In fuga da Grillo, altri 10 parlamentari lasciano M5S. Le loro motivazioni - Diritto di critica
Il M5S era ed è un mezzo, non un fine: il vero fine è il cambiamento!
Noi non siamo pedine interscambiabili nelle mani di burattinai,noi siamo orgogliosamente cittadini che vogliono rispettare e rispondere al mandato affidatogli dagli elettori, dai meetup, dalla base, dai territori. Rimarremo qui, e anche in questo difenderemo la nostra amata Costituzione, che è il vero statuto del M5S, e che all’articolo 67 prevede esplicitamente la libertà dal vincolo di mandato proprio per evitare che qualsiasi despota possa, solo per i propri biechi interessi, ricattare deputati liberi e coraggiosi, impedendo loro di continuare ad impegnarsi per il cambiamento.
D’altronde recitava il comunicato numero 45 del m5S: “ogni eletto risponderà al programma del m5s e alla propria coscienza, non ad organi direttivi di qualunque tipo.
La libertà di ogni candidato di potersi esprimere liberamente in Parlamento senza chiedere il permesso a nessun capo bastone sarà la sua vera forza.”
Lo diciamo quindi senza paura, conoscendo benissimo, purtroppo, il tentativo di delazione, di mistificazione e di capovolgimento della realtà che a breve qualcuno proverà a mettere in campo: sono i vertici abusivi del movimento che dovrebbero dimettersi, perché hanno tradito i principi ed i valori per i quali il movimento era nato.
Ma lo sappiano questi signori, solo le idee non hanno padroni, e sopravvivono, sempre, a diktat e strumentalizzazione, e le persone sono solo un mezzo attraverso il quale le idee possono crescere, affermarsi, essere realizzate. Per questo non abbiamo alcuna paura, e rimarremo qua, a lavorare con sacrificio e passione, a studiare con dedizione e caparbietà, ad impegnarci per portare avanti le attività dei territori e dei cittadini che rappresentiamo, per praticare nell’azione quotidiana e nel concreto la meritocrazia e la trasparenza, contro gli sprechi e le spese sbagliate, certo, ma anche nelle scelte politiche e nei processi decisionali.
Vogliamo costruire democrazia partecipata reale, per mezzo di metodologie il più possibile orizzontali e prive di filtri, dare vita ad una rete dove non vi sia nessuna gerarchia, dove vi sia un rapporto paritario con i territori e tra i territori, e dove fare politica torni a corrispondere all’esercizio di un diritto e di un dovere civico.
Lo faremo senza nessuna alleanza fissa o predeterminata, ma solo valutando, con i nostri si ed i nostri no, senza preconcetti o posizioni ideologiche, punto per punto tutte le questioni e le vicende, entrando nel merito delle questioni e assumendo come criterio per le nostre decisioni il fatto che il loro effetto dovrà portare benefici maggiori al maggior numero possibile di persone.
A partire dalla vicenda dell’elezione del nuovo PdR, alla quale vogliamo contribuire senza né inciuci né arroccamenti, ma dicendo la nostra e ascoltando tutti, contribuendo ad eleggere una figura che sia il più possibile vicina ai cittadini e rappresenti nel miglior modo possibile le istanze di cambiamento e trasparenza che noi consideriamo esiziali.
Anche qui, vedete, basta tattica e strategie, ma si alla politica del fare, senza calcoli né ideologie.
E’ così che andremo avanti. E faremo tutto ciò nei luoghi della vita reale e in Parlamento, dove daremo nei prossimi giorni vita ad un nuovo gruppo, che sarà inclusivo, aperto, orizzontale, e che avrà un solo principale obiettivo: unire i volenterosi e cambiare I’Italia assieme a tutti coloro che vorranno farlo con coraggio ed onestà, a tutti coloro che credono sia possibile non rassegnarsi, non limitarsi ad abbaiare alla luna.
Non ci interessa rimanere in un movimento dove un direttorio nominato sceglie per tutti, dove su di un blog si ratificano decisioni prese altrove, dove si nega il dibattito ed il pluralismo mortificandoli con espulsioni senza alcun appello.
Noi aspiravamo alla bellezza, non alla rabbia, alla violenza verbale, ad un clima cupo, decadente, fatto di sospetti, intrighi e agguati da palazzo, dove le idee diverse sono diventate reato di lesa maestà.
Noi non volevamo e non vogliamo trovare un posto in questa società, ma costruire una società nella quale valga la pena di trovare un posto. Per questo, certi di rappresentare una parte maggioritaria di quell’elettorato del m5s che si sta allontanando da quel partito, continueremo a fare il lavoro per il quale siamo stati eletti, orgogliosi di essere persone libere e senza capi-bastone all’interno delle istituzioni.
Senza chiudere la porta a nessuno, e sperando che il nostro gesto possa contribuire ad alimentare il confronto ed anche l’autocritica tra coloro che decideranno di proseguire lungo quella strada: saremo i primi ad esserne felici e pronti ad ascoltare.
Nel frattempo, proseguiamo per la nostra, di strada: c’è l’Italia da cambiare.
Grazie mille a tutti per la presenza, l’ascolto e l’attenzione.