioni repressive che culminarono nel “massacro” del 17 ottobre 1961. Massacro che nei confronti di quello che stava succedendo nella colonia era nulla, ma succedeva nel cuore dell’impero. Quella divisione imperiale dei territori di diritto e di non diritto non ha fatto altro che aumentare con l’avvento del neocolonialismo dove le nazioni ‘civili’ e ‘democratiche’ facevano in terra d’Asia, Africa e America Latina tutto ciò che in terra propria era tabù: sostegno a dittature, colpi di stato, omicidi, massacri, inquinamento, devastazione dei territori, elezioni truccate… Tutto questo spesso senza nemmeno nascondersi. È quella forma mentis che fa sì che oggi 2mila persone in Nigeria non valgono una persona uccisa a Parigi o a Londra.”
Qualche giornale francese vociferava sulla volontà del nuovo direttore di Charlie di chiudere. Da vecchio conoscente di Wolinski, quale sarebbe stata, secondo lei, la sua reazione a tutto questo?
“Quelle voci sono state confermate nelle ultime ore. la nuova dirigenza di Charlie chiuderà nonostante il fatto che probabilmente i debiti sono tutti stati rimborsati dopo la vendita di ben 7 milioni di copie e i diritti di traduzione in tanti paesi. La ragione invocata è la stanchezza e lo stress. Ragione totalmente comprensibile. Sinceramente non so cosa avrebbe fatto il Wolinski anziano che è stato massacrato. Ma il Wolinski giovane non si sarebbe mai trovato, secondo me, nella redazione di Charlie.”
Spesso ha citato la Nato. Qual è il ruolo che gioca l’Alleanza atlantica rispetto al terrorismo?
“Dopo la seconda guerra mondiale le due superpotenze si sono spartite il mondo in due blocchi. Oggi uno dei blocchi è sconfitto, si è diviso in tantissimi pezzi di cui molti sono andati a raggiungere il carro dei vincitori. La Nato invece è rimasta ed è diventata sempre più forte. Il suo ruolo è ufficialmente è di difesa della sicurezza dei paesi membri. Molto bene. Ma stranamente gioca sempre in attacco da 50 anni. E stranamente interviene sempre laddove le multinazionali provenienti da questi paesi hanno da difendere il controllo di qualche risorsa strategica o qualche via di trasporto di qualche ricchezza. Uso l’espressione “paesi della Nato” non per nominare l’entità politico-militare stessa che può essere coinvolta direttamente o meno ma per designare delle linee geostrategiche comuni e concordate tra questi paesi membri della stessa organizzazione, che per statuto non possono compiere operazioni o prendere posizioni contrarie agli interessi dei loro alleati. Quindi quando la Francia o la Turchia, membri importanti dell’alleanza armano e addestrano terroristi integralisti in Libia o in Siria è perché tutti i membri della coalizione sono informati e esplicitamente o implicitamente d’accordo. Quando gli Stati Uniti proteggono politicamente e militarmente il più grande sponsor mondiale dei gruppi armati integralisti, le monarchie del Golfo Persico, è in accordo con gli altri membri dell’alleanza. Perché l’esistenza dei gruppi armati integralisti è quindi voluta dai membri della Nato. Anche se poi sono i primi a far finta di dichiarare la guerra al terrore facendolo crescere esponenzialmente, o favorendone addirittura la nascita, ovunque hanno messo piede negli ultimi 30 anni.”