Il piano B di Beppe Grillo
Il MoVimento è nel pantano. I proclama su come cambiare il Paese sono lontani e nei sondaggi il M5S perde consensi
L’ANALISI – Dopo la batosta rimediata alle europee, i grillini e il comico Beppe Grillo a capo del MoVimento 5 Stelle annaspano nella palude del semiimmobilismo politico. Al di là di qualche urlo e post per cui si è gridato allo scandalo (ma fruttuoso sul fronte dei clic sul sito del comico), i pentastellati sono in declino. Tanto che secondo l’ultimo sondaggio IPSOS, il 54% dei nostri connazionali ritiene che il M5S non sia riuscito nell’opera riformatrice della politica renziana e che siano troppe le polemiche e poche le azioni concrete. Un quinto degli elettori grillini, inoltre, si dice deluso dalle azioni intraprese dai loro parlamentari. Certo, a sentire i grillini, anche i sondaggi sono “di parte”.
Eppure non ci sono solo i sondaggi a inguaiare il MoVimento, c’è soprattutto uno stallo che nei fatti – ed è da sempre la tara dei grillini in Parlamento – va avanti da mesi. Al netto delle polemiche e delle paventate battaglie, infatti, per governare e cambiare il Paese è necessaria la maggioranza in aula. Ma i grillini – al di là dei proclama lanciati in campagna elettorale che puzzavano di fascismo e maggioranza assoluta – non si sono mai voluti sporcare le mani. Per lo più si sono limitati ad aizzare le polemiche, a sventolare striscioni, salire sui tetti, intavolare pantomime davanti alle telecamere in sala stampa e apparire come i salvatori della patria in televisione. I vari Di Battista, Giulia Sarti e compagnia bella, ormai non convincono più. Di certo, infatti, c’è che siedono in Parlamento e vengono pagati con soldi pubblici, di ben più incerto c’è il loro contributo a cambiare il Paese: senza alleanze non può esserci maggioranza (escludendo i regimi), e senza maggioranza non è possibile strutturare varare le riforme che da sempre si mandano in avanscoperta ad ogni tornata elettorale. In poche parole: senza maggioranza è impossibile cambiare il Paese.
E se è vero che la nota distintiva dei pentastellati è sempre stato un isolazionismo (inutile) “da prescelti”, lontano dai loro scranni in Parlamento il Paese non è cambiato. Non è cambiato anche a causa della loro scelta di restare “pochi ma buoni”, in attesa – chissà – che il 100% dei cittadini italiani li voti. Ma non è tutto, l’impressione più forte è che Grillo e Casaleggio vogliano semplicemente un MoVimento di eletti ordinati e ubbidienti, che quiesca in Parlamento senza mai realmente vincere le elezioni, in modo da essere costantemente cassa di risonanza per i proclama pentastellati e porti contestualmente anche visite al blog (attendiamo ancora un sito senza pubblicità, indipendente, gestito dai Parlamentari, che non sia un’estensione del dominio beppegrillo.it). Come dire: sempre un passo indietro ma mai fuori dai giochi, anche se poi non si vince.
Il piano B di Beppe Grillo – quello a lungo termine – sembra però essere ancora un altro: beneficiando dell’eco mediatica generata da ogni sua dichiarazione, infatti, il comico capo politico del MoVimento 5 Stelle attende che Matteo Renzi eroda – per una sorta di autocombustione – quel 40% guadagnato alle Europee. Senza fare elucubrazioni troppo complicate, si tratta dell’attuazione pratica del buon vecchio proverbio popolare: siedi sul greto del fiume e attendi il cadavere del tuo nemico.
Tutto sta a capire quanto della creatura politica fondata da Grillo e Casaleggio sarà rimasto in piedi – sia in termini di MoVimento che di credibilità – quando Renzi o chi per lui commetteranno l’errore decisivo. Di questo passo, infatti, ad aspettare il cadavere del nemico rischiano di restare appena in due.
@emilioftorsello
L’ANALISI – Dopo la batosta rimediata alle europee, i grillini e il comico Beppe Grillo a capo del MoVimento 5 Stelle annaspano nella palude del semiimmobilismo politico. Al di là di qualche urlo e post per cui si è gridato allo scandalo (ma fruttuoso sul fronte dei clic sul sito del comico), i pentastellati sono in declino. Tanto che secondo l’ultimo sondaggio IPSOS, il 54% dei nostri connazionali ritiene che il M5S non sia riuscito nell’opera riformatrice della politica renziana e che siano troppe le polemiche e poche le azioni concrete. Un quinto degli elettori grillini, inoltre, si dice deluso dalle azioni intraprese dai loro parlamentari. Certo, a sentire i grillini, anche i sondaggi sono “di parte”.
Eppure non ci sono solo i sondaggi a inguaiare il MoVimento, c’è soprattutto uno stallo che nei fatti – ed è da sempre la tara dei grillini in Parlamento – va avanti da mesi. Al netto delle polemiche e delle paventate battaglie, infatti, per governare e cambiare il Paese è necessaria la maggioranza in aula. Ma i grillini – al di là dei proclama lanciati in campagna elettorale che puzzavano di fascismo e maggioranza assoluta – non si sono mai voluti sporcare le mani. Per lo più si sono limitati ad aizzare le polemiche, a sventolare striscioni, salire sui tetti, intavolare pantomime davanti alle telecamere in sala stampa e apparire come i salvatori della patria in televisione. I vari Di Battista, Giulia Sarti e compagnia bella, ormai non convincono più. Di certo, infatti, c’è che siedono in Parlamento e vengono pagati con soldi pubblici, di ben più incerto c’è il loro contributo a cambiare il Paese: senza alleanze non può esserci maggioranza (escludendo i regimi), e senza maggioranza non è possibile strutturare varare le riforme che da sempre si mandano in avanscoperta ad ogni tornata elettorale. In poche parole: senza maggioranza è impossibile cambiare il Paese.
E se è vero che la nota distintiva dei pentastellati è sempre stato un isolazionismo (inutile) “da prescelti”, lontano dai loro scranni in Parlamento il Paese non è cambiato. Non è cambiato anche a causa della loro scelta di restare “pochi ma buoni”, in attesa – chissà – che il 100% dei cittadini italiani li voti. Ma non è tutto, l’impressione più forte è che Grillo e Casaleggio vogliano semplicemente un MoVimento di eletti ordinati e ubbidienti, che quiesca in Parlamento senza mai realmente vincere le elezioni, in modo da essere costantemente cassa di risonanza per i proclama pentastellati e porti contestualmente anche visite al blog (attendiamo ancora un sito senza pubblicità, indipendente, gestito dai Parlamentari, che non sia un’estensione del dominio beppegrillo.it). Come dire: sempre un passo indietro ma mai fuori dai giochi, anche se poi non si vince.
Il piano B di Beppe Grillo – quello a lungo termine – sembra però essere ancora un altro: beneficiando dell’eco mediatica generata da ogni sua dichiarazione, infatti, il comico capo politico del MoVimento 5 Stelle attende che Matteo Renzi eroda – per una sorta di autocombustione – quel 40% guadagnato alle Europee. Senza fare elucubrazioni troppo complicate, si tratta dell’attuazione pratica del buon vecchio proverbio popolare: siedi sul greto del fiume e attendi il cadavere del tuo nemico.
Tutto sta a capire quanto della creatura politica fondata da Grillo e Casaleggio sarà rimasto in piedi – sia in termini di MoVimento che di credibilità – quando Renzi o chi per lui commetteranno l’errore decisivo. Di questo passo, infatti, ad aspettare il cadavere del nemico rischiano di restare appena in due.
@emilioftorsello