Basta tutelati “pubblici”, chi non lavora deve andare a casa
Lo scandalo dei vigili romani “malati” riapre un dibattito senza fine. Ma è arrivata l'ora di dire basta. Anche licenziando
Vigili urbani. Ma anche autisti e spazzini. Tanti, troppi a casa la notte di San Silvestro. Nella Capitale lo scandalo più evidente: l’83% dei poliziotti di Roma Capitale che dovevano prendere il turno la notte di Capodanno si sono ammalati. Strane coincidenze. Non è la prima volta che accade. Non sarà probabilmente l’ultima. A Roma si dice: “datti malato”. Ben diverso dall’esserlo. E se è bello passare il Capodanno tra amici e parenti, è un’offesa a chi il lavoro non ce l’ha rimanere a casa, senza rinunciare allo stipendio o ad un giorno di ferie.
I malati immaginari. Ora i vigili si difendono parlando di una vertenza che va avanti da un mese con il Comune. C’è anche chi tra i vigili attacca il comandante, mai andato a genio alla “truppa”. Ma la realtà dei fatti è questa: c’è chi nel 2015 può permettersi di non andare a lavoro perché è Capodanno, dichiarando di essere in malattia. Oggi spetta ai medici preparare migliaia di certificati medici per malati immaginari. Tanto, chi controlla?
Altro che guerra tra poveri. I sindacati di vigili e autisti parlano di guerra tra poveri dopo che sono piovute feroci critiche contro gli assenteisti. Ma più che guerra tra poveri dovremmo parlare di guerra tra privilegiati e super-tutelati da un parte, e disoccupati e precari dall’altra. Una guerra certamente prodotta da una politica poco attenta alla necessità dei cittadini e più attenta a gestire i bacini elettorali. Ma certamente generata dal malcostume molto italiano del darsi malato. Sempre nel novero delle coincidenze, uno studio effettuato qualche anno fa dal Ministero della Pubblica Amministrazione rivela come nel settore pubblico il tasso di assenteismo per malattia sia del 37% per alto rispetto al privato. A Roma, poi, la situazione era anche prevedibile visto che i sindacati hanno compiuto negli ultimi giorni un vero e proprio lavaggio del cervello nei confronti dei dipendenti nella lotta per il salario accessorio che qualcuno vorrebbe legare alla produttività e non dato a pioggia. E intanto, dopo le polemiche, i vigili minacciano uno sciopero. Ma contro cosa? Contro la legalità?
Un Job Act “pubblico” è necessario. Allora è sempre più necessario che il Job Act entri in vigore anche nel settore pubblico. Nessuno può sentirsi immune dal rischio di licenziamento. Chi non lavora, va a casa. Senza ricorsi davanti al giudice per essere reintegrati. Non è più possibile tollerare, di fronte ad un mare sconfinato di disoccupati e precari, persone che vengono pagate senza produrre. Perché il posto di lavoro non può e non deve essere un privilegio, soprattutto quando a pagare sono i cittadini.
Quando è colpa di contratti assurdi. Sempre a Roma molte polemiche sono state sollevate contro i macchinisti della metropolitana. Il 31 dicembre il servizio è stato prolungato fino alle 2 30 della notte. Ma su 24 macchinisti richiesti dall’azienda per portare avanti il servizio si sono presentati solo in sette. Così i tempi di attesa si sono prolungati anche di oltre 30 minuti. Tuttavia, in questo caso non si conoscono situazioni anomale, cioè non vi sarebbero stati malati immaginari. L’azienda ha semplicemente chiesto chi fosse stato disponibile (dietro lauto compenso) a lavorare in regime straordinario la notte di Capodanno. Ma solo in sette hanno aderito. Rimane nelle libertà del lavoratore e nella sua dedizione al servizio la scelta di lavorare o meno fuori orario. E questa scelta va tutelata e rispettata. Meno logica, invece, è la scelta di una tipologia contrattuale che non preveda alcune ore obbligatorie durante l’anno (pagate come straordinario e festivo) che possano essere richieste dalla società ai propri lavoratori, su richiesta del Comune. Perché non è possibile garantire un servizio su base volontaria.
Vigili urbani. Ma anche autisti e spazzini. Tanti, troppi a casa la notte di San Silvestro. Nella Capitale lo scandalo più evidente: l’83% dei poliziotti di Roma Capitale che dovevano prendere il turno la notte di Capodanno si sono ammalati. Strane coincidenze. Non è la prima volta che accade. Non sarà probabilmente l’ultima. A Roma si dice: “datti malato”. Ben diverso dall’esserlo. E se è bello passare il Capodanno tra amici e parenti, è un’offesa a chi il lavoro non ce l’ha rimanere a casa, senza rinunciare allo stipendio o ad un giorno di ferie.
I malati immaginari. Ora i vigili si difendono parlando di una vertenza che va avanti da un mese con il Comune. C’è anche chi tra i vigili attacca il comandante, mai andato a genio alla “truppa”. Ma la realtà dei fatti è questa: c’è chi nel 2015 può permettersi di non andare a lavoro perché è Capodanno, dichiarando di essere in malattia. Oggi spetta ai medici preparare migliaia di certificati medici per malati immaginari. Tanto, chi controlla?
Altro che guerra tra poveri. I sindacati di vigili e autisti parlano di guerra tra poveri dopo che sono piovute feroci critiche contro gli assenteisti. Ma più che guerra tra poveri dovremmo parlare di guerra tra privilegiati e super-tutelati da un parte, e disoccupati e precari dall’altra. Una guerra certamente prodotta da una politica poco attenta alla necessità dei cittadini e più attenta a gestire i bacini elettorali. Ma certamente generata dal malcostume molto italiano del darsi malato. Sempre nel novero delle coincidenze, uno studio effettuato qualche anno fa dal Ministero della Pubblica Amministrazione rivela come nel settore pubblico il tasso di assenteismo per malattia sia del 37% per alto rispetto al privato. A Roma, poi, la situazione era anche prevedibile visto che i sindacati hanno compiuto negli ultimi giorni un vero e proprio lavaggio del cervello nei confronti dei dipendenti nella lotta per il salario accessorio che qualcuno vorrebbe legare alla produttività e non dato a pioggia. E intanto, dopo le polemiche, i vigili minacciano uno sciopero. Ma contro cosa? Contro la legalità?
Un Job Act “pubblico” è necessario. Allora è sempre più necessario che il Job Act entri in vigore anche nel settore pubblico. Nessuno può sentirsi immune dal rischio di licenziamento. Chi non lavora, va a casa. Senza ricorsi davanti al giudice per essere reintegrati. Non è più possibile tollerare, di fronte ad un mare sconfinato di disoccupati e precari, persone che vengono pagate senza produrre. Perché il posto di lavoro non può e non deve essere un privilegio, soprattutto quando a pagare sono i cittadini.
Quando è colpa di contratti assurdi. Sempre a Roma molte polemiche sono state sollevate contro i macchinisti della metropolitana. Il 31 dicembre il servizio è stato prolungato fino alle 2 30 della notte. Ma su 24 macchinisti richiesti dall’azienda per portare avanti il servizio si sono presentati solo in sette. Così i tempi di attesa si sono prolungati anche di oltre 30 minuti. Tuttavia, in questo caso non si conoscono situazioni anomale, cioè non vi sarebbero stati malati immaginari. L’azienda ha semplicemente chiesto chi fosse stato disponibile (dietro lauto compenso) a lavorare in regime straordinario la notte di Capodanno. Ma solo in sette hanno aderito. Rimane nelle libertà del lavoratore e nella sua dedizione al servizio la scelta di lavorare o meno fuori orario. E questa scelta va tutelata e rispettata. Meno logica, invece, è la scelta di una tipologia contrattuale che non preveda alcune ore obbligatorie durante l’anno (pagate come straordinario e festivo) che possano essere richieste dalla società ai propri lavoratori, su richiesta del Comune. Perché non è possibile garantire un servizio su base volontaria.